Come cittadini e operatori culturali, il desiderio è che la (ri)apertura del teatro comunale sia davvero una festa per la città, non un’occasione persa
La prossima apertura del Nuovo Teatro Comunale di Vibo Valentia, così come preannunciato dal sindaco Enzo Romeo definendolo “un passo decisivo verso la rinascita culturale della città”, rappresenta certamente un momento molto atteso da tutta la cittadinanza. Dopo anni di aspettative e di lavori infiniti, il teatro dovrebbe finalmente assumere il suo ruolo di luogo di incontro, di arte e di crescita culturale per la comunità.
Il sindaco Romeo ostenta sicurezza e promette un cambio di passo: «Questa volta il teatro lo apriamo davvero e cominceremo a fare le stagioni teatrali in modo serio e nei migliori dei modi. Nelle scorse settimane abbiamo bandito l’Avviso pubblico per la programmazione della prima vera stagione teatrale che prenderà il via il prossimo inverno, per avere una proposta culturale strutturata, degna di una città che vuole investire nella bellezza, nell’arte e nella partecipazione».
Ma il problema è proprio su questo punto: il bando dal Comune per la gestione della prossima stagione teatrale rischia di compromettere questa aispicata rinascita.
Come segnalato da diversi operatori culturali e da esperti del settore, il documento presenta numerose lacune e ambiguità che meritano di essere affrontate con urgenza e trasparenza.
Proviamo a riassumerle.
Nel bando non sono chiaramente indicati i requisiti minimi per partecipare: non si specifica se possano concorrere imprese culturali, associazioni, enti del terzo settore o reti temporanee, né vengono richieste esperienze minime nel campo della gestione teatrale.
Questa vaghezza rischia di generare confusione, contenziosi e soprattutto di escludere o penalizzare realtà locali serie e competenti.
Anche i criteri di valutazione appaiono troppo generici: si parla di “qualità artistica” o “capacità gestionale”, ma senza definire indicatori, punteggi o modalità di attribuzione. In mancanza di una griglia chiara, la selezione del gestore rischia di apparire poco trasparente e difficilmente verificabile.
Non è chiaro, poi, quali costi ricadano sul Comune e quali sul futuro gestore — dalle utenze alla sicurezza, dalla manutenzione ai servizi di biglietteria.
Anche la ripartizione di eventuali ricavi o contributi pubblici non viene spiegata, lasciando aperti interrogativi che, in un contesto pubblico, non dovrebbero mai restare senza risposta.
Ulteriore fonte di preoccupazione è la tempistica: i lavori di completamento del teatro non risultano ancora conclusi, eppure si parla già di avvio della stagione invernale. Programmare un cartellone senza la certezza dell’agibilità della struttura appare quanto meno azzardato.
La (ri)apertura del teatro comunale dovrebbe essere un momento di partecipazione e di visione condivisa, non l’esito di procedure frettolose o imprecise.
Un teatro non è solo un edificio: è un servizio pubblico che richiede competenza, trasparenza e responsabilità.
Invece, il bando così com’è concepito rischia di tradursi in un affidamento opaco e improvvisato, più orientato alla fretta che alla visione culturale.
Per questo è opportuno che l’Amministrazione comunale riveda il bando, introducendo:
- criteri di valutazione oggettivi e pubblici,
- una chiara definizione di spese, ruoli e responsabilità,
- garanzie sui tempi di consegna della struttura,
- norme precise su sicurezza, assicurazioni e rendicontazione.
Come cittadini e operatori culturali, il desiderio è che la (ri)apertura del teatro comunale sia davvero una festa per la città, non un’occasione persa.
L’Amministrazione deve aprirsi al dialogo, ascoltare la voce degli esperti e delle associazioni, e lavorare insieme per costruire una stagione teatrale degna della storia e del potenziale culturale di Vibo Valentia.
Solo attraverso chiarezza, partecipazione e competenza il Nuovo Teatro Comunale potrà tornare a essere ciò che deve essere: un luogo vivo, inclusivo e rappresentativo dell’intera comunità.