Intervento dell’ex assessore all’Ambiente della giunta Limardo, Vincenzo Bruni, a proposito di quanto annunciato con il nuovo calendario 2026 della raccolta rifiuti
Il cambio del calendario della raccolta differenziata annunciato per il 2026, così come raccontato nel nostro articolo di ieri, non è un semplice aggiornamento tecnico.
È, piuttosto, l’atto finale di una scelta politica che l’attuale amministrazione di centrosinistra aveva difeso con decisione e che oggi, nei fatti, viene smentita. È in questo contesto che si inserisce il commento di Vincenzo Bruni, ex assessore all’Ambiente dell’ultima giunta di centrodestra guidata da Maria Limardo, oggi promotore dell’associazione politica Prospettive Comuni.
«Praticamente hanno ammesso di aver sbagliato rispetto a quanto avevamo previsto noi su carta e vetro». Bruni centra il punto con una frase che va oltre la polemica personale. Il nuovo calendario rappresenta una correzione sostanziale di un impianto organizzativo che, fin dall’inizio, aveva mostrato criticità evidenti. Criticità che l’ex assessore non solo aveva denunciato pubblicamente, ma che – come egli stesso ricorda – aveva segnalato sin da subito come anomale rispetto al capitolato approvato e mandato a gara. Un dettaglio tutt’altro che secondario: quando una scelta amministrativa si discosta dagli atti ufficiali che la regolano, il problema non è politico, ma di metodo e di rispetto delle regole.
Il nodo vero, però, non è il cambio di calendario in sé. Correggere una decisione sbagliata può essere un atto di buon senso. Il problema nasce quando la correzione arriva dopo un anno di disagi e senza una reale assunzione di responsabilità. «Pensano di nascondere la loro scelta scellerata dopo un anno di fastidi ai cittadini», scrive Bruni, dando voce a un sentimento diffuso: quello di una comunità che ha pagato sulla propria pelle sperimentazioni mal progettate, tra confusione, disservizi e comunicazione carente.

La gestione della raccolta differenziata, soprattutto in una città complessa come Vibo Valentia, richiede competenza, gradualità e ascolto. Non può essere terreno di improvvisazione né di bandiere ideologiche. Quando l’amministrazione ignora le osservazioni di chi ha esperienza diretta del settore e procede per ostinazione, il rischio è quello di trasformare un servizio essenziale in un problema quotidiano per i cittadini.
L’ultima parola del commento – «Incapaci!» – è dura, ma va letta come un giudizio politico, non come un insulto. È la sintesi di una critica più ampia alla capacità di governo dell’attuale maggioranza: incapacità di prevedere gli effetti delle proprie scelte, di rispettare il capitolato, di correggere in tempo gli errori e, soprattutto, di ammetterli apertamente.
In questo scenario, l’esperienza di Bruni e la nascita di Prospettive Comuni assumono un significato che va oltre la vicenda specifica. Segnalano l’esistenza di uno spazio politico che rivendica competenza amministrativa, attenzione agli atti e centralità dei cittadini rispetto alla propaganda. Perché il vero banco di prova della politica locale non è annunciare cambiamenti, ma dimostrare di saperli governare senza scaricarne il costo su chi la città la vive ogni giorno.










