Motivo di questa lettera è la rabbia per atteggiamenti discriminatori nei confronti di una categoria che opera in un territorio diventato ostico e ostile
Sanità in Calabria, ovvero criticità costanti e continue in ogni settore. Abbiamo ricevuto in redazione una lettera di un medico di base che, come se bastasse, spiega in che condizioni “impossibili” si svolge l’attività in Calabria.
La proponiamo all’attenzione dei nostri lettori nella versione integrale così come l’abbiamo ricevuta.
È una lettura particolarmente interessante.
Presidente Occhiuto, spero che le arrivi questo scritto, visto che è impossibile raggiungerla per poter parlare con lei, dato che non ha mai pensato d’incontrare tutte le categorie di medici che lei si fregia di rappresentare in Calabria e presso il nostro Parlamento come Commissario alla Sanità.
Presidente, con la sua gestione, purtroppo, ci sta mettendo in una situazione difficile, situazione che involontariamente si ripercuote sugli utenti finali (e sì, ormai anche i pazienti sono classificati come le utenze elettriche e del gas — e questo la dice già tutta), che pagano sulla loro pelle alcune decisioni prese alla Cittadella con il suo beneplacito.
“Chi è che sta scrivendo?”, si starà chiedendo. Mi presento: sono Donatella Fazio, un medico che ha deciso qualche anno fa di intraprendere l’attività di medico di base — o di famiglia, o di assistenza primaria (utilizzi lei il termine più confacente). Il motivo di questo mio scritto è la rabbia che da qualche tempo mi assale per atteggiamenti discriminatori che si stanno attuando, o tentando di attuare, nei confronti di una categoria che, nel bene e nel male, vuole dare risposte in un territorio diventato ostico e ostile. Un territorio dove, tra mille difficoltà e conti da gestire, diventa sempre più difficile fare il medico: quello che cura e fa diagnosi. Ogni giorno ci scontriamo con specialisti che, dall’alto dei loro troni, infischiandosene della deontologia medica e senza preoccuparsi della spesa sanitaria — a cui invece dobbiamo pensare noi, perché sottoposti all’appropriatezza prescrittiva — prendono decisioni le cui conseguenze si ripercuotono sulla serenità nello svolgimento di un lavoro delicato. Più che medici, siamo diventati dei matematici che ogni giorno devono fare i conti per non sforare con prescrizioni che, per chi fa diagnosi, sono corrette ma che non lo sono per i burocrati delle commissioni di vigilanza — o, per meglio dire, il tribunale dell’inquisizione.
Ora, Presidente, la maggior parte della spesa viene generata dagli specialisti, che demandano a noi il compito di prescrivere farmaci ed esami di laboratorio — nonostante siano già stati prescritti qualche mese prima e potrebbero benissimo essere differiti, considerata la minima distanza temporale — oppure esami che esulano dalla specialità per cui il paziente si è rivolto. Esami strumentali vengono richiesti ad ogni controllo effettuato, soprattutto nelle strutture private — e chissà perché.
Si faccia qualche domanda. E poi?
Veniamo ai suoi medici cubani. Bravi, nulla da eccepire su questo. Ma puntualmente, soprattutto nei referti del Pronto Soccorso, compare sempre il consiglio di eseguire una RMN (Risonanza Magnetica). Voglio giungere a una conclusione e porle una domanda: secondo lei, a chi vengono “appioppate” e rigirate le prescrizioni di quanto detto sopra? Al medico di base!
Il paziente viene da te, e tu — nonostante agisca con scienza e coscienza — sei costretto a prescrivere, perché il paziente, giustamente, anche se provi a spiegare, ti risponde: “Ma me lo ha scritto lo specialista”.
E chi sono io per dissentire da quanto prescritto dallo specialista, se non un mero scribacchino?
Allora mi chiedo e suggerisco: se iniziassimo a responsabilizzare i Re della medicina e non soltanto la plebe?
Forse, caro Presidente, se costringessimo chi fa diagnosi a prescrivere con il proprio ricettario, e iniziassimo a sottoporre anche le altre categorie di medici all’appropriatezza prescrittiva, la spesa sanitaria diminuirebbe in maniera significativa. Perché quando arrivano le multe e le decurtazioni dello stipendio, sono certa che ci si penserà duecento volte prima di prescrivere esami, spesso inutili.
Se ha piacere di ascoltarmi, sono disponibile. E se vuole avere certezza e contezza di tutto ciò che sto affermando, posso mostrarle vari referti — molto spesso nemmeno firmati in modo leggibile, tanto che non sai con chi ti stai relazionando, né puoi avere un confronto tra colleghi.
Grazie per la sua attenzione.
Donatella Fazio (Medico di assistenza primaria – Calabria)