È la serata della gara. A ritmo serrato, tutte le 25 canzoni scorrono a grappoli da tre. E poi, la classifica generale… alle 2 di notte!
Ed ecco il Festival. Il Festival di Sanremo. Il Festival della Canzone italiana.
Al terzo round, si dà spazio alla gara in un susseguirsi di canzoni, quelle canzoni che partecipano al Festival cercando la vittoria, ma anche quelle canzoni che sono storia e stavolta non rallentano, coinvolgono, trascinano.
Diventa special la serata, anzi… Special 50!
Cesare Cremonini festeggia sul palco dell’Ariston i suoi vent’anni di musica e lo fa con il suo stile: a volte, in verità, è di una dolcezza esagerata, ma i suoi brani sono anche occasione di riflessione, comunque leggera
Torna la magia. Cremonini non canta, accarezza chi lo ascolta, nel suo modo morbido di offrire il canto però ha quel tanto che ugualmente trascina. È questo il suo essere Special. Ammalia con il medley del suo passato migliore, va oltre con la sua Ragazza del futuro, attraverso la quale non nasconde questo presente ancora inquietante (Sei persa in una strada/Hai bisogno di un aiuto/ Sembri spaventata/ Sali sulle scali mobili di un aeroporto/ Cammina sopra il pavimento instabile del mondo/ E non aver paura è solo un altro giorno qui/ Dammi le mani), non si nega alla speranza (Ho bisogno di qualcuno/ Che mi indichi la strada/ La ragazza del futuro/ Forse l’ha trovata); e chiude straripando trascinando tutto il teatro con il suo finale Special, Special 50.

E così – per nostra fortuna – torna il ritmo, si procede spediti. Non per scelta, ma per necessità. Ma tanto basta per far scorrere la serata senza il rischio dell’abbiocco.
È una necessità, si diceva, perché 25 canzoni in gara sono tante e, dovendole ascoltare tutte, i tempi sono stretti. Velocizzare, dare ritmo è, appunto, una necessità, perché comunque si arriva alle due di notte, malgrado tutto.
Il maggiordomo Amadeus trova la sua spalla giusta per imprimere l’accelerazione, anzi… è lui la spalla, perché – per fortuna di tutti: del festival, della trasmissione televisiva, del pubblico in sala e di quello a casa – finalmente gli si affianca la persona giusta.
La regina della serata è Drusilla Foer: talento, eleganza, classe, ironia. Il palco è suo, ne è padrona, non è intimorita nemmeno dalla epica prova della scala. Spiega a tutti come si presenta: come si presenta una serata, come si presenta il Festival, questo Festival. E dispensa suggerimenti, con tono leggero quanto appassionato: “L’ascolto è il vero atto rivoluzionario del nostro tempo…”.




La diversità? È un falso: è unicità. Beata unicità. Il filosofo direbbe: “diverso” non significa “separato” né “altro”. Il concetto di diverso non è identico al concetto di opposto; anzi, l’opposizione è il limite sbagliato della diversità”; ma questa è un’altra storia. Sanremo è Sanremo, Sanremo è canzoni, ma … quanti concetti profondi rendono meglio, raggiungono profondità inattese quando sono detti con leggerezza!
C’è la gara, c’è la classifica. La magia di una serata che sembra essere quella giusta si compie anche in questo: Mahmood e Blanco, quindi Elisa e poi Gianni Morandi. Questo è il podio e sembra tutto giusto e perfetto.

Perché Mahmood e Blanco continuano a mettere i Brividi con un brano che coinvolge ed un’interpretazione che emoziona. Perché Elisa mostra tutta la sua classe e la professionalità nello scrivere e cantare la sua canzone. Perché Gianni Morandi è l’usato sicuro, l’eterno ragazzo, il solo capace di infondere serenità, allegria malgrado tutto e… fiducia: “E quando il sole non c’è/ Lo cerco dentro di me/ Se tu mi guardi una volta/ Mi basta per ore/ E quando il sole va via/Se tu mi fai una magia/Sento tornare l’amore”.
A me rimane un sospetto ed un cruccio: Sanremo non ha capito il brano di Massimo Ranieri. Forse perché il dramma dell’emigrazione lo conosciamo solo noi (quei calabresi tanto amati da Checco Zalone!), ma sentire questa sua Lettera al di là del mare, a me provoca emozione profonda e la sua interpretazione – intensa, teatrale – conferma la classe di un artista che sta sul palco da una vita e ci sa stare ancora e bene; e come ci sa stare!
Ma questo è Sanremo, il Festival della canzone italiana: immortale, nazionalpopolare.