La prima edizione ha avuto come tema “L’Uomo e la Tecnica”. Ad idearlo, il Cenacolo degli Inquieti di Vibo Valentia in collaborazione con l’amministrazione comunale
Pizzo, forte delle sue bellezze naturali può essere il luogo ideale per riflessioni, pensieri, idee. Parte da questa considerazione la realizzazione del Festival del Pensiero, la cui prima edizione ha avuto come tema “L’Uomo e la Tecnica”. Ad idearlo, il Cenacolo degli Inquieti di Vibo Valentia in collaborazione con l’amministrazione comunale
Un titolo, come evidenziato dal portavoce del Cenacolo, Pierluigi Lo Gatto scelto in risposta ad una società massificata, come quella odierna, dove motori di ricerca ed intelligenza artificiale forniscono risposte immediate ed annullano la capacità di porsi dubbi e domande.
Il via al festival del Pensiero sulla terrazza del Castello Murat, attraverso un confronto sul tema “la Poesia come antidoto alle imposizioni della Tecnica- declamazioni di versi e pensieri”.
L’alternarsi delle poetesse Anna Callipo, Grazia Bertucci, Elena Solano, Tiziana Manfredi, Vera Console è stato preceduto da una riflessione su come mai ancora oggi poesia? Cos’è la poesia?



In una società ipertecnologica, come quella attuale, a molti può venire il dubbio che i versi siano destinati a perdere la propria funzione esaltante dello spirito umano, fino a scomparire del tutto.
La freddezza, la razionalità, l’esaltazione di tutto ciò che è meccanico, sembrano quasi far trasparire una mancanza di fiducia che l’uomo ha in se stesso, quindi, una caduta di interesse verso ciò che l’uomo costruisce, a vantaggio della macchina, cui egli delega sempre più compiti di responsabilità.



E sono state le poetesse a dare la risposta diretta e concreta delineando la funzione della poesia, che è una posizione dello spirito; un atto di fede; meglio, di fiducia in quello che l’uomo fa. Un rifugio, un tesoro inesauribile di umanità, oltre che necessità di vita; uno spiraglio di umanità che si apre, in risposta all’esaltazione di ciò che è meccanico e quindi freddo, arido, staccato.
Dalla poesia alla musica il passo è stato breve. E così, ai versi delle poetesse è seguita l’esperienza catartica della Tarantella. Introdotta dal musicista e dirigente dell’Istituto omnicomprensivo di Pizzo Giuseppe Sangeniti, che ha spiegato l’origine e il significato della Tarantella, il maestro di danze popolari Silvano Monteleone ha tenuto una lezione di Tarantella per principianti, coinvolgendo il pubblico nel noto ballo calabrese. Un’immersione in un mondo fatto di tradizione e cultura, di musica e trasporto emozionale che ha offerto ai presenti momenti di liberazione e trasporto emozionale come solo il ballo sa dare.



La seconda giornata del festival del pensiero organizzato dal cenacolo degli inquieti ha invece avuto come protagonista la compagnia teatrale Graecalis, introdotta da Domenico Calopresti, con una lectio da titolo I figli di Prometeo.
Sollecitato dalla domanda del portavoce del cenacolo, Pierluigi Lo Gatto, sul paradosso di Prometeo che per aver donato la tecnica agli uomini viene imprigionato alla roccia con le catene, simbolo della stessa tecnica, lo studioso ha toccato vari e profondi argomenti , passando dalla presenza estremamente recente ed anche marginale dell’essere umano sul nostro pianeta alla spiegazione del perché sia errato il termine “intelligenza artificiale” ormai in uso.
A seguire Mariarita Albanese e Salvatore Venuto hanno magistralmente interpretato brani tratti dal Prometeo, dai Malavoglia, dall’inferno di Dante e da opere di Leopardi
Tutti brani che hanno messo in contrapposizione la sterilità della tecnica con l’emozione e la bellezza dei sentimenti.