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Don Fiorillo, il desiderio sfrenato del superfluo danneggia la fraternità e la comunità tutta

Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 3 agosto

di Mons. Giuseppe Fiorillo

.Carissime, carissimi, oggi celebriamo la 18ª domenica nel tempo ordinario. Gesù è in cammino verso Gerusalemme. Nelle soste evangelizza la folla, che numerosa lo segue. Da quella folla si eleva un giorno una richiesta:

«Maestro, dì a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma, egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse-: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: anima mia, hai a disposizione molto beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi, e divertiti!». Ma Dio gli disse: «Stolto questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?». Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».( Luca 12,13 – 21).

La divisione dell’eredità nella cultura patriarcale ebraica è un momento delicato e fondamentale.
Le liti che sorgevano nelle famiglie (perché, ieri come oggi, l’avidità è più forte della fratellanza!), venivano demandati dalla legge di Mosè ai magistrati, i quali giudicavano, sulle spettanze ai primogeniti e poi agli altri fratelli (Deuteromio 21,17). Le figlie erano escluse dall’eredità, tranne in mancanza di fratelli (Numeri, 27, 8-9).
Gesù rifiuta il ruolo di giudice o di mediatore e non si ferma alla cronaca, ma va sempre “oltre”, perché Lui sa ascoltare e leggere la gente. Legge i segni che la gente si porta addosso: i rumori, gli odori, la terra, la storia, le gioie, i dolori. Ciò che interessa a Gesù è far capire che la vita vale più del cibo ed essa non dipende dai beni che si possiedono. Per esistere basta mangiare, bere, dormire; per vivere, invece, c’è bisogno d’altro. C’è bisogno di solide radici, sostenute da buone relazioni umane e robuste tali per poter volare alto e cercare luce nelle tenebre dell’esistenza.
Ciò che conta è tenere a mente che il desiderio sfrenato del superfluo danneggia la fraternità e la comunità tutta.

vangelo 3 agosto

Oggi la comunità degli uomini è lacerata, è insanguinata, è massacrata, perché uomini al potere ,che si considerano semidei, assatanati da un narcisismo sfrenato, vogliono tutto e, dopo il pasto, hanno più fame di pria.(Dante)

Gli insegnamenti Gesù li attualizza sempre con narrazioni di parabole. Oggi Gesù, a suggello del suo messaggio sul buon uso dei beni materiali, narra la vicenda di un imprenditore agricolo che, col favore della buona annata, realizza, con successo, il suo sogno di ricchezza.
I vecchi granai non bastano più e, allora, anziché partecipare con i bisognosi l’abbondante raccolto, pensa di costruire nuovi granai. “O uomo perché ti affanni nel costruire nuovi granai, non vedi che i granai dei poveri, tuoi vicini di casa, sono vuoti? Riempili con quello che ti avanza!” (San Basilio Magno, Cappadocia 330 – 379). Ma l’uomo della odierna parabola non arriva a tale sensibilità, perché “ha occhi e non vede ,ha orecchie e non sente e il suo cuore è indurito”. È ricco di cose, ma povero di amore!

Gli altri per lui contano poco. Nella sua vita conta più la roba, i granai.
E poi è solo. È chiuso, prigioniero del suo io ed ossessionato dall’accumulo che considera suo.
Ecco il suo linguaggio: i miei raccolti, i miei granai, i miei beni, la mia vita, la mia anima. Ecco i suoi verbi : demolirò, costruirò, raccoglierò, tutto al futuro… Ma al presente, colpo di scena, irrompe nella sua vita l’ospite indesiderato: «Stolto questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?».
Ed è così che il ricco, gonfio del suo “io” e carico del suo “mio”, la notte se ne va all’improvviso senza il suo cumulo di ricchezze.

“Vanità delle vanità: tutto è vanità. Chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrà lasciare la sua parte ad un altro che non vi ha per nulla faticato”(Qoelet 1,2).

Buona domenica sempre con un monito di San Basilio: “Quello che è hai di più nella tua casa, non è tuo, ma del fratello povero”.

Don Giuseppe

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