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Le manifestazioni di ieri, ovvero quel confine sottile tra protesta e odio

scontri con la polizia

&NewLine;<p><strong><em>Si manifesta per la Palestina ed intanto si registra una crescita di antisemitismo come mai misurata prima in Italia dalla fine della guerra<&sol;em><&sol;strong><&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<&excl;--more-->&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p>Le piazze italiane di ieri&comma; gremite da oltre centomila persone in più di settantacinque città&comma; hanno mostrato la forza di una mobilitazione che travalica i confini geografici ma che si è caratterizzata politicamente&period;<&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p>Se è vero che queste manifestazioni sono scaturite da una sensibilità diffusa che considera la pace non come un concetto astratto&comma; ma come una responsabilità urgente e concreta&comma; è anche vero che quanti sono scesi in piazza per chiedere un cessate il fuoco in Palestina e denunciato la drammatica condizione della popolazione di Gaza&comma; si è indirizzato verso una critica ai legami politici&comma; economici e militari con Israele invertendo l’ordine della questione e individuando nel popolo ebraico un obiettivo da attaccare&period;<&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p>Di più&comma; alle immagini di cortei pacifici si sono sovrapposte quelle degli scontri&colon; la guerriglia alla stazione centrale di Milano&comma; le vetrine infrante&comma; i lanci di sassi a Trieste&comma; le tensioni a Bologna e a Catania&period; Gesti che non solo macchiano la protesta&comma; ma rischiano di rovesciarne il senso&colon; il grido per la pace diventa rumore di violenza&comma; il desiderio di giustizia si confonde con il rancore&period;<&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<figure class&equals;"wp-block-image size-large"><img src&equals;"https&colon;&sol;&sol;vivipress&period;com&sol;wp-content&sol;uploads&sol;2025&sol;09&sol;scontri-a-milano-1024x683&period;jpg" alt&equals;"" class&equals;"wp-image-44303"&sol;><&sol;figure>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p>Questa contraddizione interpella la coscienza civile&period; Perché non si può chiedere la fine di una guerra praticando la logica della sopraffazione&period; Non si può invocare la libertà di un popolo negando quella di un altro&period; È una trappola sottile&comma; che scatta quando si smarrisce il confine tra critica a governi e condanna di interi popoli&comma; tra opposizione a scelte politiche e demonizzazione identitaria&period; Finirci dentro significa scivolare verso quella pericolosa logica del &OpenCurlyDoubleQuote;noi contro loro” che la storia ci ha insegnato a riconoscere come miccia dell’odio&period; La rabbia&comma; se non governata&comma; diventa un boomerang&period; Trasforma la protesta in pretesto&comma; allontana la società civile e finisce per delegittimare la causa stessa che si intende sostenere&period;<&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p>La storia ci mette in guardia&period; La &OpenCurlyDoubleQuote;Notte dei cristalli” del novembre 1938&comma; con le sinagoghe incendiate&comma; le vetrine distrutte e migliaia di ebrei deportati&comma; non fu un evento improvviso&comma; ma il frutto di una lunga deriva culturale&period; Tutto cominciò con parole&comma; slogan&comma; narrazioni che indicavano un &OpenCurlyDoubleQuote;nemico interno”&comma; ridotto a bersaglio&period; Da lì all’esplosione dell’odio organizzato il passo fu breve&period; Non è questione di sovrapporre eventi diversi&comma; ma di riconoscere i meccanismi che si ripetono&colon; il linguaggio che divide&comma; l’idea che alcune vite valgano meno di altre&comma; la riduzione del dissenso a nemico&period;<&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p>Il richiamo alla notte tra il 9 e il 10 novembre 1938 non è un paragone immediato tra eventi&comma; ma un monito&period; La violenza di ieri e la violenza di allora non sono sovrapponibili&comma; ma i meccanismi retorici – la demonizzazione dell’altro&comma; la riduzione di intere comunità a un nemico da colpire – sono simili e pericolosi&period; Ed è proprio qui che la memoria storica diventa fondamentale&colon; ricordare il passato non per paralizzarci&comma; ma per non cadere negli stessi abissi&period;<&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p>Oggi&comma; nelle nostre piazze&comma; dobbiamo vigilare perché la rabbia non degeneri in intolleranza&comma; perché la solidarietà verso i palestinesi non si trasformi in criminalizzazione indiscriminata di Israele o&comma; peggio&comma; degli ebrei&period; La memoria della Shoah non è un capitolo chiuso nei libri di storia&comma; ma un faro che illumina i rischi presenti&colon; ricordarci fino a dove può condurre l’odio quando viene alimentato da retoriche semplici e assolute&period; Il dolore dei palestinesi merita ascolto&comma; solidarietà&comma; impegno concreto per una pace giusta&comma; ma questo può avvenire solo isolando gli estremismi&comma; sconfiggendo il terrorismo rappresentato da Hamas&comma; costruendo una democrazia che&comma; purtroppo&comma; il popolo palestinese non ha mai conosciuto&colon; soggiogato&comma; sottomesso&comma; controllato&comma; sfruttato da un&&num;8217&semi;organizzazione terroristica costituita con un preciso compito da statuto&colon; il totale annientamento del popolo ebraico&period;<&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p>Perché non si può ignorare che sta tornando in superficie quell’antisemitismo che sotto traccia ha sempre resistito&period; A Bolzano l&&num;8217&semi;ingresso del Municipio è stato imbrattato con della vernice rossa e con la scritta &OpenCurlyDoubleQuote;22 vermi”&comma; riferita ai consiglieri comunali che la scorsa settimana si erano astenuti dal voto sulla mozione anti-Netanyahu&period; I manifestanti del corteo di Roma per Gaza dopo essere arrivati a Piazzale Aldo Moro sono entrati all&&num;8217&semi;interno della Sapienza e gli universitari hanno fatto irruzione occupando la facoltà di Lettere e Filosofia al grido di &&num;8220&semi;Palestina Libera&&num;8221&semi; e intonando cori contro Israele e la rettrice Antonella Polimeni&period; Invocare la pace non può tradursi in nuovi muri&comma; nuove discriminazioni&comma; nuove ferite&period;<&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p>Si manifesta per la Palestina ed intanto si registra una crescita di antisemitismo come mai misurata prima in Italia dalla fine della guerra&period; I fatti di Gaza stanno provocando un cambio di sguardo&colon; la demonizzazione e la delegittimazione dell&&num;8217&semi;esistenza di Israele&comma; accusata di rispondere in modo asimmetrico all&&num;8217&semi;atroce massacro di civili in quel drammatico 7 ottobre&comma; si è diffusa trasversalmente &lpar;per età&comma; ceti e appartenenza politica&rpar; e ha accresciuto l&&num;8217&semi;antisemitismo&period;<&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p>Ed allora&comma; il compito più urgente è trasformare le piazze in spazi di dialogo&comma; non di scontro&period; La voce della società civile è tanto più forte quanto più sa distinguere tra il dolore di un popolo e la delegittimazione di un altro&period; Perché la pace non si costruisce con le pietre scagliate né con le vetrine distrutte&comma; ma con la fatica – paziente e ostinata – di riconoscere l’umanità di tutti&period;<&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p>Se davvero vogliamo che &OpenCurlyDoubleQuote;Palestina libera” sia un grido di giustizia&comma; dobbiamo assicurarci che non diventi&comma; per nessuno&comma; una condanna&period;<&sol;p>&NewLine;

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