“Abbiamo scoperto la felicità”, dicono gli ultimi uomini, e strizzano gli occhi. Chi vuole ancora governare? Chi vuole ancora obbedire ? Entrambi sono troppo gravosi
di Pierluigi Lo Gatto
Forse la reincarnazione di Nietzsche si trovava pochi giorni fa in qualche seggio calabrese, o forse lo spirito di Zarathustra aleggiava sulle urne in punta allo stivale, tronfio di aver predetto quanto poi sarebbe accaduto.
Mentre il profeta scende dalla montagna, le analisi si moltiplicano e i dati si interpretano: chi ha vinto ha in qualche modo perso, e anche tra chi ha perso ci sono persino animi esultanti.

Ma il grande filosofo preannuncia il vero declino, il significato profondo di sterili risultati, la subdola conseguenza di ciò che siamo divenuti: l’Astensionismo.
Un astensionismo una volta considerato sconvolgente, ma a cui sono oramai abituate anche le millenarie rocce più che ai potenti venti di burrasca. Un’ abitudine a tutto, dalla sveglia alle sei del mattino fino all’assenza dei diritti più elementari; dal dolcino per concludere il pasto fino ai massacri di piccoli innocenti.
Ecco il frutto dell’annientamento del pensiero critico, della colpevole uccisione del dialogo e del confronto, della progressiva deresponsabilizzazione che ha pervaso non solo la Calabria, non solo l’Italia, non solo le democrazie occidentali, ma ogni luogo e ogni meandro sociale.
Ecco il pernicioso parto della Tecnica , che il Nazismo, come sosteneva Gunther Anders, ha riprodotto su larga scala nella sua intima essenza. Siamo da tempo meri esecutori di ordini, funzionari di un sistema che determina le nostre necessità, le nostre scelte, la nostra vita.
Un sistema finora gestito da pochi umani, ma presto guidato da neuroni artificiali.
Siamo stati incatenati a un divano munito di telecomando e wifi, delegando a sparuti, mediocri burattini e a molte macchine chi siamo e cosa vogliamo.
E alzarsi da quel divano fa male, molto male; meglio rimanere sdraiati, astenendoci dalla responsabilità di ciò che facciamo e mantenendo la possibilità di un distratto lamento.
Ma chi ce lo fa fare ad abbassare il finestrino e chiedere informazioni, quando c’è Google Maps che ci indica il percorso più breve? Perché dovremmo sforzarci a selezionare la nostra musica preferita quando c’è un’app che costruisce la compilation ideale? Che assurdità scegliere il nostro futuro, quando c’è chi lo può fare per noi.
Scendendo dal ripido monte, Zarathustra preferirebbe certo scorgere libri piuttosto che lavagne luminose, filosofia fin dalle elementari invece di tablet il cui fine è quello di renderci tutti ciechi, affollati teatri al posto di supporti artificiali.
E giunto finalmente a valle, fra gli ignavi schiavi dormienti, addestrati figli di Pilato, il sommo mistico lascerebbe all’ unico elemento che non si astiene, il vento della Storia, le sue profetiche parole : “L’Uomo non ha scelta, dev’essere Uomo!”