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Il Consiglio regionale della Calabria ha approvato la nuova legge sul contrasto alla violenza di genere

aula consiglio regionale

Reazioni contrastanti, tra chi è soddisfatto, chi la critica e ci ritiene che debba comunque essere perfezionata

Il Consiglio regionale ha approvato la nuova legge sul contrasto alla violenza di genere: si tratta di una legge frutto dell’esame abbinato di due proposte, la prima della Giunta, su proposta dell’assessore Caterina Capponi, assunta comunque come testo base, e la seconda della consigliere regionale del Pd, Amalia Bruni.

A relazionare è stata la presidente della terza Commissione del Consiglio regionale, Pasqualina Straface, di Forza Italia. La legge, che modifica una precedente normativa del 2007, ormai anacronistica,  prevede diverse azioni per supportare il percorso di sostegno per le donne che hanno subito violenza di genere: si riconferma il sostegno finanziario alla misura “Donne Libere” con una dote finanziaria di 4,5 milioni per contribuire ai Centri Antiviolenza e alle case rifugio, per finanziare progetti finalizzati alla promozione delle pari opportunità e alla partecipazione delle donne vittime di violenza alla vita economica e sociale.

Il secondo obiettivo, del valore di 7,854 milioni di euro, all’interno della misura “Concilia”, avrà come target la promozione di strumenti per favorire la conciliazione paritaria nei tempi di vita e di lavoro tra uomini e donne. Prevista anche la costituzione di parte civile della Regione.

Contrastanti le reazione all’approvazione della legge. Infatti, alla soddisfazione del Presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso e dell’assessore Caterina Capponi, fa da contraltare la consigliera Pd Amalia Bruni che in aula ha criticato l’impianto di questa legge che “mantiene intatte le debolezze della legge 20/2007: nessuna programmazione triennale, fondi frammentati, servizi ancora legati a progetti annuali e una regia poco chiara.”

“Così si condannano le strutture all’incertezza e si lascia senza tutela chi ha più bisogno. Avevamo la possibilità di voltare pagina con una legge strutturata – conclude Bruni – invece oggi ci troviamo a discutere una proposta debole, che non supera le criticità della normativa precedente”.

Interviene anche il Coordinamento Regionale dei Centri Antiviolenza Calabresi (C.A.D.I.C. composto da: Centro Antiviolenza “Attivamente Coinvolte” APS-Pizzo(VV); Associazione “Mondiversi” ETS- Centro antiviolenza “FABIANA”- Case Rifugio “Mondiversi” e “Libere donne“-Corigliano Calabro(CS); Associazione” Mago Merlino” – capofila Centro antiviolenza “Demetra”- Lamezia Terme (CZ); Centro contro la violenza alle donne “Roberta Lanzino” – Cosenza(CS); Associazione “Piccola Opera Papa Giovanni” ONLUS – Cav /Casa Rifugio “Angela Morabito”- Reggio Calabria (RC); Centro antiviolenza “Ariel” – Reggio Calabria (RC);Centro Calabrese di Solidarietà – Centro antiviolenza/Casa Rifugio “Mondo Rosa”- Catanzaro (CZ); Cooperativa Sociale “Noemi” – Centro antiviolenza “Udite Agar”– Crotone (KR); Fondazione “Città Solidale”- Centro antiviolenza “Aiuto Donna” e Casa rifugio“Refugium”( CZ); che ritiene importante aver finalmente adeguato la normativa regionale alla Convenzione di Istanbul e alle più recenti normative nazionali e sovranazionali, superando la ormai obsoleta Legge Regionale 20/2007.

“Rileviamo, però, con rammarico – si legge in una nota diramata da Cadic – che ancora una volta non si assume totalmente la responsabilità di garantire stabilità e continuità ai servizi. Una mancanza che contraddice lo stesso spirito della legge. Se si vuole per davvero garantire un Servizio Antiviolenza Regionale, bisogna sburocratizzare il meccanismo dei finanziamenti ai centri antiviolenza e alle case rifugio e garantire risorse adeguate. Aggiornare le norme da solo non basta. Recuperiamo solo un ritardo normativo, che rendeva la Calabria una delle regioni più arretrate nel settore. È necessario, in più, superare l’erogazione “a spezzatino” dei finanziamenti, renderli certi e stabili entro una programmazione triennale. Bisogna riconoscere ai Centri Antiviolenza ed alle Case Rifugio un budget di finanziamento minimo e congruo. Riteniamo sia mancata una spinta riformatrice profonda, che avrebbe per davvero innovato il sistema”

Il C.A.D.I.C. invita pertanto il Presidente e la Giunta Regionale, il Consiglio Regionale a “non considerare concluso il percorso di ammodernamento del sistema antiviolenza in Calabria; ad applicare con sollecitudine le norme contenute nella nuova legge; a riprendere le audizioni per addivenire alle modifiche necessarie per implementare un sistema antiviolenza calabrese fondato su certezze normative e risorse adeguate”.

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