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Don Fiorillo: Gesù partendo da questo mondo, ci lascia una benedizione, una speranza, una fiducia

Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 1 giugno

di Mons. Giuseppe Fiorillo

Carissime, carissimi oggi celebriamo la solennità dell”Ascensione, la partenza di Gesù da questo mondo, con il racconto, fatto da Luca con l’incipit degli Atti degli Apostoli e con la conclusione del suo Vangelo.
Ascoltiamo il testo del Vangelo:

Gesù disse ai suoi discepoli: “Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mi ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate vestiti di potenza dall’alto”. Poi li condusse fuori, verso Betania e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia stavano sempre nel Tempio lodando Dio”. (Luca 24, 46- 53).

Gesù, secondo questi testi, dopo la Resurrezione, più volte, si mostra ai suoi, nell’arco temporale di 40 giorni, parlando delle cose riguardanti il regno di Dio e assicurando, inoltre, la discesa dello Spirito Santo su loro, quale forza per dare testimonianza in Gerusalemme in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra.
“Poi li condusse fuori verso Betania e, alzate le mani, li benediceva”. Li conduce fuori Gerusalemme, come fuori è stato crocifisso. Li porta sul monte gli Ulivi e precisamente a Betania, con un percorso inverso a quello fatto il giorno delle Palme, giorno dell’unico, fugace trionfo terreno.
A Betania, il villaggio di Lazzaro, Marta e Maria; il luogo dell’accoglienza, dell’amicizia, casa profumata dal nardo, sparso da Maria, in onore dell’ospite Gesù, qualche giorno prima della sua morte e Resurrezione. A Betania e non a Gerusalemme Gesù celebra la sua ultima stazione terrena, perché Betania è l’icona dell’amore di Dio gratuito, Gerusalemme, invece, è l’icona dell’amore servile, perché comprato, con i sacrifici di animali e grande spargimento di sangue.
A Betania, infine, “alzate le mani li benedisse e, mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo”.
Gesù parte benedicendo, come gli antichi Patriarchi e rimane con noi in benedizione perenne. Le sue mani benedicenti restano su di noi e su questo mondo, quasi a protezione, dalle intemperie esistenziali.

ascensione

Bello questo nostro Signore Gesù che, partendo da questo mondo, ci lascia una benedizione, una speranza, una fiducia e non emette un giudizio, una condanna, un lamento sulle nostre omissioni o sui nostri tradimenti!

“Nella fede sappiamo che Gesù, benedicendo, tiene le sue mani stese su di noi. È questa la ragione permanente della gioia cristiana”. (Joseph Ratzinger, Gesù di Nazareth).

Buona domenica dell’Ascensione con la rievocazione di una antica preghiera irlandese: “Il Sole (Cristo) brilli sul tuo volto oggi e per tanti giorni futuri. Il Sole brilli su di te e riscaldi il tuo cuore e la luce della sua benedizione sia sempre con te. Il Sole brilli come una candela sul davanzale della tua casa ed inviti il viandante ad entrare per ripararsi dal temporale”.
Don Giuseppe Fiorillo

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