Il ringraziamento da parte della famiglia Rubino ed il grazie alla commissione da parte dell’ex vicesindaco Cugliari aveva espresso
Alla fine ha vinto il buon senso, soprattutto il senso di comunità e la terna commissariale che regge le sorti del Comune di Stefanaconi ha preso la decisione che tutti in paese auspicavano: ha modificato la precedente delibera, quella contestata, ed ha individuato nel parco urbano di località Pajeradi l’area pubblica da intitolare alla memoria del magistrato Rosario Livatino giudicando questo luogo di “forte valenza simbolica ed aggregativa”, ma ancora privo di una formale denominazione

La notizia è stata accolta con soddisfazione da quanti vivono a Stefanaconi. In particolare la famiglia Rubino – Giovanni, Ugo, Nicola e Marica Rubino – in una lettera hanno voluto ringraziare la comunità di Stefanaconi che – scrivono – durante questi giorni, in modo pressoché unanime, ha espresso , nei nostri confronti, solidarietà incondizionata e grande vicinanza, con continui attestati di stima e commoventi ricordi della figura di nostra madre, ormai scomparsa da 50 anni!”.
“Senza voler far torto a nessuno, un particolare ringraziamento – scrivono ancora i figli – va al prof. Raffaele Arcella, amico carissimo ed indomito combattente, al caro Mimmo Cugliari, uno dei protagonisti dell’amministrazione che intitolò la villa a nostra madre, ed a Franza, nella persona di Battista Bartalotta, strenuo cultore e difensore della memoria del natio borgo!”.
Ringraziamenti anche al prefetto Anna Aurora Colosimo ed alla terna commissariale.

E proprio Mimmo Cugliari ha inteso scrivere alla terna commissariale “per elogiare la sensibilità e la saggezza dimostrate nella decisione di ripensare la delibera che prevedeva il cambiamento del nome della villa Elena”. Lui che si era espresso chiaramente in merito a questa decisione contestata.
“Il vostro gesto – scrive l’ex vicesindaco di Stefanaconi – non solo testimonia un grande rispetto per la memoria collettiva e per l’identità storica del nostro territorio, ma rappresenta anche un esempio di come lo Stato, nelle sue più alte funzioni, possa farsi interprete del sentire comune, ascoltando e comprendendo le radici di una comunità. Forse, nel vostro ripensamento, vi siete immedesimati nel giovane giudice Rosario Livatino, una figura straordinaria, dotata di senso di giustizia e umanità, che non avrebbe mai voluto che il suo nome sostituisse quello di una donna che, nella sua semplicità, è stata un simbolo di amore, dedizione e valori familiari”.
Quindi, ricorda: “Elena era una moglie esemplare, una maestra appassionata e, soprattutto, una madre straordinaria che, a causa di una malattia improvvisa, lasciò questa terra a soli 34 anni. La sua morte spezzò il cuore di chi l’amava, lasciando i suoi quattro figli in tenera età, il maggiore aveva appena 9 anni, mentre la più piccola ne aveva soltanto 4. Questa tragedia non solo segnò profondamente la loro giovane vita, privandoli troppo presto dell’affetto e della guida materna, ma lasciò un vuoto incolmabile anche nella comunità, che riconosceva in lei una figura di grande valore umano e morale”.

“Questa vostra scelta – afferma Mimmo Cugliari – non è solo un atto di rispetto nei confronti della storia locale, ma anche un messaggio potente che dimostra come il passato e il presente possano convivere armoniosamente, senza cancellare nulla, ma aggiungendo significato e valore. La legalità e la giustizia, come voi stessi avete dimostrato, non si affermano con gesti divisivi, bensì con azioni che includono, rispettano e costruiscono ponti tra memoria e futuro”.
“Grazie – conclude – per aver rappresentato lo Stato con equilibrio, empatia e lungimiranza. Il vostro operato è motivo di orgoglio per tutti noi”.