Eni Rewind ha annunciato l’avvio di un nuovo progetto di bonifica per rimuovere materiali radioattivi, metalli pesanti e amianto
Eni Rewind ha annunciato che a partire dal 16 giugno cominceranno le operazioni di bonifica dell’ex zona industriale a nord del centro cittadino di Crotone dove da 25 anni si trovano rifiuti pericolosi di ogni tipo, risultato della chiusura di due fabbriche, una delle quali controllata proprio da Eni.
Si tratta di rimuovere 760mila tonnellate, delle quali circa la metà sono considerate pericolose, soprattutto di metalli pesanti, ma anche scorie radioattive e amianto che per anni hanno inquinato la costa e le falde acquifere della città calabrese.
Una parte dei rifiuti, quella considerata meno pericolosa, rimarrà in Italia, ma sarà portata fuori dalla Calabria, in una discarica ancora non identificata. Si tratta della porzione più semplice da smaltire. Per le restanti 360mila tonnellate invece, si dovrà utilizzare una delle due discariche in grado di trattare questo tipo di materiali in Europa, che si trovano in Germania e in Svezia, se si esclude la Sovreco, l’azienda esperta nello smaltimento di rifiuti, che però si trova proprio a Crotone.
La più gettonata sembra proprio la discarica svedese, che è in grado di trattare le scorie a un costo pari a circa un terzo di quello disponibile in Italia, verso la quale Eni è riuscita a ottenere il trasporto di circa 70mila tonnellate di materiali pericolosi, venendo così incontro alle richieste della Regione, dell’Arci e del Wwf, che avevano bloccato il piano di bonifica che sarebbe dovuto partire ad aprile e che prevedeva lo smaltimento di tutti i rifiuti in Calabria.
Questa soluzione però è a tempo, infatti, a partire da giugno del 2026, entrerà in vigore un nuovo regolamento dell’Unione Europea che vieta di trasportare rifiuti pericolosi da uno Stato all’altro, per cui o si trasportano entro dicembre 2025 o il piano di bonifica quindi dovrà proseguire in maniera diversa.
I rifiuti industriali di Crotone, i cosiddetti “Veleni”, aspettano di essere smaltiti da quasi 25 anni, da quando nel 2000 Eni chiuse la Fosfotec, azienda controllata da EniChem. L’anno successivo il governo Berlusconi ordinò la bonifica delle aree che l’azienda occupava, così come quelle dell’azienda siderurgica Pertusola, cosa che però non avvenne malgrado i 200 milioni che Eni ha dichiarato di aver speso per le opere di contenimento per impedire che le sostanze dannose si disperdessero in mare e nell’aria.
I rifiuti, non bonificati, però hanno continuato a inquinare, con una penetrazione tra i 3 e i 10 metri nel terreno a seconda del materiale, causando l’inquinamento delle falde acquifere e l’inagibilità di circa un chilometro e mezzo di costa a nord di Crotone.