Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 21 settembre
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime, carissimi,
la liturgia di questa 25ª domenica del Tempo Ordinario ci presenta una pagina di Luca assai sorprendente. Gesù mette in cattedra un ladro che, in un momento esistenziale della sua vita, con la sua lezione, ci trasmette il vero valore del denaro nelle viverlo quale cattivo padrone, ma buon servitore nel tessere relazioni umane che assicurano il futuro.
Ecco il testo:
Gesù diceva ai discepoli: “Un uomo ricco aveva un amministratore e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione”… L’amministratore disse fra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché qualcuno mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: Cento barili di olio. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: Tu quanto devi?. Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza.. . (Luca 16,1-13).
La narrazione scorre con il monito di Gesù: “I figli di questo mondo sono più scaltri dei figli della luce. Fatevi degli amici con la disonesta ricchezza, perché quando questa verrà a mancare essi vi accolgono nelle dimore eterne”.
Le ricchezze, creano muri, divisioni tra i Popoli, scatenano guerre, creano deliri di onnipotenza, elevano steccati tra il mondo opulento ed il mondo povero. Per Gesù la disonesta ricchezza si purifica soltanto creando relazioni… condonando quei debiti che strozzano le economie dei Popoli più fragili.
Oggi i Popoli poveri bussano alle porte del mondo ricco, con discrezione, domani potrebbero arrivare con violenza. “Popoli ricchi temete l’ira dei poveri, perché, se un giorno si dovesse scatenare la loro ira, periremo tutti in un baratro infernale” (Paolo VI, Populorum progressio, 26 marzo, 1967).
È urgente, quindi, se non vogliamo perire affogati nel mare del nostro egoismo, creare un nuovo ordine mondiale, basato sulla Pace e la Giustizia. Un nuovo ordine mondiale che abbia la capacità di sostituire l’aiutare i popoli poveri con il “restituire” il maltolto in forniture di mezzi di lavoro e nel costruire vie di comunicazione, ospedali, scuole, laboratori. Un nuovo ordine mondiale che abbia la capacità di sostituire l’accumulare con il “condividere” i beni della terra, perché la terra da Dio è stata affidata a tutti gli uomini, perché la lavorassero, e ne mangiassero i frutti (Genesi) .
Buona domenica col ricordarci che ogni gesto umano verso i più fragili, anche se piccolo, profuma di divino.
Don Giuseppe Fiorillo.