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Quell’aereo italiano pieno di dolore atterrato a Ciampino…

Quell’aereo italiano pieno di dolore atterrato a Ciampino…

da admin_slgnwf75
15 Giugno 2025
in attualità, opinioni
Tempo di lettura: 4 minuti
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Gaza, lo stermino di un’intera famiglia, barbarie nella barbarie. Perché? Perché tanta barbarie? Io non ho più risposte. Mi restano, per fortuna, ancora le domande

di Franco Cimino

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L’aereo, nuovo di zecca, dell’Areonautica Militare Italiana, è atterrato nella notte all’aeroporto di Ciampino.

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Un ministro della Repubblica, sotto la scala del velivolo attendeva che scendessero i passeggeri.

Pochi, di certo, sarebbero stati. A perdersi, quasi, dentro quell’ampiezza, pure elegante, dell’aeromobile. Scendono per primi alcuni bambini, molto piccoli. Scendono tra le braccia delle loro madri.

E, poi, non appena scesi, accolti da quelle di infermiere e volontarie italiane, che commuovevano per l’immediata tenerezza con cui li proteggevano. Talune non trattenendo né carezze, né baci.

Gli ultimi a scendere sono stati un ragazzino di 11 anni e una donna tutta coperta dell’abito nero della sua tradizione. Coperta dal capo e viso fino ai piedi, che le scarpe neppure si vedono. Nero quell’abito, più nero ancora per il dolore che esprimeva, nel contenerlo dentro la dignità. Di Donna. E di madre.

Lei si chiama Ala al-Najjar. Ha Trentacinque anni, e fa la pediatra all’ospedale. Il ragazzo Adam. No, è proprio un bambino. Ha undici anni. Ai loro nomi io vi aggiungo quelli di Maria e di Gesù. E non per negarglieli, i propri dal profondo significato religioso ed etnico. Ma per abbracciarli nella più condivisa storia del dolore più indicibile e impensabile, che la storia umana abbia mai conosciuto.

Maria, la madre che ha visto morire tra atroci sofferenze e per mano dell’ingiustizia e della cattiveria di uomini ingiusti e cattivi, il proprio figlio. Unico figlio. Unico come lo sono tutti i figli, anche di prole numerosa.

E Gesù, l’innocente, che sognava la Pace e per essa si batteva. Ma che, invece, ha subito la violenza e la guerra. E l’odio assassino.

Da quell’aereo, troppo vuoto, sarebbero dovuti scendere altri nove bambini e un uomo adulto di nome Hamdi Al-Najjar, medico. I bambini si chiamavano Yahya, Rakan, Ruslan, Jubran, Eve, Revan, Sayden, Luqman e Sidra. Nove fratellini. Io vi aggiungo il nome di Francesca, Chiara, Teresa, Lucia, Antonio, Francesco, Giacomo, Tommaso, Luca. Anche qui per le stesse ragioni di cui sopra. Farli anche nostri. I bambini, quali figli anche nostri. E quell’adulto, loro padre, che chiamerò Pietro, quale fratello e padre anche nostro. Sono i nove fratelli di Adam-Matteo. Quindi, anche figli di Hamdi-Pietro, pertanto, il marito di Ala- Maria. E il padre di Adam.

Non sono scesi perché dilaniati dal missile che è caduto come un lampo, un fulmine e un tuono, una stella rotta, tutti insieme, da quel cielo dove da circa due anni invece che pioggia e neve piovono solo bombe, droni, lacrime e bestemmie. Quella madre, avvolta nel saio del dolore, ha ricevuto quei corpi straziati, di quei figli massacrati, nell’ospedale, dove, lei medico, dall’intera notte operava per salvare altri bambini colpiti dai missili.

Dinanzi a quel dolore intollerabile prima che insopportabile, io mi domando, domando alla mia intelligenza, non ad altre, non ad altri, se quella famiglia distrutta non rappresenti, emblematicamente e materialmente, la vera e più brutale logica di questa anomala guerra. E cioè, quella di ucciderli tutti quelli che appartengono alla stessa famiglia, nella logica brutale di uccidere tutti. Tutti coloro che fanno parte della stessa etnia, della stessa religione, dello stesso popolo. Per annientarli senza che abbiano più un solo spermatozoo e un solo ovulo da fecondare. Perché non nasca più vita in quella vita. Perché non vi sia più traccia di quel popolo sulla faccia della terra. Su quel lembo stretto di terra, affinché sia finalmente liberata. E totalmente, allo scopo di essere impiegata per alimentare le più ingiuste ricchezze di altri. Le ricchezze derivanti dal furto di terre e di vite di popoli, che hanno diritto alla propria terra e alla vita.

Si vorrà ancora discettare sul falso terreno della conoscenza etimologica delle parole. E, ancora, lungamente sforzarsi di dimostrare che tutto ciò che sta accadendo nella Striscia non sia genocidio. Lascio agli stupidi e ai prezzolati, ai servi sciocchi dei falsi potenti, che tali si sentono per il potere economico e militare che detengono, e per la forza che scaricano sui più deboli, il miserevole divertimento di giocare sulle parole. Lo si chiami come si vuole, ma la vergogna che si sta consumando in quel lembo di terra, altro non è che la volontà di sopprimere un intero popolo con tutta la sua antropologica esistenza.

E, quindi, domando ai due Dio, Allah e Yahweh, che nel cielo rotto sulla vasta terra di Abramo “governerebbero”, perché consentono tutto questo? Perché lasciano che due popoli che credono in Dio, si odino da sempre?

Perché non riescono a fermare la mano assassina di criminali e tiranni?

Domando loro perché non si facciano la guerra là sopra e non lascino i loro figli su questo mondo a restare in vita?

E, infine, domando al mio Dio, vero, unico e assoluto, onnipotente e buono, al mio Dio, creatore della Bellezza e Dio della vita, perché non intervenga direttamente a salvare questa umanità dal baratro nel quale sta cadendo. E salvare questo pianeta dalla sua fine.

Sarà peccato questo mio domandare, così carico di dubbi che frantumano la solidità della fede. Sarà e sarà altro. E altro ancora, che metta in dubbio la forza della ragione. Ma io non ho più risposte.

Mi restano, per fortuna, ancora le domande, sulle quali non mi fermo stanco e rassegnato. Ché una via d’uscita dalla barbarie la si dovrà pur trovare.

E presto.

Tags: aereo militarebarbarieciampinodoloreGaza

admin_slgnwf75

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