Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 30 aprile
di mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime/i,
la quarta domenica di Pasqua, che celebriamo oggi, è dedicata alla riflessione sulla figura del pastore buono.
Nel brano del vangelo, che ci propone la liturgia odierna, (Giovanni 10,1-10) Gesù si definisce “pastore delle pecore” e “porta dell’ovile”.
Il Pastore.
L’immagine del Pastore, sulle labbra di Gesù, ha una grande risonanza affettuosa.
Il Pastore, a quei tempi, era compagno di vita del suo gregge ,condividendo, durante la giornata, fatiche, spostamenti, pioggia, sole cocente,paure nel deserto, gioie nelle valli, ricche di acqua e di pascolo.
Il Pastore nell’antico e nel nuovo Testamento è l’immagine viva del Dio con noi, del Dio vicino alle nostre storie.
L’ovile.
Di notte ,le pecore venivano raccolte in un recinto, all’aperto, circondato da mura di pietra a secco e protette, così, nelle ore notturne, da ladri,lupi, iene ,sciacalli.
Nell’ovile, i vari proprietari, nelle campagne palestinesi, raccoglievano le loro pecore in spazi interni divisi e con gli animali marchiati per consentirne il riconoscimento.
All’alba, ogni pastore si presentava alla porta dell’ovile ,custodito da un guardiano e ritirava il proprio gregge per condurlo al pascolo. Una volta riunito il gregge, il pastore si metteva alla testa del gregge stesso, che docile lo seguiva .Iniziava, così, la lunga giornata, vagando per valli e colline, fino al calar del sole ,quando le pecore, alla porta dell’ovile, venivano munte e rinchiuse al sicuro.
Gesù, su ispirazione di queste immagini bucoliche,ci dice che Lui è “il bel pastore” e,nello stesso tempo è “la porta”, attraverso la quale si entra e si esce con sicurezza. La porta è la vita,la novità,la libertà.
Cristo si è fatto porta per liberarci dal limite, dalla chiusura, da protezioni, che rischiano di trasformarsi in prigione.
I recinti.
Gesù, oggi,col farsi pastore e porta, ci libera da quei recinti che ci costruiamo giono dopo giorno:
– ci libera dai recinti di una pratica religiosa statica, tirandoci fuori, attraverso un dialogo col Dio-vicino, che unisce cielo e terra;
– ci libera da una falsa immagine di Dio, fatta di vuoti precetti , di legislazioni ,di proibizioni;
– ci libera dai recinti della droga,del denaro, del successo, del potere che giustifica tutto e tutti;
– ci libera dalle suggestioni delle ideologie che plagiano l’uomo, rendendolo asservito ai potenti;
– ci libera dai modelli culturali che predicano che tutto è liquido: l’economia, l’amore,la famiglia, la scuola, le relazioni sociali (Zygmunt Bauman);
-ci libera dai recinti di una famiglia che non dà più, ai propri figli, radici per sentirsi più sicuri,né ali per volare più in alto;
– ci libera il buo pastore, ci libera sempre col darci un “oltre”, oltre le guerre, oltre le sperequazioni sociali, oltre tutte le “babeli” moderne,che generano confusione, tra il bene ed il male;
– oltre il peccato:” vai e d’ora in poi non peccare più” (Giovanni 8,11).
Buona domenica con un’invocazione:
“Manda, Signore, ancora profeti,/uomini certi di Dio,/uomini dal cuore in fiamme, / e Tu a parlare dai loro roveti”.
(Davide Maria Turoldo).
Don Giuseppe Fiorillo