Giuseppe Barbaro (Copagri): Bisogna programmare interventi che guardino davvero al futuro della città
di Francesco Stanizzi
“A Reggio Calabria si assiste all’inaugurazione di interventi di rigenerazione urbana e restituzione degli spazi alla collettività, ma ciò che continuiamo a non percepire è una reale e strutturata programmazione degli interventi a favore delle imprese e dell’innovazione”, esordisce così Giuseppe Barbaro di Copagri (Confederazione Produttori Agricoli) Calabria che analizza la delicata questione.
“Una lacuna – aggiunge Barbaro – che emerge con particolare evidenza osservando il destino di numerosi storici insediamenti produttivi e commerciali della città. Aree come l’ex Italcitrus, la Fiera di Pentimele, il Mercato Coperto, il Mercato di Mortara e il Centro Gelsomino rappresentavano, ciascuna con la propria specificità, nodi fondamentali dell’economia urbana e territoriale. Nel tempo, invece, queste aree sono state progressivamente svuotate della loro funzione originaria, riconvertite o abbandonate, senza una visione complessiva, privilegiando interventi frammentati e prevalentemente ricreativi. Per rigenerazione urbana non si può intendere una semplice operazione estetica. Rigenerare significa recuperare e valorizzare gli spazi senza cancellarne la vocazione, integrando qualità urbana, sostenibilità ambientale e sviluppo economico. Verde e impresa non sono elementi in contrasto: modelli come la Silicon Valley dimostrano che parchi, spazi aperti e servizi possono convivere con insediamenti produttivi, centri di ricerca, start-up e innovazione, creando ecosistemi capaci di generare lavoro e benessere. Anche l’area dell’Italcitrus avrebbe potuto seguire questa logica, coniugando verde pubblico e strutture riconvertite ad attività produttive green, una rigenerazione che non crea lavoro e non sostiene le imprese resta, inevitabilmente, incompleta e priva di una reale prospettiva di sviluppo per la città”.

“Nel caso dell’Italcitrus, ad esempio – va avanti Giuseppe Barbaro di Copagri Calabria – esistevano già manufatti e strutture industriali che avrebbero potuto essere trasformati, con costi contenuti, in incubatori e acceleratori per start-up, laboratori per l’innovazione, spazi di coworking, centri per l’agroindustria avanzata, magari in collaborazione con la Stazione sperimentale per le industrie delle essenze e dei derivati dagli agrumi. Sia chiaro: ben vengano i parchi, il verde urbano, gli asili nido e i servizi per le famiglie. Sono elementi fondamentali per una città moderna e inclusiva. Ma una città come Reggio Calabria, che soffre di disoccupazione strutturale, di una cronica debolezza del tessuto imprenditoriale e di una costante fuga di giovani competenze, non può permettersi di rinunciare o non predisporre spazi destinati allo sviluppo economico.


“La vera occasione mancata è stata quella di conciliare le funzioni sociali con quelle produttive. Reggio Calabria ha bisogno di una visione complessiva e di lungo periodo, capace di mettere insieme verde pubblico, servizi sociali e infrastrutture per le imprese. Le aree dell’Italcitrus, della Fiera di Pentimele, del Mercato Coperto, del Mercato di Mortara e del Centro Gelsomino potevano diventare simboli di una rinascita produttiva.
“Si è scelto diversamente, purtroppo – conclude Giuseppe Barbaro di Copagri – e la perenne instabilità politica dell’Amministrazione non aiuta, dunque, oggi la vera sfida è non ripetere gli stessi errori e iniziare a programmare interventi che guardino davvero al futuro della città”.










