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Don Fiorillo, l’esempio di Pietro ci insegna che la strada da seguire è il dialogo tra i popoli, la diplomazia, l’umiltà

Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 29 giugno

di Mons. Giuseppe Fiorillo

Carissime, carissimi,

oggi la solennità dei santi Pietro e Paolo concide con liturgia della 13ª domenica del tempo ordinario.

Liturgicamente, sul tempo ordinario prevale la solennità, la celebrazione quindi della santa messa in onore delle due colonne della Chiesa Romana che, per disegno divino, giungono a Roma, dove predicano e creano una numerosa comunità. E dove con l’effusione del sangue, durante le persecuzioni di Nerone (64-67 dopo Cristo) danno bella testimonianza a quel Cristo, che hanno incontrato, in luoghi e modi diversi.

Andiamo al testo evangelico: “In quel tempo, Gesù, giunto nel regione di Cesarea di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «la gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio Vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne, né sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che è ne celi. E io a te dico: tu se Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le potenze degli Inferi non preverranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra starà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai su la terra sarà sciolto, nei cieli» (Matteo 16, 13-19).

In breve vediamo i profili della vita di Pietro e di Paolo.

Simone, figlio di Giona, nasce a Betsaida, vive a Cafarnao, sul lago di Tiberiade, dove lavora come pescatore in società col fratello Andrea e Giacomo e Filippo, a loro volta, fratelli. Andrea lo presenta un giorno a Gesù, il quale subito gli dà il nome di Cefa, Pietro. Pietro è un uomo semplice, concreto, sincero, spesso impulsivo, ma sempre presente nei momenti importanti della vita del Maestro. Nonostante il suo rinnegamento nella notte del processo, dopo la Resurrezione, su quelle rive, dove tre anni prima, era stato chiamato, riceve il compito di guidare la Comunità dei credenti.

Saulo, nasce a Tarso, in Cilicia, in un contesto cosmopolita, con grande apertura alle novità che vengono dall’area del Mediterraneo. Suo padre, commerciante di tende, gli dà una formazione giudaica, legata alla legge mosaica. Lo manda a studiare a Gerusalemme presso la famosa scuola del fariseo Gamaliele. Contrasta, in un primo tempo, il diffondersi della predicazione degli Apostoli. Dopo aver udito, sulla via di Damasco, la voce di Gesù (Capitolo 9 degli Atti degli Apostoli) si converte e, preso il nome di Paolo, diviene un instancabile predicatore del Signore Gesù tra gli Ebrei della diaspora, prima, e poi tra i Gentili dell’Impero romano.

Pietro e Paolo nelle persecuzioni di Nerone, vengono martirizzati, a poca distanza di tempo e di spazio, l’uno dall’altro. Pietro, viene crocefisso con la testa in giù sul colle Vaticano presso il circo di Nerone (attuale casa di Marta) e sepolto nel vicino cimitero la cui tomba è stata scoperta nel 1968 con il contributo di studiosi guidati dall’archeologa Margherita Guarducci, che identificò le ossa dell’Apostolo sotto l’edicola di Gaio (sotto l’attuale altare maggiore della basilica di San Pietro). Paolo dopo tre anni di carcere, pallido, ammalato e sfinito viene condotto in una valle solitaria, a circa tre miglia dalla Città, in un luogo chiamato Aquae Salviae, oggi Tre Fontane. Viene flagellato, china il capo, la spada recide la testa, la quale rimbalza tre volte e poi si ferma.

Il loro martirio, unito a migliaia e migliaia di martiri romani che la liturgia ricorda domani 30 giugno, da’ fondamento alla chiesa dell’Urbe, la quale sarà di riferimento, nei secoli, per tutte le chiese, sparse nel mondo.

Oggi a noi cristiani del XXI secolo cosa dicono Pietro e Paolo?

concordia apostolorum vatopedi

Infinite cose e numerosi messaggi contenuti nei libri del Nuovo Testamento (Atti degli Apostoli, 14 lettere di Paolo e 2 lettere di Pietro). Per economia di spazio e tempo ne focalizziamo soltanto uno: l’apertura alle Genti di Paolo e l’autorità e l’umiltà di Pietro.

Correva l’anno 49 dopo Cristo quando la chiesa di Gerusalemme, guidata da Pietro, sente la necessità di incontrarsi con gli Anziani dell’area del Mediterraneo per dibattere e risolvere un grande problema (la circoncisione) che diveniva di anno in anno sempre più scottante. È questo il primo Concilio, detto Apostolico o di Gerusalemme. Nell’incontro si delineano due gruppi. Il primo gruppo, legato alla legge di Mosè (Pietro, Andrea ed altri Apostoli) sostengono che i pagani convertiti, prima di ricevere il battesimo, debbano essere circoncisi. Il secondo gruppo, guidato da Paolo e Barnaba, reduci da fortunati viaggi apostolici dell’area del Mediterraneo, sostengono che i pagani convertiti, prima di ricevere il battesimo, non debbano assolutamente essere circoncisi. Dopo accesi dibattiti prevale, a maggioranza, la tesi di Paolo e Barnaba. Prevale l’apertura all’uomo, al dialogo, all’incontro con i Popoli. La Vittoria della tesi di Pietro avrebbe umiliato il messaggio universale di Cristo, imprigionandolo nella ristretta cerchia giudaica. Per Grazia di Dio è prevalso il dialogo, ha vinto il buonsenso.

Il primo ad accettare i risultati di novità, con grande umiltà, è Pietro, il capo della Chiesa nascente. Difatti Pietro da subito, si mette all’opera per realizzare, col suo esempio, la decisione del Concilio. E così il cristianesimo cammina più spedito sulle strade romane raggiugendo città e villaggi. E, secondo la narrazione degli Atti degli Apostoli, nell’arco dei primi trent’anni, tutta l’area del Mediterraneo è a conoscenza della nuova religione. Bella storia! Bella pagina!

E grande monito, per noi!

Oggi non c’è dialogo tra i Popoli, non c’è diplomazia, non c’è umiltà… Ed allora, ecco il trionfo delle guerre, l’arricchimento dei produttori di strumenti di morte, a danno della vita di bambini, donne, vecchi e a distruzione di città e paesi ed a contaminazione di cielo, terra e mare.

Buona solennità dei santi martiri Pietro e Paolo e che, per loro intercessione, Dio ci salvi!

Don Giuseppe Fiorillo.

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