A riferire l’accaduto e commentarlo sono i figli della donna sanzionata: il rispetto, soprattutto per le categorie di cittadini più fragili, non è un gesto di cortesia, ma è un dovere
Nel nostro Paese, l’inclusione sociale e il rispetto per i diritti delle persone con disabilità dovrebbero essere principi cardine della convivenza civile. Tuttavia, l’episodio avvenuto a Pizzo, dimostra quanto ci sia ancora da fare: la decisione della Polizia locale di sanzionare un’invalida, nonostante avesse esposto il previsto contrassegno disabili, per aver parcheggiato nelle strisce riservate ai residenti, in assenza di altri posti disponibili, rappresenta non solo un atto discriminatorio ma anche un grave segno di insensibilità istituzionale. In tutte le città d’Italia le norme di legge in materia a tutela dei disabili sono applicate e, per i veicoli muniti di apposito contrassegno, laddove i posti dedicati siano occupati o inesistenti, è previsto che si possa parcheggiare anche in divieto di sosta (pur di non arrecare grave intralcio al traffico) e/o in posti auto riservati ai residenti o nei cosiddetti “posti rosa-future o neo mamme”.
A riferire l’accaduto e commentarlo sono Giuseppe e Mariagrazia Galloro, figli della donna sanzionata, che continuano: È una regola di buon senso, oltre che normativamente prevista per legge, che riconosce le difficoltà quotidiane che i disabili affrontano e che mira a rendere loro la vita un po’ più semplice. Purtroppo, a Pizzo, questa regola è stata ignorata, creando un caso che non può passare sotto silenzio. Ciò che colpisce maggiormente in questa vicenda è la mancanza di empatia da parte delle autorità locali le quali, seppure a conoscenza del grave torto subito e segnalato nell’imminenza dello stesso dalla disabile, l’hanno costretta a ricorrere al Prefetto avverso la sanzione. Non si tratta solo di una multa ma è un esempio paradigmatico di come le istituzioni, invece di abbattere le barriere, possano diventare esse stesse un ostacolo.
A rendere ancora più grave la situazione – sono sempre loro a raccontare – è stato il comportamento successivo delle autorità locali di Pizzo. Né la Polizia Municipale né il Sindaco hanno avuto la sensibilità e la delicatezza di riconoscere l’errore e porgere le dovute scuse per i disagi e le preoccupazioni illegittimamente ed irragionevolmente create alla disabile, nemmeno dopo che il Prefetto ha dato ragione alla persona multata, accogliendo il ricorso e disponendo l’annullamento del verbale e la sua archiviazione. Un silenzio istituzionale che ha amplificato l’ingiustizia, aggiungendo alla lesione del diritto anche la mancanza di rispetto. Va inoltre sottolineato un aspetto che troppo spesso viene ignorato. L’invalida coinvolta ha potuto contare sulla vicinanza e sul sostegno dei propri familiari, che l’hanno aiutata a presentare ricorso e a difendere i propri diritti. Ma non tutti hanno questa possibilità. Chi non dispone di una rete di supporto, o chi non è nelle condizioni economiche e psicologiche di affrontare un procedimento, si trova costretto a pagare la sanzione pur sapendo di essere nel giusto.
Ed è proprio su questa difficoltà che certe amministrazioni sembra facciano leva, nella convinzione che molti cittadini, scoraggiati o impossibilitati a difendersi, finiranno per cedere consentendo loro “di far cassa”. Episodi come questo – concludono – non devono ripetersi: il rispetto, soprattutto per le categorie di cittadini più fragili, non è un gesto di cortesia, ma è un dovere. E i diritti delle persone più vulnerabili non si discutono, si garantiscono.