Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 3 novembre
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime/i,
con questa pagina del vangelo di Marco siamo con Gesù a Gerusalemme per la celebrazione dell’ultima Pasqua della sua vita terrena.
A Gerusalemme, da giorni Gesù, nel Tempio, affronta delle controversie con Scribi e Farisei, i quali, data la sua popolarità, vorrebbero screditarlo agli occhi della gente… ma Lui ne esce sempre pienamente convincente a tal punto che uno scriba, avvertendo il pericolo di perdersi nella selva dei precetti (613 di cui 365 al negativo, 248 al positivo), si avvicina al rabbì e gli chiede: “Quale è il primo dei comandamenti?”.
Andiamo al testo di questa 31ª domenica del tempo ordinario:
Si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: “Qual è il primo di tutti i comandamenti?”. Gesù gli rispose: “Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente, e con tutta la tua forza. Il secondo è questo: amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c’è altro comandamento più grande di questi. Lo scriba gli disse: “Hai detto bene, Maestro, è secondo verità, che egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici”.
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: “Non sei lontano. dal regno di Dio”. (Marco 12, 28 – 34).
Gesù. risponde allo scriba con l’autorità del Deuteronomio, libro della Torà di sua conoscenza: “Il primo è: ascolta Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore: amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”.
C’è nella risposta di Gesù allo scriba un ritmo sonoro, un ritornello che batte nella testa e nella mente: tutto… tutta… tutta… tutta. L’amore è così: prende tutto e richiede tutto, raggiungendo la completezza in quel secondo comandamento “amerai il prossimo tuo come te stesso”.
Due comandamenti, ma un solo amore. Una unica sinfonia: l’incontro dell’amore verticale (Dio) con l’amore orizzontale (il prossimo). Tutta la giungla delle prescrizioni (613), nella quale il pio scriba si sente soffocare, svanisce nel colloquio con il Rabbì di Nazareth, a tal punto da dichiarare: “Hai detto bene, Maestro, è secondo verità che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di Lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici”. E Gesù gli disse: “Non sei lontano dal regno di Dio”.
Non sei lontano, ma non ancora dentro il regno di Dio, perché lo scriba si è fermato alla conoscenza della legge, senza la ricerca di una caduta nella vita quotidiana, fatta di gioie e dolori, attese e speranze. Questo il rischio dello scriba!
Ma questo è il rischio, oggi, che può accadere a ciascuno di noi ogniqualvolta: restiamo nella conoscenza di Cristo, della teologia, della morale, ma senza minimamente entrare nel mistero della Grazia che salva e vivifica; quando studiamo i fenomeni della povertà, che diventa sempre più preoccupante; quando analizziamo il dramma degli emigrati che, sradicati dalle loro terre, vagano per i deserti del nostro mondo.. ma non muoviamo un dito per risolvere qualche disagio; quando la gente chiede, soprattutto a noi preti, più tempo per l’ascolto (“ascolta Israele”), più attenzione per le narrazioni delle ferite che lacerano la vita… ma niente!
Si preferisce vivere in leggerezza, senza coinvolgimenti in gioie e dolori dell’umanità.
Buona. Domenica all’insegna del considerare nostro prossimo tutto ciò che vive con noi sulla terra: persone, natura, sole, acqua, aria, piante, animali: “Il mio prossimo è tutto ciò che vive con me sulla terra”. (Mahatma Gandhi).
Don Giuseppe Fiorillo.