Se è vero che compito della scuola è preparare le giovani generazioni alla vita, la Vita non può restarne fuori!
di Alberto Capria
Con l’avvicinarsi di un nuovo anno scolastico si ripresenta il tempo delle programmazioni e delle riflessioni: sul tempo trascorso e su quello attuale, sulla scuola pensata e su quella agìta.
La scuola è ambiente complesso che deve essere conosciuto dal di dentro ed attentamente studiato per essere compreso. Esige riconsiderazione e un definitivo affrancamento dal peso di una burocrazia più che molesta che ne zavorra la quotidianità e da posizioni ideologiche – seppur comprensibili – che da sempre si abbattono su di essa senza preventivo e doveroso coinvolgimento.
La scuola richiama ad una visione necessariamente sistemica, che prescinda da tentativi più o meno riusciti di ritinteggiatura; pretende che la si consideri come ingranaggio – fondamentale e strategico – del sistema Pubblica Amministrazione.
Urge una seria riflessione sull’universo scuola che vada al di là dei risultati delle prove Invalsi; che non passi solo dai nodi strutturali che pur la condizionano (numero alunni per classe, numero di plessi esorbitante dopo l’operazione di dimensionamento scolastico, organici, modalità di reclutamento e di formazione, spazi ed ambienti di apprendimento che – se idonei – giustificherebbero l’ossessione del tempo pieno), ma da una auspicata modificazione dell’impianto culturale che la sorregge.
È necessario assottigliare la distanza – effettiva o percepita – che intercorre fra chi la scuola la agisce quotidianamente e chi è chiamato a prendere decisioni ai vari livelli. È importante comprenderne il valore, porla al vertice delle priorità nazionali, mettere al centro il delicato binomio insegnamento/apprendimento, il dibattito pedagogico da troppo tempo espunto, il ben – essere degli studenti prima di test e contenuti, modalità di valutazione ed adempimenti, ordine e disciplina.
Si impone il rilancio del sistema integrato 0/6 in tutte le regioni, al fine di garantire a tutti pari opportunità di sviluppo, superando barriere territoriali, economiche, etniche, culturali. E le stesse pari opportunità dovrebbero essere presenti negli edifici scolastici, con un ampio e strutturato piano di edilizia scolastica che avrebbe potuto utlimente assorbire il 90% del finanziamento PNRR. Ci sono scuole belle, con laboratori e spazi didattici all’avanguardia, nelle quali viene voglia di entrare e ritornare; ed altre poco invitanti, con ambienti poco favorevoli all’azione didattica. E sappiamo bene quanto l’estetica dei luoghi impatti sulla dimensione emotiva e motivazionale degli esseri umani.
La scuola ha necessità di traguardare riferimenti pedagogici e psicologici importanti; di incontrare gli allievi, affascinarli, sognarli – per citare Danilo Dolci – abituarli ad aprire e saper leggere “il libro del mondo”, favorirli nella costruzione di un pensiero critico. Soprattutto in questo nostro tempo sospeso; “Abbiamo fallito, ed i ragazzi ne pagano il conto”, così Massimo Recalcati. A scuola gli allievi dovrebbero essere pensati come potenzialità con la vocazione all’apprendimento continuo ed alla naturale, positiva crescita.
A questa visione occorre affiancare quella dell’orizzonte, immaginando l’allievo posto su una collina costituita dalle competenze e dalle esperienze, che approfondite con criterio – prescindendo da Programmi e test standardizzati – lo fanno crescere come individuo all’interno di una società.
Più esperienze riesce a fare nel suo percorso di crescita scolatica ed extrascolastica – belle o brutte, affascinanti o noiose, ordinarie o straordinarie – più la collina su cui è posto crescerà; e di conseguenza maggiore sarà il suo orizzonte che gli permetterà di abbracciare punti di osservazione diversi, cogliere con lo sguardo panorami più ampi, essere sempre di più “cittadino del mondo”.
Questo del resto è l’essenza della scuola: fare crescere nel modo più ampio e migliore possibile i propri allievi, aiutandoli ad ampliare i propri orizzonti: anche quelli che la stessa scuola – per tempi, imposizioni, costrizioni disciplinari, spazi non idonei, resistenze anacronistiche, parossisimi legislativi – non riesce a mettere a fuoco; inverando così il “non scholae sed vitae” senechiano. Se è vero che compito della scuola è preparare le giovani generazioni alla vita, la Vita non può restarne fuori!
Non siamo in tanti a continuare a crederci, da inguaribili ottimisti: per intanto buon nuovo anno scolastico con l’augurio che nessuno, parafrasando Dalla, possa erroneamente pensare che … “l’anno che sta arrivando (iniziando) fra un anno passerà”.