Itinerari di vacanza suggeriti dalla giornalista esperta nel settore dei viaggi e delle crociere, per i lettori di ViViPress
di Liliana Carla Bettini
Discreta, Minorca è la meno conosciuta delle Isole Baleari. A Maiorca e Ibiza, notti selvagge e spiagge affollate, a Minorca, la classificazione di Riserva della Biosfera UNESCO. Certo, le spiagge dell’isola sono superbe, ma tra un’immersione e l’altra nelle acque cristalline, vi portiamo in un diverso tipo di scoperta: un ricco viaggio interiore!
Minorca vanta infatti un patrimonio storico sorprendente: i resti di una civiltà protostorica che rivaleggiano con gli allineamenti dei menhir bretoni, oltre a due bellissime capitali alle estremità dell’isola, collegate tra loro da una serie di villaggi bianchi. Nella ridente campagna, qua e là, spuntano un mulino o un faro.
Furono gli inglesi, dopo aver preso possesso di Minorca nel 1708, a fare di Maó (Mahón in spagnolo) la capitale, con grande dispiacere di Ciutadella, che non si è ancora ripresa da questa detronizzazione.
Situata sulla costa orientale dell’isola, Maó aveva il vantaggio di avere un grande porto naturale (il più grande d’Europa), ideale per dare rifugio alla flotta britannica. Quest’ultima rimase a Minorca fino al 1802 (nel frattempo, l’isola fu riconquistata più volte da francesi e spagnoli), lasciando il segno nell’architettura di Maó.


A Maó coesistono altri stili architettonici, come l’Art Nouveau, in particolare con la Casa Mir di ispirazione modernista. Il mercato del pesce (Mercado de Pescados) fu costruito nel 1927. Il sabato, potrete gustare frutti di mare sorseggiando un drink in un’atmosfera accogliente!
Un altro mercato che merita una visita è il mercato del Chiostro do Carmo , in stile neoclassico (costruito tra il 1750 e il 1808).
Esistono anche tracce più antiche del passato di Maó, come il Portal de Sant Roque, unica parte rimasta dell’antica muraglia medievale.
Perdendosi tra i vicoli del centro storico, arroccato sulla cima di una scogliera a picco sul porto, a volte ci si imbatte in punti panoramici sul porto, a volte in piazze dove è difficile resistere alla tentazione di sedersi su una terrazza, all’ombra delle palme, solo per assaporare la dolce vita minorchina.
I suoi abitanti lo affermano: è la città più bella dell’isola. E attenzione a non essere così indelicati da obiettare che anche Maó è molto bella: la rivalità tra l’antica capitale e quella scelta dagli inglesi è ancora vivissima!
Ciutadella si sviluppò attorno alla moschea che sorgeva al centro della medina durante l’epoca musulmana di Minorca, dal 902 al 1301. La moschea fu in seguito sostituita dall’imponente Chiesa di Santa María, divenuta cattedrale nel 1795. Il Palazzo del Califfato oggi ospita il municipio.
Passeggiando per il labirinto di stradine acciottolate del centro storico, scoprirete molte altre chiese. Ovunque, lo sguardo si posa su splendide case in pietra calcarea locale (marès) dalla calda tonalità ocra, mentre altre facciate sono colorate o imbiancate a calce.
Gli unici resti delle mura medievali del XIV secolo sono i due bastioni di Sa Font e Gouverneur. Da qui si gode di una vista panoramica sul porto turistico, dove i ristoranti si affacciano sul molo.
In Place des Pins e Place des Palmiers, le terrazze invitano a una sosta. In Place Bé (nome azzeccato!), si trova la statua di una pecora con una bandiera. È qui che si tiene la Giornata della Pecora, la domenica precedente la grande festa di San Giovanni (Sant Joan). Dal 22 al 24 giugno, queste celebrazioni riuniscono folle festose, assetate di pomada (gin e limone), che vengono ad ammirare le esibizioni dei cavalieri sulle loro cavalcature nere che si impennano al ritmo dell'”Olé” (Olé).


A Ciutadella, che è profondamente legata alle sue tradizioni secolari, solo gli uomini possono cavalcare. Durante l’estate, nei vari villaggi dell’isola si svolgono altre feste, dove in questa occasione anche le donne possono cavalcare i loro fieri destrieri.
Seguendo la strada principale che attraversa l’isola da est a ovest, da Maó a Ciutadella, si scopre l’entroterra dell’isola e i suoi paesaggi rurali punteggiati di ulivi e segnati dalla presenza inquietante dei muretti a secco: secondo le stime, sull’isola se ne contano tra i 12.000 e i 50.000 km!
Questa eredità lasciata dagli arabi continua ancora oggi, con i bassi muri che non servono solo a delimitare i lotti, ma anche a rallentare la forza del potente vento del nord, la tramontana. È facile capire perché, nel XVIII secolo, gli inglesi soprannominassero Minorca “l’Irlanda delle Baleari”!
Va notato, di sfuggita, che furono gli inglesi a introdurre le mucche il cui latte viene utilizzato in grandi quantità per produrre il queso Mahón-Menorca (formaggio DOP).
L’atmosfera cambia nella parte settentrionale di Minorca, dove i paesaggi diventano più selvaggi. Viaggiando attraverso la campagna verdeggiante e ondulata, punteggiata da gruppi sparsi di alberi e interrotta da muretti a secco, si ha quasi la sensazione di essere trasportati sulla costa irlandese, soprattutto nelle giornate nuvolose.
È un fatto poco noto che Minorca vanta numerosi monumenti megalitici. Per familiarizzare con questo patrimonio archeologico, una visita al Museo di Maó è d’obbligo. Ospitato in un ex convento francescano del XVIII secolo e ristrutturato lo scorso luglio, presenta la storia dell’isola con una scenografia interattiva molto ben progettata.
Scopriamo così che le tracce più antiche della presenza umana risalgono a 2000 anni prima della conquista romana (nel 123 a.C.) e che le popolazioni costruirono diversi tipi di monumenti, principalmente nella zona meridionale di Minorca: le navetas, camere funerarie collettive (come la naveta des Tudons, vicino a Ciutadella), i talayots, imponenti torri di controllo in pietra a secco, e le taulas, sorprendenti edifici a forma di “T” il cui utilizzo resta ancora oggi misterioso.
Uno dei siti più impressionanti è il villaggio talaiotico di Trepucó, le cui rovine si estendono su quasi 50.000 m² e che ospita il più grande recinto di taula dell’isola. Vicino all’aeroporto, anche il tayalot di Torello è ben conservato.
Non lontano da lì, si può visitare il mosaico della basilica paleocristiana di Fornàs de Torello (IV – V secolo).
Minorca vorrebbe che la cultura talaiotica fosse inclusa nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.