Il Comune ha proceduto senza più attendere il pronunciamento del TAR, la cui udienza era fissata a luglio. WWF e Italia Nostra chiedono l’intervento della Procura
L’ho vista. Al tramonto l’ho vista.
Sì, erano ormai passate le ore 20.00 a Vibo Valentia e l’ho vista. L’ho vista la “capinera di piazza Salvemini”, aggirarsi disperata e affranta alla ricerca del suo nido che non trova più!
L’ho vista svolazzare tra i rami ed i tronchi abbattuti, prostrata e triste, non sapendo dove andare, non riuscendo a capire perché quegli alberi hanno ceduto di schianto e l’hanno lasciata senza più un riparo.
L’ho vista. L’ho vista, incredula e sconsolata, andare via scegliendo di portarsi lontano da questa città… che abbatte gli alberi, smantella il verde.
E non è la sola cosa che oggi si è vista nei pressi di piazza Salvemini.




Raccontano pure di aver visto un uomo in lacrime. Dicono fosse con le lacrime agli occhi Pino Paolillo, responsabile conservazione del Wwf e decano degli ecologisti vibonesi. Era in lacrime nel vedere le immagini di quanto accaduto questa mattina in piazza Salvemini: «Su quei poveri alberi, ridotti a legna da ardere – ha dichiarato, tra l’altro – si è detto e scritto di tutto, dalle perizie degli esperti (dopo che il danno era già stato creato con gli scavi per il cantiere del Pnrr), alle balle sulla volontà di salvarli da parte del Comune. La loro misera sorte era stata segnata nel momento in cui si è deciso di ridisegnare la piazza senza di essi. Si è solo voluto prolungarne l’agonia. Se nessuno li avesse toccati sin dall’ inizio, sarebbero ancora lì a regalare ombra, verde e ossigeno. Al loro posto sorgeranno vialetti, campetti e magari qualche aiuola, giusto per incrementare il verde pubblico».
E dicono ancora di aver visto un altro uomo, che invece era infuriato. Dicono fosse Alessandro Caruso Frezza, che, nella duplice veste di legale del Wwf e di presidente facente funzioni della sezione locale di Italia Nostra, denunciava pubblicamente l’azione definita “gravissima” e, a suo parere, in violazione ad una specifica ordinanza del Tar.
Così infuriato che, secondo la sua opinione: «Urge ora che la Procura della Repubblica, acquisita pubblica notizia di ciò, avvii la relativa attività inquirente, perché non è possibile né l’inosservanza di un provvedimento dell’autorità giurisdizionale, né che si produca impunemente danno ambientale all’intera città sulla base di attività peritale consapevolmente (dopo l’ordinanza del Tar) inidonea a legittimare ciò che è accaduto stamani».
Con una chiosa finale: «Che i semplici cittadini nella città di Vibo Valentia non abbiano alcun valore e rispetto è fatto, purtroppo, notorio, ma che nessun rispetto debbano avere il Tar e la Procura della Repubblica è fatto difficile da concepire e da accettare».
Tutto questo si é visto oggi, perché stamattina all’alba, furtivamente si è azionata una motosega che ha squarciato l’atmosfera, ancora rarefatta, di piazza Salvemini avviando un “lavoro” che ha portato all’abbattimento di 13 maestosi pini (al momento ne rimane in piedi soltanto uno, a futura memoria!).
Ma quello che ha abbattuto non sono stati solo alberi!
Quella motosega ha abbattuto anche l’istanza di sospensione presentata al TAR dal WWF, dopo che lo stesso tribunale amministrativo, lo scorso 19 marzo, non aveva accolto la richiesta di sospensione dell’ordinanza comunale. L’udienza era fissata a luglio, ma il Comune ha anche in questa occasione anticipato i tempi lasciando che si procedesse al già programmato taglio “urgente” degli alberi, dopo quanto “suggerito” dalla consulenza a suo tempo affidata ad un agronomo incaricato dall’ufficio tecnico comunale, che ne aveva decretato la pericolosità, ritenendo gli alberi troppo indeboliti e così procedendo con l’attuazione del famigerato progetto di rigenerazione urbana della piazza, finanziato con fondi del PNRR.
Ed allora, così come accaduto per le storiche aiuole di Piazza Municipio, sostituite dall’attuale spianata in similsanpietrini, ai vibonesi non rimane altro, ripensando a piazza Salvemini, che affidarsi al tenero ricordo del tempo che fu quando la piazza era un’oasi verde con i suoi alberi a difendere dal sole nei giorni più caldi. Un ricordo dolce e affettuoso, romantico e delicato, sentimentale come quello nel quale si è rifugiata l’ex sindaco Maria Limardo che – solo una coincidenza? – in un post nella sua pagina facebook questa mattina ha riproposto i versi di Giovanni Pascoli:
Dov’era l’ombra, or sé la quercia spande
morta, né più coi turbini tenzona.
La gente dice: Or vedo: era pur grande!
Pendono qua e là dalla corona
i nidietti della primavera.
Dice la gente: Or vedo: era pur buona!
Ognuno loda, ognuno taglia. A sera
ognuno col suo grave fascio va.
Nell’aria, un pianto… d’una capinera
che cerca il nido che non troverà.
Nulla, però, è perduto!
Perché molto presto, chi in auto entrerà in città da viale della Pace potrà sentirsi ben accolto da un muro dove poter leggere la scritta: “Benvenuti a Vibo Valentia”.