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Se i giovani con i loro padri scendessero in piazza e il popolo della vita si mettesse in cammino

Se i giovani con i loro padri scendessero in piazza e il popolo della vita si mettesse in cammino

da admin_slgnwf75
20 Maggio 2025
in opinioni
Tempo di lettura: 4 minuti
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La calda stagione del sessantotto, nelle piazze contro la guerra. Le nuove generazioni, strette in un sistema violento e aggressivo, anche nei toni e nel linguaggio di relazione

di Franco Cimino

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La guerra non finirà.

Questa schifosa guerra non può finire fino a quando a mettersi in mezzo per far finta di farla cessare sono i guerrafondai di professione, gli uomini di potere che hanno la violenza nel corpo e l’aggressività nell’anima. E nella mente la voglia di possedere tutto ciò che non è loro. Utilizzare la forza per imporsi su tutti. E prendere, rubando con le proprie leggi che rendono legale il furto e giusta la violenza con cui lo si pratica. Anche con la più brutale forza fisica nei confronti di chi la forza non ce l’ha. E di chi è debole per le condizioni di fragilità in cui i potenti del mondo li hanno mantenuti.

Questa sporca guerra non finirà.

Perché non ci sono le forze vere che la farebbero finire. Le nuove generazioni, gli uomini della cultura, le persone di buone volontà, i cristiani di ogni fede, gli onesti di ogni religione e di ogni laicità. Queste le forze vere che fanno sempre la guerra alla guerra. E la vincono.

Ricordo, perché vi ho partecipato in quella lunga battaglia disarmata d’armi e armata d’Amore, la guerra in Vietnam, i massacri effettuati dagli eserciti dei due Vietnam in odio armato tra loro. E dall’America, che di quella lunga, quasi vent’anni, guerra fu protagonista con la sua forza militare e le distruttive bombe al napalm, che hanno bruciato le case e i campi e le carni di migliaia di vietnamiti. Specialmente, del Sud di quel Paese spaccato in due tra filocomunisti e i governi fantoccio “statunitensi”.

Mi ricordo bene gli anni fine sessanta. E la calda stagione del sessantotto, che ancora, nelle piazze contro la guerra, quel momento magico del sogno collettivo per la trasformazione della realtà. Per la costruzione di un mondo di pace. E d’eguaglianza. In cui la Libertà fosse il bene primario da sostenere attraverso la Democrazia. L’ideale sociale, da costruire in ogni nazione. In ogni popolo che avesse diritto, come tutti i popoli, ad una propria terra. Al proprio Stato, libero e indipendente.

Eravamo giovani, allora. E siamo scesi, a decine di milioni, nelle piazze al grido “Nixon assassino libera il Vietnam”. C’eravamo tutti, tranne i fascisti. Comunisti, liberali, democristiani, credenti e non, laici di tutte le specie. Uomini e donne, giovani e anziani. Operai e intellettuali. Studenti e professori. Da Madrid a Sidney. Da Roma a Parigi. Da Parigi a Londra, a Bonn, a New York. Milioni di giovani sono scesi in piazza con le canzoni di Bob Dylan e di John Baez, chitarra in mano e tanta tanta forza nella gola a gridare “No alla guerra”.

La vincemmo noi. Quella guerra contro la guerra, la vincemmo noi.

La generazione del Sogno e dell’Utopia. Sogno e Utopia, che messe insieme costituirono una vera forza. La forza dell’oggi, che abbatte le guerre. Del domani, che realizza la Pace. Quella vera, fondata sulla Giustizia, serva docile e leale della Libertà.

La vincemmo noi quella guerra. Ma non mantenemmo, però, la promessa di non cessare mai di batterci per gli ideali che ci sono stati consegnati dai padri della Democrazia e dai combattenti per la Libertà. Non siamo riusciti a contagiare della nostra Bellezza personale, da quella Bellezza ideale, le generazioni che sono venute dalla nostra. Il mondo, che sognavano unico, il popolo unico dei popoli uniti al loro interno e con gli altri popoli, la terra unica per tutti i suoi abitanti, e ricca e fertile, di grano e di frutti, per tutti e per ciascuno, senza egoismi che ne trattenessero, come oggi avviene sfrontatamente, della ricchezza complessiva, il novanta per cento in poche mani, non ci sono.

Al loro posto c’è un mondo divisivo in mille pezzi. E in mille pezzi anche la terra e le nazioni e i popoli. E le ragioni e i torti e la ricchezza e i bisogni. Al posto dell’Amore, l’odio. E in esso mille piccoli feroci e distruttivi odi. In luogo della Pace, le guerre. Tante dei mille conflitti.

Questa guerra non finirà.

Non finiranno le tante (e le due più visibili), guerre nate da quella. Tutte, tra bugiarde tregue e finte paci, resteranno fino a quando il popolo nuovo, quello che ha cambiato il mondo con i sogni, non si metterà in cammino. Sarà difficile, ma io ci credo ancora. Difficile, perché questo mondo è rimasto senza guida.

Francesco, il Papa, se n’è andato da poco. La nostra memoria si è fatta debole e non rimanda chiaramente le figure di Martin Luther King, Nelson Mandela, Giovanni XXIII, madre Teresa Calcutta, Gandhi e altri costruttori di Pace.

Difficile, perché le nuove generazioni, strette in un sistema di fatto violento e aggressivo, anche nei toni e nel linguaggio di relazione, sono tecnica-dipendenti. E scaricano, anzi consegnano, le migliori energie su sempre più sofisticati oggetti della tecnologia avanzata, dove, nonostante le promesse dell’Intelligenza Artificiale, non c’è voce umana, né battiti di cuore. Voce da ascoltare. E per dire. Parole. Battiti per sentire il dolore del mondo.

Ci credo, sì, perché credo ancora nell’uomo, figlio di Dio o della Natura, che salverà sé stesso e il mondo da lui stesso messo in rovina. E, con un rapido balzo dell’intelligenza sul cuore della coscienza, capirà che solo la Pace può salvare l’Uomo che si libera.

Tags: giovanigiustiziaguerralibertànazioniNixonno guerrapopolisessantottovietnam

admin_slgnwf75

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