Il focus è il controllo mafioso su appalti e decisioni politiche. È la conferma che la ‘ndrangheta continua ad infiltrarsi nelle amministrazioni locali
Farà discutere l’ultima decisione del Consiglio dei Ministri che su proposta del titolare dell’Interno, Matteo Piantedosi ha sciolto 4 Comuni, tra cuiun capoluogo di provincia, Caserta.
È stata la relazione della Commissione d’Accesso inviata la scorsa estate dal ministero dell’Interno a portare alla decisione del Governo di sciogliere per infiltrazioni camorristiche il Comune di Caserta, uno dei cinque capoluoghi di provincia della Campania, guidato dal 2016 dall’esponente del Pd Carlo Marino che è anche l’attuale presidente regionale dell’Anci.
Il Consiglio dei Ministri ha deciso oggi anche lo scioglimento di altri tre Comuni: sono Aprilia, nel Lazio, Badolato e Casabona in Calabria. L’ex sindaco di Aprilia, Lanfranco Principi, esponente di centrodestra, sarà a giudizio immediato il 10 giugno prossimo davanti al tribunale di Latina insieme ad altri 18 imputati, arrestati nell’ambito della maxi inchiesta dei carabinieri sulle infiltrazioni mafiose nel Comune. Sindaco di Casabona era Francesco Seminario, di area Pd, arrestato per scambio politico-mafioso nell’ottobre del 2024. A Badolato il sindaco era Giuseppe Nicola Parretta, arrestato anche lui nel gennaio scorso per vicende di ‘ndrangheta insieme al vicesindaco ed al presidente del Consiglio comunale.
Le due amministrazioni calabresi erano già rette da commissari.
Le indagini della Dda di Catanzaro che hanno portato allo scioglimento hanno coinvolto direttamente i sindaci dei due Comuni calabresi, arrestati nell’ambito di operazioni antimafia coordinate dalla stessa Dda. Le attività investigative hanno documentato la penetrazione della cosca Tallarico a Casabona e analoghi condizionamenti criminali a Badolato, tanto da compromettere l’autonomia amministrativa e la leale rappresentanza democratica.
A novembre 2024, l’operazione “Nemesis” aveva rivelato, a giudizio degli investigatori, i rapporti stretti tra la cosca Tallarico e il Comune di Casabona, in provincia di Crotone. Le accuse principali riguardano condizionamenti illegali nella gestione delle risorse comunali e nelle nomine politiche. Il sindaco Francesco Seminario, esponente del Partito Democratico, è stato arrestato e sospeso dalle sue funzioni. La Dda di Catanzaro attraverso questa inchiesta avrebbe evidenziato come le cosche avessero imposto scelte e decisioni amministrative in diversi settori, dalla concessione di appalti pubblici all’orientamento del personale. I carabinieri hanno documentato incontri e pressioni esercitate su funzionari e amministratori locali per favorire interessi criminali.
L’attenzione degli inquirenti si è concentrata soprattutto sulle dinamiche di gestione degli appalti, che secondo gli investigatori erano alterate per favorire soggetti vicini alla ‘ndrangheta. La gravità delle situazioni accertate ha motivato il ministro Piantedosi a proporre lo scioglimento del consiglio comunale, misura che il Consiglio dei Ministri ha quindi disposto.
Passando all’altro Comune calabrese, bisogna ricordare che a gennaio di quest’anno, un’altra maxi operazione della Dda di Catanzaro aveva portato all’arresto del sindaco di Badolato, Giuseppe Nicola Parretta, eletto con una lista civica, insieme al vicesindaco Ernesto Maria Menniti e al presidente del Consiglio comunale Maicol Paparo. Anche in questo caso, l’accusa riguarda pesanti condizionamenti della ‘ndrangheta nell’attività amministrativa. Le investigazioni hanno documentato come la criminalità organizzata avesse condizionato scelte strategiche dell’amministrazione e controllato indirettamente spese e investimenti, alterando il libero esercizio delle funzioni pubbliche. Il quadro emerso ha spinto l’autorità centrale a adottare misure drastiche nei confronti del Comune.
I carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro e del Ros hanno eseguito 44 arresti complessivi nell’ambito di questa inchiesta, che ha portato a far luce su una rete di relazioni illecite fitta e ramificata all’interno delle istituzioni locali di Badolato.
Il caso di Casabona e Badolato mette in evidenza la continuità della presenza della criminalità organizzata nelle istituzioni pubbliche calabresi. Le infiltrazioni della ‘ndrangheta continuano a compromettere la gestione dei comuni, minando la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.
Alle amministrazioni subentreranno commissari straordinari con il compito di garantire la normalità e la trasparenza fino a nuove elezioni.