Gli accertamenti da parte della magistratura potranno dare indicazioni sulla possibilità che la piccola Carlotta, se trasportata per tempo all’Azienda Dulbecco, si sarebbe potuta salvare o meno
“I parametri di tempo che indicano l’efficacia degli interventi in emergenza-urgenza non sono fissati a caso, otto minuti per un intervento su territorio urbano e venti minuti su territorio extraurbano dovrebbero garantire la sicurezza del soccorso. Certo, non bastano ad assicurare l’esito positivo, ma sono individuati in relazione anche al tipo di patologia della persona da soccorrere”.
Lo afferma la Segretaria Generale Fp Cgil Calabria Alessandra Baldari che spiega: “tale premessa non esime dall’insorgere di dubbi inquietanti, quando i tempi si dilatano più che proporzionalmente e gli esiti sono drammatici, come nel caso della piccola Carlotta i cui genitori giustamente si interrogano sulle due ore trascorse in attesa di un’ambulanza per un trasferimento che forse avrebbe potuto salvare la vita della loro figlia”.
“Da Soverato a Catanzaro la distanza chilometrica è di 24,2 km e il tempo di percorrenza è di 22 minuti, da Maida a Soverato la distanza chilometrica è di 39,1 km e il tempo di percorrenza è di 44 minuti; la somma dei due percorsi è di 63,3 km e il tempo necessario è di 66 minuti, quindi molto maggiore del tempo previsto per un soccorso in emergenza urgenza. Ma forse – afferma Baldari – l’intervento richiesto per la piccola Carlotta La Croce, deceduta drammaticamente a soli 12 anni, è stato considerato un trasferimento verso altra struttura per esami di approfondimento, con un mezzo di soccorso munito di equipaggio al completo, autista, infermiere e medico e ipotizziamo, non essendoci a Soverato, l’unico disponibile era quello di stanza a Maida e quello bisognava aspettare, secondo quanto indicato dalle linee guida di organizzazione del nuovo sistema di emergenza urgenza”.
“Gli accertamenti da parte della magistratura potranno dare indicazioni sulla possibilità che la piccola Carlotta, se trasportata per tempo all’Azienda Dulbecco, si sarebbe potuta salvare o meno, data la gravità della patologia. E forse neanche su questo potremo avere certezze assolute”, dice la sindacalista che aggiunge: “Tanto premesso, però, non essendo purtroppo il primo caso, ma l’ennesimo in cui il maggior tempo necessario al soccorso abbia determinato il fondato dubbio che lo stesso abbia contribuito all’esito tragico di chi ha perso la vita, si impone un imperativo a chi ha organizzato il servizio di emergenza urgenza in Calabria, quello di ripensarlo e di correggere tutte criticità che si sono appalesate”.
“L’efficienza dell’Emergenza Urgenza non è un elemento secondario nel Servizio Sanitario Regionale, è la porta d’ingresso per i casi più gravi, quelli in cui spesso il gioco è tra la vita e la morte e i minuti contano quanto le cure e ogni persona dovrebbe sapere di poter contare su una macchina perfetta. Così non è perché, com’è noto, non tutte le postazioni di emergenza territoriale sono coperte, oltre una trentina ancora mancano dei mezzi e uomini necessari; non solo, tra queste quelle sguarnite insistono su importanti località turistiche e aree interne; solo il 24 luglio sono stati pubblicati gli esiti della gara di affidamento ai privati del terzo settore del servizio ambulanza per la copertura delle postazioni territoriali sguarnite e pare che non siano sufficienti, oltre che si tratta di postazioni di base di supporto al 118. Com’è noto, dato che le postazioni esistenti con equipaggio al completo non sono la maggioranza, spesso gli interventi di soccorso vengono eseguiti da ambulanze demedicalizzate o da auto mediche e questo è possibile e previsto, ma non può andare bene se i casi con esito negativo si ripetono, è necessaria una valutazione certa della complessità del caso o dei rischi possibili perché il prezzo da pagare è troppo alto per chi ha bisogno di soccorso e quindi il servizio andrebbe implementato, considerando anche le caratteristiche territoriali della regione”.
“Inoltre – afferma Baldari – mancano medici, infermieri, autisti, i mezzi ci sono ma restano fermi per rafforzare il sistema pubblico in cui il personale è insufficiente e spesso costretto ad effettuare maggiore orario di lavoro che viene remunerato con straordinario, in mancanza dell’ accordo regionale tra Dipartimento e OO.SS. sulle prestazioni aggiuntive le cui risorse destinate alla regione Calabria sono ferme da due anni”.
“Infine, è necessario implementare il servizio anche in relazione ai trasferimenti da un’Azienda all’altra per esami diagnostici dato che ad oggi secondo le direttive i pazienti devono essere accompagnati da un infermiere e, se necessario, anche da un medico del reparto che li ha in cura, creando così non solo un disservizio alla struttura, data l’accertata carenza di personale sanitario, ma anche un disagio a quel personale che nell’accompagnare con l’ambulanza i pazienti deve esercitare un ruolo improprio che è specifico, per formazione, del personale del 118”.
“Le cittadine e i cittadini calabresi – conclude – non possono più sopportare l’inefficienza di un servizio sanitario che deve essere risanato dalle basi: emergenza urgenza, pronto soccorso, continuità assistenziale, liste d’attesa sono in peggioramento e, soprattutto in estate quando la popolazione aumenta ed il personale ha diritto ad andare in ferie, colmare le lacune di organizzazione e di carenza di medici, infermieri e operatori sociosanitari è prioritario, altrimenti, mentre si sperimenta la cura, il SSR muore e con lui chi ha bisogno di assistenza immediata”.