La Commissione Ue ha approvato l’iscrizione della Dop. Per Vocaturi di Agrocepi è il giusto riconoscimento alla viticoltura calabrese tra le eccellenze italiane
Era il vino “ufficiale” delle Olimpiadi, offerto per tradizione agli atleti tornati vincitori dall’impresa sportiva, ai quali venivano tributati onori divini: il Cirò Classico, eccellenza italiana made in Calabria, adesso è riconosciuto e tutelato a livello europeo. La Commissione Ue ha infatti conferito la protezione alla Denominazione di Origine Controllata e Garantita “Cirò Classico”, approvandone l’iscrizione come Dop nel registro dell’Ue.
Nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea del 25 luglio 2025, è stata registrata la denominazione “Cirò Classico Dop” che, secondo i dati aggiornati dell’Osservatorio Qualivita, nel comparto vino è la numero 529 delle Dop e Igp italiane, nonché la denominazione numero 19 fra le denominazioni del vino della Calabria. Con la registrazione della nuova Dop, l’Italia raggiunge quota 529 Ig Vino – di cui 410 Dop e 119 Igp – alle quali si aggiungono 328 prodotti agroalimentari, per un totale di 857 denominazioni, e considerando le 35 Ig delle Bevande Spiritose
I vini a Denominazione di Origine Controllata e Garantita “Cirò Classico” – che secondo il disciplinare sono prodotti con Gaglioppo minimo 90%, e Magliocco, Greco Nero, da soli o congiuntamente, fino a un massimo del 10% – nascono nell’intero territorio amministrativo dei Comuni di Cirò e Cirò Marina. Il comprensorio, appartenente alla zona altimetrica della collina litoranea, si sviluppa dal livello del mare fino ad una altezza massima 462 metri e rappresenta il luogo di più antica presenza della vite dell’intera area ed interpreta al meglio le peculiarità pedoclimatiche dell’area, restituendo un prodotto di alta qualità: rosso rubino intenso, dal profumo armonico e dal gusto vellutato, caratteristiche che lo rendono un vino fortemente identitario.
Cristian Raoul Vocaturi, Vicepresidente Vicario Nazionale Agrocepi e Coordinatore Regionale Agrocepi Calabria, esprime il proprio apprezzamento a tutti gli attori che hanno contribuito a questo risultato, sottolineando come il riconoscimento rappresenti una tappa fondamentale per la valorizzazione del patrimonio agricolo calabrese.

Il “Krimisa” (o Cremissa), antenato dell’attuale Cirò, era il “vino ufficiale” delle Olimpiadi: Milone di Crotone, vincitore delle gare di lotta in sei giochi olimpici, secondo alcuni storici pare fosse un grande estimatore di questo nettare, offerto per tradizione agli atleti tornati vincitori dall’impresa sportiva, ai quali venivano tributati onori divini. Tradizione che è stata poi riportata in auge in tempi più moderni: nel 1968, alle Olimpiadi di Città del Messico, tutti gli atleti partecipanti hanno avuto la possibilità di degustare il Cirò come vino ufficiale dell’evento.