Un incontro alla presenza di rappresentanti del Dipartimento Agricoltura, dell’Arsac e dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria. L’impegno dell’assessore Gianluca Gallo
La Rosia è un grano antico, un grano tenero, da utilizzare per la panificazione, nel dolciario e per la produzione di pasta fresca. È stato mappato geneticamente dai ricercatori dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria e, considerata la modesta superficie di coltivazione, è stato iscritto all’albo regionale della Biodiversità come specie da tutelare e mantenere in essere geneticamente.
Le imprese che lo coltivano si impegnano a riprodurlo di anno in anno per non perdere la semente, con lo scopo di tramandarla alle generazioni future così come loro l’hanno avuta dai loro avi. Da qui, la necessità, per le imprese, di organizzarsi n filiere corte, curando la produzione del cereale e la sua trasformazione, secondo metodiche a impatto ambientale zero e di alto standard qualitativo.

A Maierato, capoluogo di questa area dove si produce il grano Rosìa, si è tenuto un incontro, alla presenza di rappresentanti territoriali, del Dipartimento Agricoltura Regionale, dell’Arsac e dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, che, sotto la guida dell’agronomo Antonino Greco, hanno raccontato di questo grano antico da un punto di vista nutraceutico funzionale, distinguendolo dai grani moderni, ottenuti da mutazioni geniche indotte utilizzati dalle multinazionali dell’agroalimentare.
Un grano, questo, dalla forte connotazione identitaria, come sottolineato dall’assessore regionale all’agricoltura Gianluca Gallo, da sempre interessato alla valorizzazione delle produzioni agricole di nicchia di alto profilo organolettico.