Una figura sincera del nostro calcio, uno di quei giocatori che hanno lasciato più cuore che clamore. Nato a Cosenza, cresciuto calcisticamente nella Morrone
Se n’è andato all’età di 69 anni Salvatore Garritano, ex attaccante di Serie A che ha vestito le maglie di Torino, Atalanta, Sampdoria e Ternana. Un calabrese dal talento cristallino, un uomo di cuore e passione autentica, che nel mondo del calcio ha lasciato un segno profondo e gentile.
Nato a Cosenza, cresciuto calcisticamente nella Morrone, Garritano portava dentro di sé il carattere e la fierezza della sua terra. Il suo esordio in Serie A arrivò nel 1974 con la Ternana, e già allora mostrò la stoffa dell’attaccante vero: rapido, generoso, con un fiuto per il gol e una dedizione totale alla squadra.
Nel Torino del 1976, quello dello scudetto, fu tra i giovani che seppero farsi trovare pronti. Cinque presenze, una rete — ma che rete: quella contro il Milan, pesante come un macigno nella corsa al titolo. Garritano era così: mai al centro della scena, ma sempre decisivo quando serviva.
Negli anni successivi vestì le maglie di Atalanta, Bologna, Sampdoria e Pistoiese, prima di tornare alla Ternana per chiudere il cerchio, riportando entusiasmo e professionalità in un club che aveva nel cuore.



Ma forse nessun luogo, oltre alla sua Calabria, lo ha amato come Genova, sponda blucerchiata. Nell’estate del 1981 fu uno degli acquisti più attesi del presidente Paolo Mantovani, deciso a riportare la Sampdoria in Serie A. In quegli anni, sugli spalti della Sud, nacque un coro che ancora oggi viene ricordato con affetto:
“C’è poi quel tipo strano, vedrai ti piacerà, si chiama Garritano, ci porta in Serie A, oh-oh-oh forza Sampdoria.”

Un ritornello preso in prestito da “Rock’n’Roll Robot” di Alberto Camerini, che per i tifosi doriani divenne l’inno di una rinascita. Garritano incarnava quella voglia di sognare, quel calcio genuino e romantico che parlava di passione più che di fama.
In Nazionale giovanile disputò 10 gare con la maglia dell’Under 21, realizzando 4 gol.

Dietro la maglia e i gol, c’era però un uomo semplice, leale, innamorato del gioco e rispettoso di tutti. Dopo il ritiro, Garritano non si è mai allontanato dal calcio: ha lavorato come osservatore, seguendo con curiosità e competenza i giovani talenti, sempre pronto a dare un consiglio o una parola d’incoraggiamento.
Negli ultimi anni aveva affrontato con coraggio una forma aggressiva di leucemia cronica, la stessa tenacia che lo aveva portato a rialzarsi dopo un grave infortunio durante la carriera. Avrebbe compiuto 70 anni il prossimo 23 dicembre.
Zio del calciatore del Cosenza Luca Garritano, Salvatore era rimasto un punto di riferimento per tanti ragazzi calabresi che sognavano il professionismo. Non amava i riflettori, ma chi lo ha conosciuto sa che dietro quella discrezione si nascondeva un uomo di grande animo, capace di accendere entusiasmo e affetto sincero.
Oggi il calcio perde un suo interprete vero, un simbolo di onestà sportiva e passione autentica. E nei cuori dei tifosi, ogni volta che una radio farà partire “Rock’n’Roll Robot”, tornerà vivo il ricordo di quel ragazzo calabrese che, con un sorriso e una corsa generosa, seppe far innamorare intere curve. Il nome di Salvatore Garritano continuerà a risuonare nei cori, nei ricordi e nelle storie di chi ama davvero il calcio.










