Alla Tonnara di Bivona la presentazione dei primi risultati del progetto TECNA – Acoustic – Fondali di Capo Vaticano, promosso dall’Ente per i Parchi Marini Regionali
Alla Tonnara di Bivona, sede dell’Ente per i Parchi Marini della Calabria, la presentazione dei primi risultati del progetto TECNA – Acoustic – Fondali di Capo Vaticano, promosso dallo stesso Ente per i Parchi Marini Regionali, iniziativa scientifica attiva dallo scorso dicembre che andrà avanti fino a ottobre finanziata con fondi del PNRR e del National Biodiversity Future Center, con l’obiettivo di raccogliere dati aggiornati e oggettivi sullo stato di salute di due habitat protetti, la posidonia oceanica e il coralligeno, all’interno della Zona Speciale di Conservazione di grande valore ambientale di Capo Vaticano.
Il progetto, illustrato nel corso dell’incontro, si muove secondo i protocolli della Direttiva Marine Strategy e dell’ISPRA, utilizzando strumenti geo-acustici, rilievi subacquei e tecnologie ROV per mappare e monitorare il fondale, per una raccolta dati che non si limita a quel che avviene in mare, ma che analizza le pressioni antropiche: pesca, turismo, fruizione del fondale, ma anche scarichi e nutrienti trasportati da torrenti e fiumare.
I dati preliminari restituiscono una fotografia confortante: la prateria di Posidonia risulta in buono stato di salute, mentre i fondali coralligeni mostrano un livello di impatto antropico contenuto. Le analisi subacquee hanno infatti individuato la presenza di rifiuti marini sporadici, per lo più legati ad attrezzi da pesca costiera abbandonati.
Il lavoro però non si ferma qui. Il progetto prevede una fase di mappatura delle minacce che provengono dalla costa e dall’entroterra, allo scopo di aggiornare il Piano di gestione della Zsc con nuove misure di conservazione.
L’obiettivo è sviluppare una governance del sito che riesca a coniugare la fruizione sostenibile del territorio con la salvaguardia degli ecosistemi marini.
Oltre al monitoraggio, il progetto Tecna rappresenta anche una sperimentazione metodologica, destinata a diventare un modello replicabile in altre Zsc e nei Parchi Marini Regionali Calabresi. Primo fra tutti, il Parco Marino Regionale “Fondali di Capocozzo – S. Irene, Vibo Marina-Pizzo, Capo Vaticano Ricadi – Tropea”, dove le buone pratiche sviluppate a Capo Vaticano potranno essere applicate per estendere la tutela del patrimonio sommerso calabrese.
Un progetto pilota per un nuovo approccio alla gestione dei mari: integrato, tecnologicamente avanzato e profondamente radicato nella valorizzazione del capitale naturale.

«Stiamo analizzando tutto questo – ha spiegato la biologa marina Luciana Muscogiuri, consulente scientifica del progetto – per arrivare a misure di conservazione efficaci che permettano la fruizione del sito, ma anche la salvaguardia di questi habitat fondamentali».
«Ci sono alcune criticità – ha aggiunto il Direttore dell’Ente per i Parchi Marini Regionali, Raffaele Greco – soprattutto per quanto riguarda l’ambiente prioritario della Posidonia e quello delle scogliere rocciose del Coralligeno. Questo richiede di intervenire con una pianificazione più puntuale, che prenderà forma nei nuovi piani integrati dei parchi. Servono regole, limiti d’uso, una zonizzazione efficace e attenzione anche agli impatti che arrivano dalla terraferma, che sono purtroppo la vera minaccia».
Un equilibrio delicato, che la Regione Calabria intende promuovere come opportunità di sviluppo: «La conoscenza del nostro patrimonio naturale è la base per una sua valorizzazione concreta – ha dichiarato Roberto Cosentino, dirigente del Dipartimento regionale Ambiente, Paesaggio e Qualità Urbana – Il mare, come la montagna, non deve essere solo tutelato, ma vissuto. La natura deve diventare motore di un turismo sostenibile e occasione per i calabresi che vogliono investire sul proprio territorio».