L’invito è quello di conservare la polifunzionalità dello scalo vibonese garantendo tutti i compiti naturali di uno scalo che è ancora il principale porto per l’import-export della Calabria
Concordiamo con quanti sostengono che nei tavoli di confronto in cui si discute sul porto di Vibo Marina, un tema assai delicato e cruciale per la città e la Calabria, non debbano essere esclusi quanti a vario titolo contribuiscono alla sua storia ed alla sua attività: enti ed aziende, servizi e sindacati, associazioni e cittadini. Aldilà dell’attività dell’Autorità portuale, il nostro porto è un bene comune, un patrimonio della città, l’infrastruttura pubblica più importante della nostra provincia troppo spesso dimenticata, che dà sviluppo ed occupazione in quell’economia del mare sulla quale molti paesi del Mediterraneo credono veramente, spendendo le migliori energie.
Ad affermarlo è il Consiglio di Amministrazione della Pro Loco di Vibo Marina, in una nota nella quale propone: “Su questo bene, da salvaguardare e promuovere tutti con responsabilità, può essere utile mettere in atto un modello di democrazia partecipata, ove la collettività sia tenuta nella dovuta considerazione, invitata a partecipare soprattutto quando si discute su programmi e gestione del cambiamento, vi sia necessità di esprimere pareri e proporre soluzioni, magari prima di prendere decisioni che possono condizionare lo sviluppo armonico e sostenibile dell’intera Comunità costiera, il futuro del nostro paese-porto”.
La Pro Loco, che si definisce “postazione civica e di legalità con sede dei servizi informazione in area portuale”, ritiene tra l’altro che il porto di Vibo Marina, come da progetti già noti avviati dall’Autorità del Sistema Portuale, “abbia necessità d’interventi urgenti per essere reso più moderno e funzionale ad iniziare dai lavori di dragaggio che limitano l’accesso a navi a pieno carico; di essere meglio protetto da una nuova diga foranea, ammodernato e più sicuro nelle banchine di carico da allargare nelle adiacenti aree di aziende dismesse per consentire lo stoccaggio di merci/teu e l’assemblaggio di impianti prima dell’imbarco; migliorare i collegamenti stradali con la zona industriale e l’Autostrada: realizzare la stazione marittima ed il collegamento ferroviario; incrementare i numeri dell’import/esport, della croceristica, dei collegamenti passeggeri con le vicine isole Eolie”.
Il tutto: “Mantenendo comunque e sviluppando al meglio il ruolo storico di porto internazionale polifunzionale, dalle funzioni diversificate, che guarda al Mediterraneo ed alle Isole Eolie, garantendo tutti i compiti naturali di uno scalo di seconda categoria (non militare) prima classe (alto interesse internazionale): commerciale ed approvvigionamento energetico, peschereccio, passeggeri e croceristica, turistico e diporto, Guardia costiera/Gdf/soccorso in mare, emergenza in Calabria”.
“Tra queste attività – ricorda la Pro Loco – il settore commerciale appare ancora importante e strategico per rimanere porto statale, il fattore di traino dell’economia dell’infrastruttura, dell’occupazione nei servizi e nell’indotto da tenere nella dovuta attenzione”.
Vibo Marina è il principale porto per l’import-export della Calabria (se si esclude Gioia Tauro, hub specializzata in movimentazione teu); un traffico di circa 200 navi l’anno, di cui il 10-20% cargo che imbarcano i prodotti delle Aziende metalmeccaniche vibonesi da destinare a tutto il mondo, l’80-90% navi cisterna che riforniscono di carburante la nostra regione: “Vibo, per come noto, è il porto per il rifornimento energetico di carburante per tutta la regione, se si ferma il porto di Vibo si ferma tutta la Calabria!”
E non solo: “dallo sdoganamento del carburante nel porto di Vibo Marina (l’imposta si versa nel porto di arrivo del prodotto energetico), entrano nelle casse dello Stato 250 milioni circa di euro (oltre 500 milioni di euro quando le navi entravano a pieno carico), di cui il 10 per cento va alla Regione Calabria; mentre l’Ente locale dovrebbe impegnarsi a recuperare qualcosa per manutenzionare almeno le strade di accesso.
Il porto, pur avendo spazi destinati a pontili ed una grande tradizione per il diporto fatta di professionalità ed accoglienza, secondo diversi pareri tra cui quello della Pro Loco, non può essere destinato nel futuro ad essere esclusivamente uno scalo turistico; divenendo in quel caso un porto a rilevanza non più statale ma regionale, con rischio tra l’altro di perdita di importanza e competitività, di servizi ed istituzioni importanti quali la Capitaneria di Porto, i Vigili del Fuoco, la Dogana del resto già demansionata senza che vi sia stato un sussulto da parte della politica ed amministrazioni locali.
L’ipotesi dello spostamento dei depositi costieri nel dietrofront portuale-area ZEES, riportato dalla stampa, giustificato da esigenze di una maggiore sicurezza del centro urbano in presenza comunque di piani di emergenza, dovrebbe essere valutato con estrema delicatezza, salvaguardando sviluppo ed occupazione, il mantenimento del terminal petrolifero al porto; ricercando tutti i fondi necessari per la costruzione di nuovi depositi a Vibo, supportando al meglio le aziende che altrimenti potrebbero lasciare Vibo per come già avvenuto per altre industrie; gli spazi eventualmente lasciati liberi in futuro dai depositi costieri, dovrebbero essere utilizzati per perseguire un interesse pubblico, per allargare le banchine e creare sviluppo del traffico commerciale-passeggeri, non certo per ipotizzare la costruzione di palazzi ed alberghi sul porto.
Allo stato, per come noto – ricorda, infine, sempre la Pro Loco – il mancato dragaggio dell’imboccatura del porto comporta l’arrivo di petroliere a metà carico che talora non soddisfa tutte le esigenze della Calabria. Il rimanente carburante arriva via terra dai depositi costieri di Napoli, Taranto, Milazzo ove avviene la riscossione degli oneri doganali con acquisizione della quota d’imposta accise da parte della Regione Campania, Puglia, Sicilia anche del carburante che poi giunge via terra con autobotti nella nostra Regione”.
Possibile che la Regione Calabria non si attivi, non si preoccupi della riduzione nel suo bilancio delle entrate per le accise (da 50 a 25 milioni di euro) a causa del ridotto arrivo di carburante al porto di Vibo Marina?