Giovane studioso, stimato docente, il prof. Domenico Siclari aveva appena 37 anni. Un commosso ricordo personale
di Maurizio Bonanno
L’ultimo contatto, lo scorso 17 gennaio. Alle 8.02, puntuale come ogni giorno, arriva il suo saluto su whatsapp accompagnato da una pagina del Vangelo. È il suo modo per augurare la buona giornata. Lo fa puntualmente ogni giorno. Gentile, cordiale: è così che sin dal primo giorno che ci siamo incontrati, qualche anno fa, si presenta Domenico Siclari: niente alterigia da prof universitario, tutt’altro…
Sono in torto con lui, perché non ho ancora mantenuto la promessa di essere a Reggio per incontrarci lì nella sede dell’Università, così come ci eravamo ripromessi dopo l’ultimo incontro qui da me a Vibo Valentia. A capodanno, lo scambio di auguri: non semplice, non formale, ma accompagnato da una promessa reciproca: “che sia questo un anno che consolidi un più stretto rapporto di collaborazione tra noi”. Nei giorni successivi uno scambio di opinioni a proposito dei nostri impegni comuni: l’attività alla Dante Alighieri, con la conferma della sua iscrizione al Comitato di Vibo Valentia dove sono vice presidente, perché qui da qualche anni ormai aveva voluto iscriversi, perché voleva realizzare insieme alcuni suoi progetti culturali; la sua idea di un master per rafforzare la proposta formativa dell’Università per Stranieri, da realizzare con la mia presenza attiva, dopo l’esperienza dell’anno precedente resa però incompleta a causa della pandemia; e poi, un progetto editoriale, un’idea di pubblicazione…
Io lo avevo anticipato, avevo già finito il mio lavoro e, come concordato amichevolmente, ero pronto a sottoporlo alla sua revisione, ma questa volta volevo chiedergli di più.
E così, qualche ora più tardi da quell’ultimo suo messaggio, lo stesso giorno gli invio il mio: “Ho appena terminato il mio lavoro di carattere filosofico-sociologico perché convinto dalla mia casa editrice che intende pubblicarlo. Se sei d’accordo, vorrei sottoporlo alla tua stimata attenzione non solo per un giudizio, ma con l’idea che sia proprio tu a firmarne la prefazione. Sarebbe bellissimo! Felice ed onorato della tua firma in questo mio libro, in attesa di ricevere quello al quale stai lavorando tu. Appena mi dai l’ok, ti spedisco lo scritto. Grazie”.
Ma non ricevo risposta. Non ricevo risposta e già all’indomani non ricevo più il suo atteso quotidiano saluto mattutino. Aspetto qualche giorno, ma ad un nuovo messaggio continuo a non ricevere risposta. Telefono, ma entra la segreteria telefonica. Telefono, telefono ancora. Non ho risposte, non ho notizie: mi chiedo perché. Ho provato a telefonare anche ieri: niente.

Ed oggi…
Oggi leggo questa nota: “Il presidente e il CdA della Fondazione Mediterranea apprendono sconcertati la notizia della scomparsa per Covid del prof. Domenico Siclari. Prorettore dell’Università per Stranieri Dante Alighieri, da aderente e membro del comitato scientifico della Fondazione Mediterranea, ne aveva curato l’ingresso nella compagine partecipativa della fondazione. Oltre alla sua preparazione e professionalità, mancherà il suo aplomb e la sua disponibilità”.
Rileggo, incredulo. Non posso crederci. Non voglio crederci.
Scopro che ha lottato per diverse settimane contro il Coronavirus, ma non ce l’ha fatta nonostante il ricovero d’urgenza a Catanzaro. Aveva appena 37 anni, lascia la moglie ed una figlia in tenerissima età; soprattutto lascia un vuoto incolmabile, culturale e umano.
È morto ieri sera. Così la nota ufficiale dell’Ateneo reggino: “A soli 37 anni, dopo avere combattuto la sua battaglia contro la malattia, si interrompe il cammino brillante di un Docente che ha rappresentato da protagonista la storia di quest’Ateneo”.
“Grande personalità – si legge ancora nella nota ufficiale diffusa dall’ateneo – stimato in ambito accademico per la sua professionalità ed amato da tutti per la sua profonda umanità. Illustre studioso, uomo di cultura di larghe visioni e profondo conoscitore della società. Deciso è il sentimento di gratitudine per il fondamentale contributo che il Pro-Rettore ha profuso nei ruoli istituzionali ricoperti.
Con profondo dolore si esprime a nome dell’intera Comunità universitaria, stravolta dall’inattesa notizia, la vicinanza ed il cordoglio alla famiglia ed ai suoi cari“.
Maledetto coronavirus! Covid assassino che distruggi vite, sogni, progetti.
Piango un uomo di cultura divenuto mio amico grazie alla cultura, grazie alla Dante Alighieri, grazie a quella sua idea di iscriversi al più antico sodalizio culturale italiano e farlo proprio qui, insieme a me, nel mio gruppo, sognando di realizzare insieme progetti culturali.
Adesso mi resta il peso di questi progetti irrealizzati. Mi resta l’impegno a fare in modo che la sua idea di fare cultura, anche attraverso la Dante Alighieri, insieme a me, non si perda. Ma come?
Pubblicherò questo mio ultimo lavoro, senza prefazione… in sua memoria, nel suo ricordo.
Addio.