Le dichiarazioni del segretario della FP CGIL Area Vasta, Luciano Contartese, e della neo eletta RSU CGIL Patrizia Pupo
Se l’ospedale di Vibo Valentia piange per la carenza di personale. quello di Serra San Bruno di certo non ride. Anche qui i reparti sono a corto di personale e le poche unità rimaste lavorano in condizioni di stress psicofisico senza riuscire, loro malgrado, a garantire all’utenza del comprensorio montano i livelli essenziali di assistenza.
A lanciare il grido d’allarme sono il segretario della FP CGIL Area Vasta, Luciano Contartese,e la neo eletta RSU CGIL Patrizia Pupo, esasperata dalle continue e legittime lamentele del personale ivi operante.
Uno dei nodi più critici resta il Pronto Soccorso, che dovrebbe essere il primo punto di riferimento per chi arriva in ospedale in condizioni d’emergenza; “Ma il quadro, qui – affermano i due sindacalisti – è desolante: turni massacranti, personale insufficiente e risorse limitate”.
“Non possiamo aspettarci miracoli da chi lavora in condizioni disumane – spiega Contartese – Medici, infermieri, operatori sanitari: sono pochi e fanno già l’impossibile. Ma a tutto c’è un limite. Il personale è ridotto al lumicino e chi è in servizio non può sobbarcarsi tutto il peso di un ospedale che serve un intero territorio montano. Qui non è solo questione di stress, ma di sicurezza. Per i lavoratori e per i pazienti”.
Poi ci sono le carenze strutturali. Gli spazi all’interno del Pronto Soccorso sono inadeguati. I locali sono pochi e spesso inadatti a garantire una degenza dignitosa, una visita con privacy o semplicemente un’attività ambulatoriale efficiente.
“Ci sono stanze in cui è difficile anche solo muoversi – racconta Patrizia Pupo – figuriamoci accogliere degnamente pazienti e familiari. E tutto questo incide non solo sulla qualità dell’assistenza, ma anche sul morale di chi ogni giorno varca quella porta per lavorare”.
Infine, un altro campanello d’allarme arriva dal consultorio, un servizio spesso sottovalutato, ma essenziale.
“Vorrei lanciare un appello a tutti i sindaci della zona montana – ha detto il segretario della CGIL – perché non si può permettere che questo servizio venga smantellato. Se chiude il consultorio non è solo un problema di Serra San Bruno, ma di tutte la comunità. Significa lasciare scoperti servizi fondamentali per la salute della donna, della famiglia, dei più fragili. E non è giusto che si debba andare a Soriano Calabro per usufruire di ciò che dovrebbe essere garantito sotto casa”.
Il silenzio delle istituzioni pesa, eccome.
“Come sempre – conclude Contartese – quando la situazione si fa difficile, la politica tace. Nessuno si assume la responsabilità, nessuno viene a vedere con i propri occhi cosa sta succedendo. Ma qui, giorno dopo giorno, si sta compromettendo un diritto costituzionalmente garantito: quello alla salute. E questo non è più tollerabile”.