Intervento della responsabile provinciale vibonese di Noi Moderati a proposito della proposta del candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Pasquale Tridico
“Il reddito di dignità”! L’ennesima trovata del M5S per abbindolare, anzi, infinocchiare il popolo…ora quello calabrese!”.
Va giù netta la responsabile provinciale vibonese di Noi Moderati, Maria Rosaria Nesci, a proposito della proposta del candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Pasquale Tridico: “E sì, perché al di là dell’aspetto pratico in termini di fattibilità normativa e sostanziale, ciò che comporterebbe una siffatta tecnica di assistenzialismo sarebbe l’implosione della nostra regione. Una regione bellissima che, tuttavia, soffre per l’assenza di uno sviluppo economico sociale e che, quindi, va indirizzata verso la crescita e non verso l’immobilizzazione lavorativa e la conseguente arretratezza sotto ogni profilo”.
Nesci è sicura che: “L’assistenzialismo ai calabresi e alla Calabria non serve. A noi serve che il lavoro lo si produca e non che lo si blocchi o che, ancora peggio, in taluni casi, si agevoli il lavoro in nero con relativa assenza di tutela. L’assistenzialismo, noi neppure lo vogliamo, anche perché, se così fosse, nel giro di un anno, ci troveremmo con le aziende (piccole, medie o grandi che siano) al collasso e con la conseguente incapacità della nostra bellissima regione di offrire anche il più banalissimo servizio; un accrescimento esponenziale dei costi per le famiglie che sarebbe determinato non solo dall’aumento delle tasse (eh sì, perché, bando alle ciance, le somme di cui dispone la regione e che secondo qualche esponente della sinistra dovrebbero essere utilizzate per finanziare tale “reddito di dignità” – ammesso che possano effettivamente essere impiegate a tal fine e non credo perché come si dirà appresso sono fondi vincolati – sarebbero appena sufficienti a garantire la copertura per un semestre), ma anche e soprattutto dall’aumento del costo della mano d’opera e delle spese necessarie per coprire l’importazione dei prodotti da altre regioni…quelle più facoltose, quelle dove si lavora e si produce, insomma!”
Maria Rosaria Nesci, che è anche consigliere comunale d’opposizione a Vibo Valentia, spiega quindi il suo pensiero: “E veniamo ora alla effettiva possibilità di introdurre un tale sistema di assistenzialismo!”.
“Ebbene, innanzitutto, è il caso di ricordare a questi falsi benefattori che per legge non è prevista l’assegnazione di risorse da parte dello stato alle regioni per l’assistenzialismo integrativo che si vorrebbe far credere che sarà introdotto. Tutt’al più, in determinate ipotesi, sono previsti dallo stato degli inventivi sporadici e limitati per situazioni di grave indigenza, ma nient’altro. Risorse statali dalle quali attingere per garantire tale pseudo reddito integrativo, quindi, non ne esistono. Ed inoltre, l’attuale sistema di decentramento amministrativo prevede che la regione disponga di risorse statali in ogni settore in misura pari a quanto la stessa regione abbia investito in quell’ambito nell’ultimo triennio. Se, quindi, in tema di politiche attive del lavoro non ci sono stati investimenti perché si è optato per l’assistenzialismo, cosa si potrà chiedere alla finanza pubblica dello stato per tale settore? Un bel niente! Il tutto con la conseguente paralisi del lavoro nella nostra regione. E come se ciò non fosse sufficiente, stesso principio vale per i fondi dell’Unione europea che, peraltro, ricordo a me stessa essere fondi vincolati. Fondi che, quindi, possono essere usati solo per determinati obiettivi e non per ciò che si vuole. E così se i fondi dell’UE sono stati destinati alle regioni perché si avviassero politiche attive del lavoro, certamente non si può pensare di usarli per l’assistenzialismo che in termini pratici è di fatto una politica passiva”.
La Nesci conclude il suo intervento mettendo in guardia die rischi che la Calabria ed i calabresi possono correre: “Il rischio nel caso di un impiego illegittimo? La restituzione dei fondi e l’applicazione delle relative sanzioni. La conseguenza? Il dissesto della regione Calabria. Un dissesto che ci porterebbe su una strada senza via d’uscita con l’insorgenza di una povertà generale che si tradurrebbe nello spopolamento e nella morte della nostra terra. Un disastro, insomma, che noi tutti abbiamo l’obbligo di scongiurare perché, stando così le cose, di dignità questo reddito non ne ha affatto!”