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Il nuovo Papa è Leone XIV, un agostiniano subentra ad un gesuita

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Il nuovo papa è lo statunitense Robert Francis Prevost. La sua elezione viene considerata una nomina di compromesso. Prevost è stato nominato cardinale da papa Francesco nel 2023

Per la prima volta un pontefice statunitense.

Il Cardinale Robert Francis Prevost è stato eletto Papa con il nome di Leone XIV alle ore 18.08 del secondo giorno di conclave al quarto scrutinio ed è il 267esimo Sommo Pontefice della Chiesa Cattolica, Vescovo di Roma e Vicario di Cristo. L’annuncio è stato dato alle ore 19.13 dal cardinale protodiacono Domenique Mamberti. Le prime parole del nuovo pontefice contengono un messaggio inequivocabile: “La pace sia con tutti voi“, ha detto affacciandosi dalla loggia delle benedizioni e salutando la folla in Piazza San Pietro. Vestito con rocchetto e mozzetta, la mantellina rossa corta sopra la talare bianca che era stata usata l’ultima volta da Papa Ratzinger, ha parlato in italiano e spagnolo, ma mai in inglese. È il primo pontefice ad aver letto un intervento scritto dopo l’elezione dimostrando un uso della lingua italiana non ancora del tutto fluido, come peraltro era accaduto, almeno all’inizio, ai tre suoi predecessori non italiani, Wojtyla, Ratzinger e Bergoglio. Prima di lui, infatti, i Papi erano soliti tenere il primo discorso dalla Loggia del palazzo apostolico semplicemente a braccio.

In tanti avevano ipotizzato che il nuovo Papa dovesse essere un missionario, pacifista, dalla parte degli ultimi nel solco di Papa Francesco . Un Papa americano capace di comunicare con decisione anche nella sua prima uscita i valori veri della chiesa. Un agostiniano, Leone XIV che sembra avere le idee chiare e che le esprime con chiarezza. Avrà un compito difficile e una pesante eredità.

Nel suo primo discorso da papa, pronunciato dalla Loggia delle Benedizioni di San Pietro, Leone XIV ha usato nove volte la parola pace e ha detto che la Chiesa è chiamata a creare ponti: «Aiutateci anche voi a costruire i ponti con il dialogo e con l’incontro, per essere un solo popolo, per essere in pace».

Ha richiamato in modo molto marcato papa Francesco: «Ancora conserviamo nei nostri orecchi quella voce debole ma sempre coraggiosa di papa Francesco».

È apparso piuttosto commosso, sia all’inizio sia parlando della Madonna, nel giorno della Supplica a Pompei, quando ha chiesto ai fedeli in piazza di pregare insieme, recitando l’Ave Maria. Ha poi fatto un riferimento al suo ordine religioso di appartenenza, gli agostiniani. Ha detto: «Sono un figlio di Sant’Agostino».

La sua elezione viene considerata una nomina di compromesso: Prevost è considerato progressista su alcuni temi, come l’accoglienza dei migranti, il cambiamento climatico e l’attenzione ai poveri, mentre più conservatore per esempio sui diritti civili.

Robert Francis Prevost è nato il 14 settembre del 1955 a Chicago, nello stato dell’Illinois: appartiene all’ordine di Sant’Agostino, una comunità di frati con cui prese i voti nel 1981 e di cui è stato priore generale per due mandati consecutivi, cioè l’autorità che presiede e governa lo stesso Ordine.

È stato a lungo missionario in Perù, un paese di cui ha anche ottenuto la cittadinanza; queste attenzioni per i paesi non occidentali lo allineano a papa Francesco. Ha invece posizioni più conservatrici sulla comunità LGBT+ – di cui ha parlato in termini meno accoglienti di papa Francesco – ed è generalmente contrario al coinvolgimento delle donne in ruoli clericali.

Prevost è stato nominato cardinale da papa Francesco nel 2023. Fino a pochi giorni fa ha ricoperto la carica di prefetto del Dicastero dei Vescovi, cioè la persona responsabile della selezione dei vescovi in tutto il mondo, incarico di grande rilievo, l’ultimo di una serie di incarichi prestigiosi ricoperti nella Chiesa, fra cui anche la nomina nell’Ordine dei Vescovi (il gruppo di cardinali più alti in grado). I giornali lo descrivevano da giorni come molto apprezzato da papa Francesco, sebbene il New York Times lo abbia descritto come caratterialmente molto diverso da lui, cioè più riservato.

Ha dovuto affrontare, nella sua veste di autorità ecclesiale, due casi di abusi sessuali del clero, uno in Perù e uno negli Stati Uniti: in un caso una donna di Chiclayo, una città peruviana, ha raccontato che anni prima lei e altre due donne erano state abusate da due sacerdoti locali. Prevost aprì un’inchiesta ma continuò a far celebrare la messa a entrambi. A Chicago invece, la città dove è nato, è stato accusato di non avere avvisato una scuola cattolica che nelle sue vicinanze abitava un prete noto per avere abusato di giovani ragazzi. Nessuno dei due casi è sfociato in un processo.

Nel 2023 ha gestito insieme al segretario di stato Pietro Parolin la grana del Cammino sinodale tedesco: un dibattito interno alle diocesi germaniche che stava diventando troppo innovatore, e rischiava di provocare uno scisma. Prevost ha riportato il percorso nell’ortodossia, ma senza traumi.

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