Intervistato dal Corriere della Sera, lo scienziato italiano Gregorio Carullo, che fa parte del Gruppo Virgo, spiega la portata della straordinaria scoperta scientifica
Sarebbe una di quelle classiche notizie da rivista scientifica, da addetti ai lavori, una notizia straordinaria ma buona per discuterne tra scienziati. Ma stavolta non è così.
È talmente importante che è stata ripresa dalle più autorevoli testate giornalistiche “popolari”: The Guardian e Corriere della Sera gli esempi più significativi. E non è tutto, perché è una di quelle notizie che deve inorgoglirci come italiani, coma calabresi. Soprattutto come vibonesi.
Innanzitutto, veniamo alla notizia, così come la leggiamo su The Guardian e sul Corriere della Sera.
Titola The Guardian: “Gli scienziati rilevano la più grande fusione di due enormi buchi neri mai avvenuta”. Gli fa eco il Corriere della Sera: “Osservata la più grande fusione di buchi neri: il risultato è un «mostro galattico» 225 volte più grande del Sole”.

Spiega, quindi, Sofia Spagnoli sul Corriere della Sera: “Gli scienziati hanno rilevato la più imponente fusione di buchi neri mai osservata finora. Buchi neri che si muovono a una velocità estremamente elevata, «prossima al limite teorico stabilito dalla relatività generale di Albert Einstein». A parlarne è Charlie Hoy, ricercatore presso il Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory (Ligo), l’osservatorio che il 13 luglio, ha annunciato questa straordinaria scoperta. Il Ligo è la componente americana di una collaborazione che vede partecipare l’italiano Virgo e il giapponese Kagra, coordinati dallo European Gravitational Observatory (Ego). E si tratta di un rilevamento sorprendente, perché mette in discussione i modelli finora accettati sull’evoluzione delle stelle e che spinge i fisici a interrogarsi su come una fusione di tale portata possa essersi verificata”.
L’autrice dell’articolo riesce pure nell’impresa di intervistare uno degli scienziati italiani protagonista di questa straordinaria scoperta.

Leggiamo: “«Ci vorranno anni prima che la comunità scientifica riesca a decifrare completamente questo intricato schema di segnali e tutte le sue implicazioni», racconta Gregorio Carullo, ricercatore italiano, membro di Ligo e fisico presso l’Università di Birmingham. «Nonostante la spiegazione più probabile rimanga la fusione di buchi neri, scenari più complessi potrebbero essere la chiave per comprenderne le caratteristiche inaspettate. Ci aspettano tempi entusiasmanti», conclude Gregorio Carullo.
È a questo punto che – superando The Guardian e Corriere della Sera – subentriamo noi, modesti cronisti di periferia, per dire, anzi svelare chi è lo scienziato intervistato.
Gregorio Carullo è un nostro compaesano: uno straordinario, giovane scienziato vibonese: di nascita, di famiglia, di studi. Maturità classica al Liceo Michele Morelli, Gregorio, figlio dell’apprezzato medico Carmelo e della altrettanto stimata Menella Laratta che vivono e operano a Vibo Valentia, è un vero e proprio orgoglio vibonese, che quando può torna volentieri nella sua città natìa, certamente per salutare i suoi genitori, ma anche per respirare aria di casa non avendo mai trascurato di fare il classico “giro di amici e parenti”, così fanno i tanti giovani che ritornano per le vacanze. E non ha rinunciato anche a fare capolino per un saluto al “suo” Liceo.

Scienziato di valore assoluto, proiettato da tempo nell’olimpo internazionale, Gregorio Carullo sin dall’inizio è stato parte attiva del gruppo Virgo avendo potuto festeggiare, anche lui da protagonista quanto accaduto pochi anni fa, quando nel 2017 è stato assegnato il Premio Nobel per la Fisica.
Orgoglio vibonese, Gregorio Carullo, orgoglio per chi (come chi scrive) può dire: “Lo conosco”!