La ripartizione dei seggi in Consiglio regionale non è equa: a parità di popolazione, Cosenza elegge quasi il doppio dei rappresentanti rispetto alle province più piccole

In Calabria la rappresentanza democratica è diventata una questione di geografia più che di diritto.
La legge elettorale regionale, più volte ritoccata negli anni, ha finito per creare un sistema squilibrato, che oggi penalizza pesantemente le province più piccole — Crotone e Vibo Valentia — e altera il principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione.
I numeri parlano chiaro: nel 2023 le tre province dell’ex “Catanzaro grande” — Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia — contano complessivamente 653.047 residenti, quasi quanto Cosenza (poco meno) e più di Reggio Calabria.
Eppure, la distribuzione dei seggi in Consiglio regionale racconta un’altra storia: Cosenza ottiene 15 consiglieri, Reggio Calabria 7, mentre Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia insieme solo 8.

Una sproporzione che non trova alcuna logica né sul piano demografico né su quello istituzionale. Un’anomalia evidente, che trasforma il diritto di voto in una sorta di lotteria territoriale.
Per un cittadino crotonese o vibonese, il voto “pesa” meno rispetto a quello di un cosentino. Un’ingiustizia che si aggiunge alle tante già subite da territori spesso dimenticati dalle politiche regionali, dalle infrastrutture alla sanità, da un sostanziale isolamento economico e da una scarsa rappresentanza nei centri decisionali; insomma, che vengono doppiamente emarginate: nella realtà e nelle istituzioni.
Questa distorsione non è un dettaglio tecnico, ma un vero e proprio vulnus democratico.
Crotone e Vibo Valentia , già deboli sul piano economico e infrastrutturale, sono ora deboli anche nel cuore della democrazia regionale: l’aula del Consiglio.
E così, alle due province più giovani e più deboli, resta la sensazione di essere appendici dimenticate di una Regione che continua a parlare di unità ma che nei fatti costruisce disparità.
Il problema non è soltanto tecnico, ma profondamente politico e costituzionale. L’articolo 48 della Costituzione sancisce l’uguaglianza del voto. Ma in Calabria, questa uguaglianza è diventata un concetto astratto: non tutti i voti pesano allo stesso modo. E quando il peso di un consigliere vale più in un territorio e meno in un altro, la rappresentanza democratica si svuota di significato e il principio di equità si trasforma in retorica.
È giunto il momento di dirlo chiaramente: questa legge elettorale è una ferita alla democrazia calabrese. Serve una riflessione seria, non più rinviabile.
La politica regionale non può continuare a chiudere gli occhi di fronte a una diseguaglianza così evidente.
Riequilibrare la rappresentanza significa restituire dignità a territori che hanno dato tanto alla Calabria e ricevuto troppo poco.
Finché un voto a Crotone o a Vibo Valentia varrà meno di uno a Cosenza, la Calabria resterà una regione divisa in due: da una parte chi conta, dall’altra chi subisce. E questa non è solo una questione di numeri, ma di giustizia.