La comunicazione ufficiale da parte del Coordinamento provinciale Forza Italia Vibo Valentia, viene recapitata in redazione in tarda serata
di Marcello Bardi
C’è un momento, nella vita politica di ogni partito, in cui la lucidità vacilla e subentra un irresistibile impulso all’autodistruzione. A Vibo Valentia, Forza Italia sembra averci preso gusto: niente lista alle provinciali. Un atto di “coraggio”, dicono loro. Una scelta di “dignità”. Tradotto dal politichese: un harakiri in diretta, con richiesta implicita di applausi dal pubblico in sala.
Il comunicato è un piccolo capolavoro di pathos melodrammatico: il presidente L’Andolina – eletto anche grazie agli stessi che ora gli danno del delegittimato – sarebbe rimasto aggrappato alla poltrona come un soprammobile dimenticato. Un soprammobile però talmente fastidioso che, per protesta, gli azzurri hanno deciso di fare la sola cosa che sicuramente non lo smuoverà: ritirarsi in buon ordine. Geniale.
Di fronte all’“usurpatore” che non vuole lasciare, Forza Italia ha scelto la strategia più ardita: cedere il campo. Una mossa rivoluzionaria, mai vista prima: per sconfiggere un avversario, basta lasciargli tutta la scena. D’altronde, la coerenza – ci ricordano – “non si baratta per una poltrona”. A quanto pare, per nessuna poltrona, nemmeno quelle dove si prendono decisioni. Meglio il martirio politico, sempre molto fotogenico.
Il centrosinistra invece, udite udite, osa ripresentarsi. Senza lacrime, senza sceneggiate, senza dichiarare lutto istituzionale. Una vergogna, secondo Forza Italia: questi hanno addirittura la pretesa di fare politica… partecipando. Uno scandalo di proporzioni bibliche.
La domanda, però, rimane lì, grande come un cartello pubblicitario sulla statale: se il presidente L’Andolina è davvero così delegittimato, perché non tentare di sostituirlo partecipando alla competizione? Perché invocare la “rinascita” del territorio mentre si sceglie la soluzione più comoda, ossia sfilarsi proprio nel momento decisivo?
Ma si sa: nella provincia di Vibo Valentia la coerenza ha una nuova definizione. Non consiste nel fare, ma nel non fare. Non consiste nel combattere, ma nel raccontare quanto sarebbe stato bello combattere. È la coerenza dei puri di spirito: quelli che non partecipano, ma vigilano dall’alto, con aria grave, spiegando agli altri come si dovrebbe fare.
Forza Italia assicura che continuerà la lotta, “senza compromessi”. Una lotta combattuta rigorosamente dal divano, senza nemmeno la scomodità di una lista da presentare. Una battaglia combattuta, però da fuori campo, come quei tifosi che, pur non giocando, giurano che la partita l’avrebbero vinta loro.
È un nuovo modello politico: l’opposizione non partecipata. Il dissenso da remoto. Il sacrificio rituale che però – attenzione – non deve essere confuso con una resa.
In fondo, quando un partito sceglie il harakiri, almeno potrebbe avere la decenza di farlo in silenzio. E invece no: qui lo vogliono pure trasformare in un atto eroico. Ma di eroico, a ben vedere, c’è solo una cosa: la capacità di mantenere la faccia seria mentre si compie l’ennesimo suicidio politico annunciato.









