Passa il “modello Tridico”: da oggi la Calabria da 5 torna a 3 province. Crotone e Vibo Valentia provano ad inviare le coordinate GPS alla Regione: “Ci siamo”
C’è un antico proverbio calabrese che recita: “Cu’ non cunta, resta a Cutrone (o a Vibo Valentia)”. E pare che Roberto Occhiuto, fresco di rielezione e di entusiasmo amministrativo, lo abbia preso alla lettera.
La nuova Giunta regionale, presentata come un perfetto equilibrio politico, è infatti un mirabile esempio di come si possa essere equi… ma solo tra le province che contano. Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria fanno festa. Crotone e Vibo Valentia, invece, restano a guardare dal tavolo dei bambini, quello dove ti danno la sedia di plastica e il succo di frutta al posto del vino.
Del resto, le due province più giovani della Calabria — nate nel “lontano” marzo 1992, quando si pensava che Italia 90 avesse portato modernità e infrastrutture — sono ormai adolescenti trascurate: nessuno si ricorda del loro compleanno. E a giudicare dalla nuova squadra di governo, neppure il Presidente Occhiuto.
Ironia della sorte, anche lui sembra essersi adeguato alla mappa geografica alternativa proposta mesi fa da Pasquale Tridico, il suo principale avversario politico in campagna elettorale: una Calabria a tre province, come nel glorioso Dopoguerra. Evidentemente, la nostalgia non è solo un sentimento, ma anche una strategia territoriale.
Fonti vicine al Presidente confermano che si è voluto tornare alla “Calabria classica”, quella con Cosenza, Catanzaro e Reggio: “Un po’ come la Coca-Cola originale: senza zucchero; e, dunque, senza Vibo Valentia e senza Crotone”, commenta un anonimo assessore con invidiabile serenità.
Crotone, fondata da Pitagora e distrutta da Excel, e Vibo Valentia, “la provincia che nessuno ricorda ma tutti attraversano per sbaglio”, non avranno nessun rappresentante. Un funzionario regionale, rimasto anonimo, ha cercato di giustificare l’assenza: “Crotone e Vibo sono troppo giovani come province. Non possono ancora guidare… la macchina amministrativa.”

Ma, tant’è. A leggere la lista degli assessori, viene quasi da chiedersi se la Calabria sia governata da un’alleanza politica o da un pranzo domenicale allargato.
Gianluca Gallo, confermato all’Agricoltura, è di Cassano allo Jonio. Gli subentra in Consiglio Antonio De Caprio, pure lui della provincia di Cosenza.
Segue Pasqualina Straface, da Corigliano Rossano, anche lei cosentina e, ovviamente, sostituita in aula da Piercarlo Chiappetta: commercialista, cosentino pure lui e cognato del senatore Mario Occhiuto, fratello di Roberto il Governatore.
Da Locri ecco Giovanni Calabrese, e con lui entra in scena Daniela Iriti, moglie del sindaco di Roghudi. La quota reggina è salva e con essa anche l’istituzione del coniuge.
Antonio Montuoro, catanzarese, ex poliziotto e ora assessore alla Legalità, incarna perfettamente la nuova formula della Giunta: ordine pubblico e disordine geografico.
A lui si aggiunge Filippo Mancuso, altro catanzarese, che si prende la vicepresidenza: il Cdz (Catanzaro di Zona) è servito.
Poi c’è Eulalia Micheli, da Locri, con curriculum di tutto rispetto e legami familiari che farebbero impallidire un albero genealogico borbonico: moglie di Fabio Laganà, cognato del compianto vicepresidente Fortugno ed erede di un nome, Laganà appunto, che ha scritto la storia passata della Regione Calabria.
Infine, un tocco di internazionalità: Marcello Minenna, il tecnico romano. Perché in Calabria, si sa, un forestiero serve sempre — ma solo se viene da Roma. E poi, Roma ormai conta come provincia calabrese onoraria
Crotone e Vibo Valentia, invece, restano fuori dai giochi. Non un assessore, non un sottosegretario, neanche un consulente onorario del traffico. Forse una citazione nei comunicati stampa, ma solo se scritta in corpo otto.
Sembra che per Occhiuto la Calabria finisca dove finisce la linea ferroviaria ad alta lentezza. E pazienza se Crotone è la terra di Pitagora e Vibo Valentia ha un mare da cartolina al punto da definirsi Costa degli Dei: nella nuova geografia politica regionale, la matematica non conta e il mare serve solo per i selfie estivi.
In definitiva, la nuova Giunta Occhiuto è un capolavoro di bilanciamento politico e sbilanciamento territoriale. Un esercizio di equilibrismo che lascia però un dubbio amletico: se la Calabria ha cinque province ma ne governi tre, sei un presidente completo?
Nel frattempo, da Crotone e Vibo Valentia arrivano segnali di rassegnazione: non è una novità. Già, perché in Calabria la continuità è una virtù. E quando si tratta di dimenticare qualcuno, la tradizione non si tocca.
Nel frattempo, pare che l’Istituto Geografico Militare stia valutando l’ipotesi di stampare nuove carte della Calabria, con la dicitura: “Regione a tre province e due leggende metropolitane”.
			








