Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 2 novembre
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime, carissimi,
oggi, ricordiamo tutti i fedeli defunti. Ieri abbiamo celebrato tutti i Santi, oggi, facciamo memoria dei morti. Festa di tutti i Santi e memoria dei morti sono un’unica festa in cui si celebra il mistero della vita eterna ed il mistero della morte nella fede: Gesù Cristo, morto e risorto.
Nel brano del vangelo secondo Giovanni, proposto dalla liturgia odierna, la risurrezione é la promessa che Gesù fa agli uomini, a coloro che Dio padre ha affidato a Lui e che Lui non vuole perdere ma resuscitare nell’ultimo giorno.
“In quel tempo, Gesù disse alla folla: “Tutto ciò, che il padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui, che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò, nell’ultimo giorno”.(Giovanni 6,37-40).

Qualche pensiero per la commemorazione di tutti i defunti.
Ogni anno, il 2 novembre ci porta al cimitero, uno spazio “sacrum amori et dolori”, come leggiamo sul frontespizio di non pochi camposanti. Luogo sacro all’amore e al dolore: amore e dolore che sentiamo nell’intimità, della nostra vita nel breve o lungo pellegrinaggio che compiamo, oggi, nello spazio carico di ricordi.
Oggi è un giorno di silenzio e di rispetto per il dolore della morte che lacera tutti, credenti e non credenti. Ad ogni passo, nel cimitero, una tomba con una foto di ceramica che ci rimanda ad altri tempi, altri momenti di vita, altri ricordi. Quante tombe nuove vediamo nei cimiteri ogni anno e quante sedie vuote nelle famiglie dei viventi. Di tanti con i quali corrispondevamo, con affetto ed amicizia, non resta che un tenue e dolce ricordo di giorni vissuti. Uscendo, poi, dal cimitero, dopo il breve pellegrinaggio, percepiamo di aver ricevuto un dono dai nostri morti: il senso della fine… e veramente è dono e grazia il senso della fine!
Viviamo ,difatti, in un mondo arrogante e presuntuoso, con l’illusione di non morire mai. La morte, pensiamo, tocca sempre agli altri. Partecipiamo ai funerali degli altri.
Percepire, oggi, il senso della fine é salvezza, perché ci liberiamo dall’attaccamento morboso ai beni della terra ,vivendo il tutto come un prestito a noi concesso e non come una proprietà assoluta. Il senso di proprietà e di dominio porta, quasi sempre, rovina e morte.
Perché le guerre? Per dominare e rapinare un popolo. Perché le droghe, le corruzioni, le violenze che ammorbano le vite umane? Per possedere sempre più danaro, perché con il danaro si pensa di comprare tutto, anche le anime dei viventi, oppressi, emarginati e bisognosi.
La visita fatta al cimitero è anche un potente antidoto al narcisismo che appesta il mondo col malessere infinito che arreca. Narcisisti pericolosi sono i potenti della terra che “fanno e disfanno come vogliono” (Vangelo”). E narcisisti sono (nessuno escluso!),in piccolo e in grande, tutti coloro che vogliono vedere la vita degli altri ruotare attorno a loro. Paolo di Tarso nelle sue lettere, spesso, esclama: chi ci libererà da questo corpo di morte? La risposta ce la dà lui stesso: Gesù e solo Gesù ci libererà, perché Lui vuole che nulla si perda di quello che il Padre gli ha dato; ma che, soprattutto, risusciti tutti nell’ultimo giorno.
Buona domenica e pensosa commemorazione dei defunti.
Don Giuseppe










