Pensieri in libertà in un giorno d’estate… coltivati sotto l’ombrellone
di Maurizio Bonanno
Facebook è un luogo ben strano, utilizzabile per ogni tipo di comunicazione, per ogni tipo di recriminazione, per ogni tipo di lamentela mista a rimpianto, rivendicazioni.
Chiunque ha voce e molti coltivano il proprio ego smisurato con autocelebrazioni inesorabilmente non richieste, ma ben gradite tra chi ne gusta il sapore polemico e provocatorio, sebbene nella gran parte dei casi certi monologhi si mostrano quale come l’ultimo disperato tentativo di ribaltare la realtà a proprio piacimento nel momento esatto in cui ci si accorge di aver commesso molti passi falsi.
Una tale inflazione di logorrea rende ogni parola vacua, in quanto la retorica dell’uomo venuto da lontano che ha investito tempo e risorse in un lembo di terra dimenticato da Dio, non attecchisce più. Così come non fa più presa il vittimismo, oppure quel ruolo di rivoluzionario incompreso che ha lottato e lotta per rovesciare il potere costituito ed ingrato.
Il punto è che Vibo Valentia esisteva anche prima della sua venuta e non era nota alla stampa solo per episodi di mafia che certamente ne hanno sporcato l’immagine, ma che pure in tanti ci sguazzano cercando sempre e solo il marcio da sbattere in prima pagina.
Non c’è dubbio che non ci si può cullare rinverdendo quegli anni di gloria; così come non si può negare che il logorroico abbia fatto nascere qualcosa di bello e di nuovo di cui, col tempo, ne è diventato lo stesso carnefice…ed è un gran peccato perché c’è stata tanta gente che ha creduto in ciò che è stato fatto e, d’un tratto, ha dovuto aprire gli occhi e accettare che, talvolta, l’ipertrofia dell’ego è come un’eclisse che oscura anche il sole nelle giornate più luminose.
Sia chiaro, lo si dice non per farne una colpa, perché sbagliare è umano, chiunque può aver peccato – a volte di ingenuità, a volte di eccessiva sicurezza – ma è la perseveranza nell’errore che rende inverosimili e sempre meno credibili.
Ciò che appare insopportabile è l’arroganza e la supponenza con cui il logorroico cerca lo scontro a tutti i costi. La reazione, poi, è di chi si è sentito raggirato, di chi mai si sarebbe aspettato certe bugie ed offese; di chi si è sentito tradito perché si è accorto che il pur nobile personaggio non è mai stato rivoluzione, tantomeno culturale.
Vibo Valentia potrà pure essere descritta come città che ospita medio borghesi, frustrati a volte servili, ignoranti. Sentendosi incompreso, nella convinzione di essere completamente nel giusto, si può ammettere che si sia convinti di non aver mai offeso nessuno, perché si è avuto a che fare con gente senza cervello e senza cuore, ma…
Operare è essere, sentirsi al servizio coltivando l’impegno spassionato, crescendo nelle lodi, come anche nelle critiche, accettando di essere fallibili, perché umani e, dunque, riconoscendo l’errore ed avere l’onesta di chiedere scusa. Scusa!
Piuttosto che la vittimistica lamentela verso un mondo ed una società ingrata ed irriconoscente.
Passione ed amore hanno bisogno di pazienza e di costanza; di umiltà e perseveranza. E sono più forti dell’odio. Sono inclusivi e rasserenano perché non ci si sente soli quando si condivide, mentre un uomo che è in lotta col mondo è in lotta innanzitutto con se stesso.
Non c’è riconoscimento sociale, non c’è medaglia più bella di un sorriso!