Fin dall’inizio ha presentato carenze progettuali, non sanate nel tempo, per cui il finanziamento iniziale è stato interamente revocato
Un’opera pubblica nata male e finita ancora peggio malgrado fosse strategica per il territorio calabrese: parliamo dello sbarramento artificiale sul fiume Melito e della mancata realizzazione dell’importante opera pubblica denominata “Diga sul fiume Melito” (o “Lago Azzurro”) che sarebbe dovuta sorgere tra i comuni di Gimigliano, Sorbo San Basile e Fossato Serralta, tutti in provincia di Catanzaro.
Un’opera inizialmente finanziata con € 259.735.539,96 concessi a mezzo della Cassa per il Mezzogiorno dai Ministeri dell’ambiente e delle infrastrutture, finanziamento che poi è stato integralmente revocato, per la quale comunque erano già stati spesi €102.602.269,39 di risorse pubbliche che sono state buttate al vento, in quanto opera non più realizzabile.
Fin dalla consegna dei lavori è stata contestata dagli organi tecnici del Ministero della infrastrutture – Servizio Italiano Dighe, cui compete la rigorosa verifica della perfetta realizzazione delle dighe nel territorio nazionale, la carenza del progetto iniziale e la necessità di operare importanti integrazioni per assicurare la perfetta tenuta dell’invaso artificiale, che in caso contrario sarebbe potuto essere pericoloso per le popolazioni a valle dell’opera.
Lo stesso progettista responsabile dell’originario progetto, ritenuto carente dal Servizio Dighe, fece un’integrazione progettuale che non è mai stata ritenuta idonea a superare i problemi di sicurezza di un’opera che continuava ad essere costruita e quindi a creare un avanzamento di spesa fino ai 102 milioni di euro, anche se priva delle necessarie autorizzazioni.
Una volta revocato il finanziamento e comunque visto l’avanzamento dell’opera, la Procura della Corte dei conti ha dovuto aprire un fascicolo su quest’opera di proprietà del “Consorzio di Bonifica Ionio-Catanzarese” (già Consorzio di Bonifica Alli – Punta di Copanello), e di conseguenza citare a giudizio sia il Consorzio, nella persona del Commissario Liquidatore e legale rappresentante, che il RUP dall’anno 2003 al 2015, che il Direttore Generale dal 1998 al 2014, mentre non è stato possibile procedere, in quanto defunti, nei confronti del Presidente e legale rappresentante del Consorzio ed il Progettista e Direttore dei lavori pro tempore, visto il danno economico ed ambientale che nel frattempo si erano creati.
Se l’opera, inserita nel programma di opere strategiche per il territorio regionale calabrese avrebbe dovuto costituire uno dei più grandi interventi idrici nel panorama nazionale, che avrebbe risolto l’annosa questione della carenza d’acqua per mezzo milione di cittadini calabresi e per centinaia di aziende agricole, ciclicamente interessate da fenomeni di siccità e consentito la produzione di energia idroelettrica in grado di soddisfare le esigenze di circa cinquanta comuni posti a valle dell’invaso.