Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 25 maggio
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime, carissimi,
con questo brano del Vangelo di Giovanni, siamo in ascolto dei “discorsi di addio”, contenuti nel quarto Vangelo e pronunciati, in forma confidenziale, da Gesù nell’ultima Cena. Andiamo al testo di questa 6ª domenica di Pasqua:
“In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma, il Paraclito, lo Spirito Santo che il padre manderà nel mio nome, Lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo io la do a voi. Non si turbi il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito, che vi ho detto: vado e tornerò da voi. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate” (Giovanni. 14,23 – 29).
Nel Cenacolo, la sera del Giovedì Santo, c’è grande tristezza tra gli Apostoli, perché Gesù parla di un partire da questo mondo per ritornare al Padre e preparare un posto per coloro che servono la sua parola.

“Osservare la sua parola”, in questo contesto evangelico, equivale ad amare Gesù ed in lui il Padre a tal punto che Padre e Figlio verranno a prendere dimora nelle case degli uomini, dotati di buona volontà.
La tristezza diviene, così, gioia, quando Gesù annunzia, ancora, che il Padre manderà, in sua assenza, lo Spirito Paraclito per aiutare a fare memoria del suo operato nel tempo e ad insegnare a distinguere ciò che porta alla vita da ciò che conduce alla morte.
Lo Spirito, mandato dal Padre, in nome di Gesù, guida la comunità ad accogliere, interpretare, trasmettere con fedeltà gli insegnamenti del Maestro, facendo sì che il Vangelo resti un libro vivo, fecondo e suscitatore di una fede dinamica e creatrice di novità in ogni situazione storica e dia spazio all’amore che dà vita alle vicende umane.
Noi oggi diamo dimora al Signore che passa e bussa alle nostre porte ogni qual volta:
- facciamo nostre gioie, dolori, attese, speranze di questo mondo, impegnandoci a scrivere il nostro “Quinto Evangelio”;
- ogni qual volta facciamo attenzione ai gesti umani del vivere quotidiano: al sorriso gioioso di un bimbo, allo sguardo spento d’un vecchio, alla mano tesa per rialzare uno caduto, per opera dei briganti, sulla via che da Gerusalemme scende verso Gerico;
- ogni qual volta prendiamo coscienza che “la felicità è semplice e comincia a casa. Non su internet, ma a casa, in contatto con le persone” ( Zygmunt Bauman, filosofo polacco).
Buona domenica col prendere sempre più coscienza, in questo tempo pasquale, che il Regno di Dio verrà con il fiorire della vita in tutte le sue forme esistenziali.
Don Giuseppe Fiorillo