Torna a farsi sentire il “Libero Pensatore Krotonese”
La recente rottura tra le due principali realtà natatorie cittadine, la Rari Nantes L. Auditore Crotone e la Kroton Nuoto, ha portato alla chiusura, nuovamente, della piscina olimpionica comunale, lasciando la città e gli atleti senza il loro più importante impianto acquatico.
La Rari Nantes ha formalizzato il recesso dalla gestione denunciando l’eccessiva onerosità della conduzione dell’impianto e presunte inadempienze del partner nell’ATI.
Il conflitto non è solo una disputa gestionale tra due associazioni: è prima di tutto la manifestazione di un sistema fragile dove la convivenza tra mandataria e mandante si è deteriorata fino a rendere impossibile la gestione condivisa. L’amministrazione comunale è intervenuta più volte per cercare mediazioni e per garantire che la struttura rimanesse accessibile alle società affiliate, ma gli atti e le delibere non sono sempre stati rispettati nella pratica, con episodi di negato accesso e tensioni che hanno reso la convivenza insostenibile.
Di fronte al ritiro della Rari Nantes, la città si ritrova senza interlocutore operativo e con il problema urgente di assicurare che l’impianto resti a disposizione di tutte le realtà sportive.

La chiusura della piscina non è un semplice disagio logistico: è un danno concreto per tutta la comunità sportiva. Atleti di nuoto e pallanuoto, perdono uno spazio essenziale per allenarsi; squadre giovanili e agonistiche vedono compromessa la preparazione e la possibilità di partecipare ai campionati. In città che si autodefiniscono “città dello sport”, privare i praticanti degli impianti significa tradire quella stessa identità. È emblematico che, in questo contesto, la squadra di pallanuoto che militava in Serie A2 non abbia potuto iscriversi quest’anno per mancanza di sponsor e fondi, un ulteriore colpo all’immagine sportiva di Crotone.
Il quadro si complica quando si considera la distribuzione delle risorse e delle sponsorizzazioni: una gran parte del sostegno economico locale è concentrata sul FC Crotone mentre molte altre società con potenziale nazionale faticano a reperire fondi e spazi adeguati per svolgere attività e iscriversi ai tornei. Questa disparità penalizza discipline che potrebbero portare visibilità e risultati prestigiosi al territorio, oltre a privare i giovani di opportunità formative e agonistiche.
Problemi analoghi emergono anche per altri impianti, come il Palamilone, che risulta oggi difficile da mettere in gestione per i costi di funzionamento (luce, riscaldamento, sicurezza, pulizia); molte società non hanno la capacità economica di sostenere tali spese anche in assenza di canone d’affitto. La mancata disponibilità di strutture adeguate è la cifra di un sistema che non sa valorizzare il patrimonio sportivo pubblico e che rischia di sprecare investimenti e potenzialità.
Crotone ha bisogno di una strategia pubblica e condivisa per la gestione degli impianti: norme chiare nelle concessioni, controlli sui partner gestori, equità nelle assegnazioni di orari e risorse, meccanismi di sostegno economico per le società non profit e una seria politica di sponsorizzazione che non concentri tutto su un solo sport.
Senza un cambio di rotta immediato, la città perderà non solo impianti ma anche occasioni di crescita sociale, educativa e di prestigio sportivo, allontanandosi dall’eredità degli atleti che in passato hanno reso Crotone un riferimento dell’attività sportiva al tempo della Magna Grecia
Un Libero Pensatore Krotonese











