Forse, più che far ridere, l’accaduto di ieri all’invaso dell’Angitola pone una serie di interrogativi che le indagini, dopo le denuncia del Direttore Iannone, devono chiarire
di Maurizio Bonanno
Sarà che la notizia è stata divulgata in un caldo pomeriggio estivo di fine giugno, quando si ha solo voglia di frivolezze in riva al mare, meglio ancora se nuotando in acque fresche e limpide. Sarà che un simile furto risulta apparentemente incomprensibile. Fatto sta che la notizia, denunciata, invece, con una certa apprensione dal Direttore dell’Arpacal, Michelangelo Iannone, che si è rivolto ai carabinieri, è sembrata essere stata sottovalutata, se non addirittura trattata con ironia e scherno.
Eppure, il furto delle provette con i campioni di acqua dell’Angitola prelevati dai tecnici Arpacal per essere analizzati, più che un fatto comico, dovrebbe rappresentare un motivo di preoccupazione.
Lo ha capito bene proprio il Direttore dell’Arpacal che con curiosa tempestività – eravamo sempre in un caldo pomeriggio estivo di fine giugno – non ha perso tempo per agire: prima presenta formale denuncia ai carabinieri, poi alle 13.57 dirama il comunicato dell’avvenuta denuncia del furto e alle 18.17 invia un nuovo comunicato per far sapere che erano state: “Già eseguite le attività di campionamento” e che: “le attività di controllo proseguono senza interruzioni”. Spiegando: “In seguito all’episodio di furto dei campioni ambientali prelevati questa mattina lungo i principali affluenti dell’invaso dell’Angitola, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria (Arpacal) informa che tutti i prelievi sono stati integralmente ripetuti nella medesima giornata”.
Ed allora, invece di ironizzare, sarebbe meglio riflettere e provare a spiegare il motivo di questo furto, che, ad un primo superficiale giudizio, appare ridicolo, quasi una provocazione, mentre, al contrario, è sembrato allarmare Direttore e tecnici Arpacal.
Indagheranno le forze dell’ordine. E le indagini non possono non partire da una domanda: perché rubare quelle provette, proprio quelle? Cosa potevano contenere le acque campionate giusto ieri mattina, proprio a quell’ora, al punto da far scattare la necessità di un furto che ne ha impedito l’arrivo nei laboratori dell’Arpacal?
Qualche domanda ancora: il prelievo a sorpresa è stato fatto in un momento “inopportuno”? quali potrebbero essere le possibili fonti di inquinamento del fiume? Chi e come avrebbe potuto effettuare uno “scarico pericoloso” nell’asta fluviale?
Al Direttore dell’Arpacal ed ai suoi tecnici sia dato atto della correttezza e della tempestività della loro azione, perché – come è stato precisato – “Nonostante l’atto vile, la risposta tecnica è stata immediata”. E perché: “L’intervento tempestivo dei tecnici dell’Arpacal ha consentito di ripristinare la piena operatività delle attività di monitoraggio, senza che il furto, avvenuto in un contesto di servizio pubblico, compromettesse la continuità dei controlli ambientali previsti”.
Di certo conforta che – come assicurano dall’Arpacal – “Le attività di analisi saranno svolte con l’obiettivo di garantire il monitoraggio dei parametri chimico-fisici e microbiologici delle acque”, ma…
Cosa è accaduto, cosa è cambiato in quell’intervallo di tempo di alcune ore trascorse tra il primo prelievo, le cui provette sono state rubate, e quello successivo? Le acque della mattina, prelevate e poi rubate, e quelle del pomeriggio possono considerarsi simili?
Siamo sicuri che su questo furto ci sia solo da ridere? Oppure – come ha dichiarato il Presidente Roberto Occhiuto – “è grave e inquietante. Non è soltanto un atto doloso e criminale, ma un attacco diretto alla tutela dell’ambiente e alla salute dei cittadini calabresi?”.
Riusciranno le indagini a fornire risposte certe, rassicuranti?
Abbiamo tutti voglia di ridere… e di tuffarci in mare, tra acque fresche, pulite, sicure.