La migliore è Catanzaro 90esima (+1), segue Cosenza al 102° posto (=), quindi Vibo Valentia 103° posizione (-7), Crotone al 105° posto (-2), ultima Reggio Calabria, 107esima (-6)
Puntuale come sempre a fine anno esce l’indagine del Sole 24 Ore che fotografa il benessere nei territori e come al solito sono le città del nord a primeggiane negli indici di benessere sulla qualità della vita e quelle del sud in fondo, mentre il discorso si capovolge quando si parla di negatività.
Giusto per dovere di cronaca la città dove si vive meglio in Italia è Bergamo, seguita da Trento e Bolzano, perdono terreno le grandi città trascinate giù dal calo del Pil, dall’inaccessibilità degli alloggi e dai dati sulle denunce. Restano il baricentro della produzione di ricchezza, ma si accentua la forbice reddituale.

Quest’anno a questo proposito si è inserito il nuovo indicatore sulla disuguaglianza tra i contribuenti nell’ultimo quintile di reddito (i più “ricchi”) e quelli nel primo quintile (i più “poveri”).
L’elaborazione, realizzata dal Centro studi del Sole 24 Ore, ricostruisce e stima le condizioni reddituali in cinque fasce, in base alla distribuzione dei contribuenti negli scaglioni delle dichiarazioni dei redditi: a Milano il divario tra l’ultimo quintile e il primo è di 18,4 volte; a Vibo Valentia è di 7,7 volte.
Nella classifica generale, come al solito, maglie nere sono le città del sud: in Calabria, Catanzaro à la meglio posizionata, al 90° posto con un +1 rispetto all’anno precedente, segue Cosenza al 102° posto, invariato rispetto all’anno scorso, perde addirittura sette posizioni Vibo Valentia che precipita alla 103° posizione (-7), quindi Crotone al 105° posto ed infine Reggio Calabria, 107esima che con il suo -6 chiude la classifica








Ci sono indicatori però che fanno ben sperare: «le province minori – commenta Gaetano Fausto Esposito, direttore del Centro Studi Guglielmo Tagliacarne – stanno accrescendo i propri livelli di vivibilità, anche grazie alla maggiore accessibilità di affitti e compravendite, con livelli di ricchezza in crescita nella popolazione».
«A Roma – si legge ancora sul Sole 24 Ore – il canone d’affitto di un appartamento da 100 metri quadrati in zona semi-centrale pesa per l’81% sul reddito medio dichiarato, contro il 13% di Trapani e Chieti. Elevato anche il numero di stipendi medi necessari ad acquistare un bilocale tipo: 164,8 a Roma, contro i 33,4 di Avellino. Non stupisce, di conseguenza, che le grandi città nell’ultimo anno abbiano quasi tutte perso residenti (a eccezione di Milano e Bologna), in modo più marcato rispetto al -0,37% della media nazionale: -1% Venezia, -0,8% Palermo e Firenze, -0,7% Genova».
E poi ancora: «Il Sud, seppure in termini relativi, sta registrando tassi di crescita del Pil più elevati – aggiunge il direttore del Centro Studi Guglielmo Tagliacarne – e ha cambiato marcia. Quanto questa crescita riuscirà a smuovere gli ampi divari lo dobbiamo ancora vedere. Le aree metropolitane rimangono il baricentro della produzione di ricchezza: il 41% del Pil nazionale si concentra in questi 14 territori e Roma e Milano, da sole, fanno circa il 20 per cento. Quasi l’80% del valore aggiunto delle grandi città deriva dal terziario di mercato e pubblico, trainato dal turismo in crescita».