Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 20 luglio
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime, Carissimi,
con questa pagina del Vangelo di Luca di questa 16ª domenica del tempo ordinario continua la narrazione dell’ultimo viaggio di Gesù verso Gerusalemme.
“In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta, invece, era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le saà’ tolta». (Luca 10,38- 42).
Oggi, a Betania, villaggio distante una manciata di chilometri dalla Città santa, Gesù sosta presso gli amici: Lazzaro, Marta e Maria. Questa famiglia, negli anni, è stata un rifugio, un luogo di consolazione, di accoglienza, di ospitalità. Gesù nel suo pellegrinare, non ha una casa sua, ma tante case di amici dove “posare il capo”. Tutti noi abbiamo, in definitiva, bisogno di un pezzo di pane da condividere, di uno scampolo di affetto da partecipare e di un luogo dove sentirsi a casa. Anche per Gesù, nella vita terrena, è stato così!
Tanti incontri di Gesù avvengono per strada, nelle sinagoghe, sul litorale del lago, nelle piazze… Ma, oggi, l’incontro di Gesù con Marta e Maria avviene nell’intimità di una casa, dove nasce la vita e dove si conclude: dove si celebrano feste e dove si piangono lutti. Marta accoglie Gesù immergendosi nei servizi domestici per fare bella figura e rendere un degno servizio agli ospiti (con Gesù ci sono i Dodici!); Maria, invece, accoglie Gesù con lo stare seduta ai suoi piedi (il gesto antico dei discepoli verso il maestro!) per ascoltare e vivere il fascino della parola. Marta e Maria, nella tradizione Cristiana, sono due icone: Maria, l’icona della contemplazione, Marta, l’icona della vita attiva. Gesù non rimprovera il fare di Marta (anche lui, per lungo tempo, ha lavorato come carpentiere nella bottega di Nazareth!), ma semplicemente lo indirizza, liberandolo da affanni e dal “carico di molti servizi”.
«Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta». Il richiamo di Gesù a Marta vale, oggi, anche per noi che, nella Chiesa, costruiamo strutture su strutture, anziché edificare più relazioni, più “campi di amore fraterno”. E, così, spesso, abbiamo una chiesa ricca di mezzi, ma, alle volte, povera di fiducia, attrezzata ma, spesso, vuota di persone. Gesù loda Maria che ha scelto la parte migliore che non le sarà tolta, la parola, l’ascolto “il cibo che non perisce, ma che dura per la vita eterna” (Giovanni 6, 27); mentre richiama affettuosamente Marta che si affanna per il cibo che perisce e che non dà serenità.

Oggi per il Cristiano non c’è alternativa tra vita attiva e vita contemplativa: entrambe sono necessarie, entrambe indispensabili: l’armonia delle due icone è sale che dà sapore, olio che dà condimento, vino che ” letifica il cuore dell’uomo”. Oggi la frenesia del mondo contemporaneo ha urgente bisogno di vivere le realtà esistenziali con l’afflato della contemplazione, unico antidoto alla mercificazione delle cose. Oggi, in questa crisi di interiorità, di silenzio, di spiritualità c’è urgente bisogno di “monaci laici” che ci aiutino a riscoprire un cristianesimo dell’ascolto, dello stupore, della contemplazione in armonia con la creatività del fare, dell’agire, a servire più che essere asserviti ed ingoiati dalla decadente modernità.
Buona domenica con questa bella notizia: noi siamo Marta, noi siamo Maria, due sorelle che si tengono per mano, perché, nello scorrere di giorni ed anni, “lo scopo della vita non è diventare perfetti, ma. completi”. (Carl Gustav Jung).
Don Giuseppe