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La scelta del PD vibonese: sarà al corteo per Gaza di sabato 7 giugno a Roma!

corteo 7 giugno

In un comunicato l’annuncio del coordinamento cittadino dell’adesione al corteo promosso nella Capitale da Pd, 5 Stelle e Avs

Accade quando si vuole procedere per intransigenze ideologiche e non si vuole ragionare prendendo atto della realtà completa, non solo quella delle ultime ventiquattrore.

Accade quando si procede per “partito preso” e si riconoscono solo le ragioni di una parte, ma solo ed unicamente secondo la “propria parte”.

Accade. Ed allora si assiste a quello che accadrà in questi giorni.

Due manifestazioni, anzi tre, per Gaza e la causa palestinese.

Una venerdì 6 giugno a Milano, una sabato 7 a Roma e un’altra ancora sabato 21 sempre nella Capitale.

Tre appuntamenti che – dopo 20 mesi esatti d’inanità rispetto ai raid perpetrati da Hamas il 7 ottobre 2023 e alla smisurata reazione militare da parte del governo e dell’esercito israeliani (perché le verità non bisogna nasconderle) – sanciscono non solo le divisioni tra e nelle forze politiche del centrosinistra in merito all’annoso conflitto israelo-palestinese, ma anche e soprattutto quelle tra la classe politica e il popolo militante della sinistra.

A partire dalle comprensibili quanto tardive preoccupazioni che la partecipazione, specialmente giovanile e più bipartisan di quanto non si possa immaginare, in favore della martoriata cittadinanza gazawi non indulga nella riproposizione di nefasti quanto facili tratti di secolare antisemitismo occidentale.

È a partire da questo che si concretizzano i distinguo tra e nelle forze di centrosinistra. Ovvero, dalla precisazione nient’affatto peregrina che le critiche all’azione terroristica del governo democratico di Bejamin Netanyahu e le ragioni nel nazionalismo israeliano si tramutino in antisemitismo, tramite la banale quanto inappropriata via dell’antisionismo. Movimento che origina dalla fine del XIX secolo nell’intento, senza iniziali propositi segregazionisti, di rimpatriare nella terra d’origine dalla millenaria diaspora rispetto ai pogrom dell’est europeo e, a seguire, dall’antisemitismo nazifascista.

È sempre utile ricordarsene.

Com’è utile ricordare che i palestinesi si affacciarono prepotentemente, e per la prima volta, sulla scena politica europea grazie ad Amin al-Hussayni, gran mufti di Gerusalemme. Era il 1938 quando si gettarono le basi ideologiche e militari per un’alleanza islamico-nazista che fu sancita in una dichiarazione di al-Hussayni nella quale disse senza mezzi termini che con il Führer “abbiamo un nemico comune: gli inglesi, gli ebrei e i bolscevichi”. E così, in nome dell’alleanza con Hitler e dell’antisemitismo, reclutò a quel tempo oltre 300.000 musulmani nelle fila dell’esercito nazista tra i quali oltre 30.000 palestinesi che vennero tutti addestrati e indottrinati in caserme appositamente costruite non lontano da Amburgo. Ed ancora, Hamas è stata fondata nel 1987 dallo sceicco Ahmad Yassin, carismatico leader paraplegico dei Fratelli musulmani palestinesi, in opposizione all’Olp, per offrire un’alternativa islamica alla lotta contro Israele. Le sue idee si ricollegano all’ideologia di al-Hussayni: non fa alcuna differenza tra antisionismo e antisemitismo, sostiene che gli ebrei, nel VII secolo al tempo di Maometto, rifiutarono di convertirsi all’islam e pertanto sono nemici da sterminare. Hamas è nata per attuare lo sterminio del popolo ebraico: la carta costitutiva di Hamās, scritta nel 1988 dichiara che il suo obiettivo è di “sollevare la bandiera di Allah sopra ogni pollice della Palestina”, cioè di eliminare lo Stato di Israele e sostituirlo con una Repubblica islamica.

Se ci si dimentica dei fatti che hanno generato le tragedie odierne, ancora prima del drammatico 7 ottobre, allora tutto si confonde e coloro che sono nati come alleati del nazifascismo vengono oggi giustificati da una sinistra dimentica di certi trascorsi o forse in coerenza con certe idee antimperialiste.

Certo, sono giudizi dettati da opinioni… si potrebbero aprire in proposito discorsi infiniti, ma… interessano poco ed a pochi.

Intanto, adesso accade.

E accade che a sinistra si è chiamati a fare delle scelte: a quale corteo prendere parte? A quello del 6 giugno? A quello del 7? A tutti e due?

Il Coordinamento cittadino del Partito Democratico di Vibo Valentia ha fatto la sua scelta. E la spiega in un comunicato, che parte da una premessa: “Non ci sono più parole per descrivere il terribile massacro che sta avvenendo a Gaza. Davanti ai numerosi crimini compiuti dal governo Netanyahu che stanno uccidendo vite, speranze e tanti, troppi bambini, neanche una voce si è levata dai banchi della maggioranza di Governo del nostro Paese, se non poche e inutili frasi che, davanti ad un fiume di morte, sono solo imbarazzanti e di fatto rendono la compagine governativa italiana complice di tali atrocità. È dunque necessario che la nostra voce si faccia sentire a difesa di un popolo disperato e martoriato”.

Quindi: “Approviamo la decisione dell’Amministrazione di Vibo Valentia di aderire all’appello lanciato in solidarietà al popolo di Gaza e della Cisgiordania”: ovvero la bandiera palestinese esposta sul balcone di Palazzo Luigi Razza”.

Quindi, l’annuncio della scelta: “Per dire basta a tutta questa crudeltà il 7 giugno alle ore 14 saremo anche noi presenti alla grande manifestazione a sostegno del popolo palestinese che si terrà a Roma. Il Partito Democratico di Vibo Valentia organizzerà un pullman per l’occasione, con partenza alle prime luci dell’alba”

Dunque, sì al corteo promosso a Roma da Pd, 5 Stelle e Avs. Sì a quel corteo organizzato di sabato, giorno dello shabbat ebraico, giorno sacro di preghiera islamico.

Dunque, sì alla piattaforma della manifestazione del 7 giugno, quella promossa da Pd, 5s, Avs, che rilancia la mozione presentata in Parlamento per chiedere il riconoscimento dello Stato palestinese e la condanna dei crimini di guerra di Israele, indifferenti al pericolo di un incombente antisemitismo.

Il PD vibonese sfilerà a Roma sabato 7 giugno.

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