Il tributo a chi ha lasciato un’impronta indelebile nella storia e nel ricordo affettuoso dei vibonesi e che adesso entrerà per sempre nel paesaggio e nel cuore della città
di Maurizio Bonanno
Scrivo con il cuore pieno di emozione, con la voce tremante e gli occhi che, nonostante il tempo passato, si fanno ancora lucidi. Perché sabato 18 ottobre, alle ore 17:00, la mia città — la nostra amata Vibo Valentia — compirà un gesto che va oltre ogni cerimonia, oltre ogni formalità: inaugurerà via Alfredo D’Agostino, dedicando una delle sue arterie a colui che, per me e per tantissimi altri, è stato non solo un Sindaco, ma una guida, un padre istituzionale, un esempio vivente di ciò che la politica dovrebbe essere.
La decisione, maturata dalla giunta comunale nella seduta del 3 maggio 2024, è stata voluta per rendere omaggio all’avvocato, al giurista, al docente, ma soprattutto al Sindaco Alfredo D’Agostino, primo cittadino dal 1997 al 2002. A firmarla, allora, il sindaco Maria Limardo, che ha raccolto un sentimento comune, diffuso, quasi unanime: quello di una città intera che da tempo desiderava questo riconoscimento.
Quando Alfredo D’Agostino venne eletto Sindaco io c’ero. Ero giovane, poco più che trentenne. Pieno di entusiasmo, di sogni, di voglia di fare. Mai avrei immaginato che da lì a poco mi avrebbe scelto come suo assessore, come suo uomo di fiducia, fuori dai partiti, ma dentro — profondamente dentro — la sua visione di città, il suo rispetto per la gente, il suo amore incondizionato per Vibo Valentia.
Un onore, certo. Ma anche una responsabilità. Perché lavorare al fianco di Alfredo D’Agostino significava alzare l’asticella, superarsi, imparare. Con lui ogni discussione diventava lezione, ogni decisione era ponderata, ogni gesto aveva un senso. E oggi, con la maturità che il tempo regala, posso dire che nulla è stato più formativo, più vero, più umano di quegli anni passati insieme.

Chi ha vissuto quegli anni, non li ha dimenticati. Chi li ha raccontati, lo ha fatto con rispetto. Chi ne ha fatto parte, oggi li ricorda con emozione. L’elezione di Alfredo D’Agostino a Sindaco, il 1° dicembre 1997, fu l’inizio di una stagione amministrativa che ha lasciato un segno indelebile. Eravamo una squadra giovane, ma animata dalla sua fiducia. E lui, con pazienza e fermezza, ci ha insegnato come fare. Ci ha insegnato a guardare oltre l’oggi, a pensare alla città come a una creatura viva da accudire. Ha trasformato Vibo Valentia con opere concrete: quartieri nuovi, strade, piazze, ma anche il recupero della nostra storia, della nostra identità.
Chi ha avuto il privilegio di lavorargli accanto sa che non era un politico “comune”. Alfredo D’Agostino era qualcosa di diverso. Aveva la dignità del pensiero, la forza della coerenza, la gentilezza del gesto. Sapeva ascoltare con attenzione, parlare con misura, decidere con saggezza. Ma soprattutto, sapeva stare tra la gente, come se ogni cittadino fosse un familiare, un amico, qualcuno a cui non si può mentire, a cui non si può voltare le spalle.

Di cultura liberale — nel 1958 fu anche candidato alla Camera per il PLI — Alfredo D’Agostino era prima di tutto un uomo libero. Libero nel pensiero, libero nel cuore. Avvocato tra i più stimati in Calabria, docente universitario di Diritto Penale, portò quella stessa competenza, equilibrio e passione nella vita amministrativa. La sua giunta, la prima di centrodestra in città, fu un modello di armonia tra esperienza e gioventù: un laboratorio politico-amministrativo che seppe guardare al futuro, senza mai dimenticare il valore profondo della storia e della tradizione vibonese.
Se oggi Vibo Valentia ha un’anima più moderna e più consapevole, lo deve a quegli anni. A lui. E al suo modo pulito e nobile di fare politica. Non ha mai cercato il protagonismo. Eppure, ha lasciato il segno, profondo, in chiunque l’abbia conosciuto. I cittadini lo amavano, e non per caso fu tra i cinque Sindaci più amati d’Italia. Ma quell’amore non è mai svanito. Io stesso l’ho visto, dieci anni fa, quando — in una serata al Cinema Moderno — gli tributammo una standing ovation che ancora oggi mi emoziona al solo ricordo. Era il nostro modo di dirgli “grazie”, in vita.

Poi, il 28 giugno 2013, Alfredo D’Agostino ci ha lasciati. Ma non se n’è mai andato davvero. È rimasto nei ricordi, nelle strade, nei palazzi, nei cuori.
E adesso, finalmente, quel grazie diventa qualcosa di concreto: via Lacquari cambierà nome. Si chiamerà via Alfredo D’Agostino.
Un segno. Una testimonianza. Una promessa.
Un modo per dire a chi camminerà lì: “Questa città è anche merito suo. Questo respiro, questo spazio, questa bellezza, li dobbiamo a lui”.
Come ex assessore, come cittadino, ma soprattutto come uomo che ha avuto il privilegio di incrociare il proprio cammino con il suo, provo una gratitudine profonda, incancellabile. E sento il bisogno di dirlo, ad alta voce, oggi più che mai:
Grazie, Sindaco. Per quello che ha fatto. Per come l’ha fatto. Per averci creduto, anche quando sembrava impossibile.
Grazie per averci insegnato che si può governare con la testa alta, con le mani pulite, con il cuore aperto.
Grazie per averci lasciato un’eredità morale prima ancora che amministrativa.
Sabato sarò lì, come tanti altri. E mentre scopriranno quel cartello con il nome, sentirò dentro di me quella voce, quel sorriso, quel passo, a volte incerto, e sempre discreto, comunque deciso. E forse, in mezzo a tutti, ci sembrerà che Alfredo D’Agostino non se ne sia mai andato davvero.
Via Alfredo D’Agostino, dunque, non è solo un nome su un cartello. È un cammino che continua. È il ricordo che diventa futuro. È un invito, per chi oggi governa e per chi governerà domani, a non dimenticare mai che la politica è servizio, che l’autorità è responsabilità, che il potere vero è quello che si esercita con amore.
Grazie, Sindaco.
Per sempre.