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Sanremo quarto round, una ventata di aria fresca grazie a Morandi e Jovanotti

Vincono loro la serata cover. Ma adesso basta, di queste cover non se ne può più!

Qual è il segreto? Quale la formula?

Dove ha scovato l’elisir di lunga vita?

Sono quasi le due di notte e lui – 77 anni – è lì, sul palco: salta, canta, corre, scatena il pubblico, trasmette energia ed allegria. Si diverte.

Ha vinto Gianni Morandi la serata-cover del Festival di Sanremo… e chi altri?

Complice il suo amico e suggeritore Lorenzo Jovanotti, hanno spruzzato giovanile energia, allegra vitalità facendosi interpreti di quella voglia di ripartire buttando via i pensieri negativo e le preoccupazioni, buttando via i problemi per lasciarsi andare in libertà, scatenandosi in un ballo catartico.

Sì, è vero: è un mondo complicato, difficile, pieno di problemi. Pensosi e tristi, rattristati da questa pandemia, abbiamo il dovere di ragionare con opportuna austerità, con saggia compostezza sui mali del mondo; assumercene la responsabilità, portarne il peso mai dimentichi delle ingiustizie, dei soprusi.

Sì, è vero, ma… ogni tanto, una volta tanto, proviamo a lasciarci andare, accettiamo l’idea di un sorriso, di una spensieratezza. Un po’ di leggerezza si può concedere a ciascuno di noi: dal più paludato intellettuale in trincea, al più semplice cittadino chiamato quotidianamente a sbarcare il lunario. Fa bene sorridere, non ci si ammala!

L’eterno ragazzo Gianni Morandi, affiancato da un altro ragazzone come Jovanotti, hanno spruzzato allegria e spensieratezza per poco più di tre minuti. Sono arrivati nelle nostre stanze, cupe e chiuse, ed hanno spalancato le finestre, hanno fatto entrare un’arietta fresca e frizzantina che ci ha aperto i polmoni, ha ridato ossigeno ad un ambiente saturo di anidride carbonica; hanno acceso tutte le luci delle stanze e ci hanno piacevolmente accecato.

Ed hanno vinto. Ci hanno fatto vincere. Hanno ricaricato le nostre pile che andavano consumandosi. Ci hanno ricordato quanto è bella la gioventù. Loro – 77 anni uno, 55 l’altro – ci hanno “costretto” a saltare dalle poltrone, ad abbandonare la triste solitudine da distanziamento (lo hanno chiamato “distanziamento sociale”, ma è un ossimoro: come può essere sociale uno stare distanti?) e ricordarci che la condivisione è bella: una condivisione da cantare a squarcia gola… da ballare!

morandi jovanotti

Ed hanno vinto. Noi con loro abbiamo vinto.

Ha significato e valore la quarta serata di Sanremo, grazie a questa vittoria che ha salvato questo quarto round.

Lo ha salvato perché, per il resto, le considerazioni da fare sono altre. O, meglio, è una sola: basta!

Basta con questo appuntamento della serata cover. È stata una bella idea, quando è stata pensata. È stata piacevole ed interessante averla riproposta negli anni, ma… ieri sera ha mostrato tutti i suoi limiti.

Certe canzoni sono immortali e tutti noi – sotto la doccia o al karaoke (altra vittima di questa pandemia: quanto mancano quelle serata a cazzeggiare con un microfono, sentendoci divi e grandi cantanti grazie al karaoke ed all’applauso di compiacenti amici!) – le abbiamo cantate e le cantiamo ancora. Ma lo facciamo con riverenza e rispetto, scimmiottando l’interprete originale convinti che per un attimo siamo più bravi noi, di lui. Qui, invece, i tanti che si sentono artisti offrono riletture, reinterpretazioni che nella maggior parte dei casi producono effetti infausti. Perché fatti con presunzione e superficialità. Nulla da eccepire sulla volontà di dare una rilettura personale di una qualunque opera d’arte, canzonette comprese, ma… a patto che vi sia uno studio, una consapevolezza, un rispetto per il suo concepimento. Altrimenti, vengono fuori risultati come accaduto ieri sera a Sanremo.

Hanno vinto Morandi e Jovanotti, perché hanno reinterpretato se stessi… conoscendo, conoscendosi. Ancora una volta, ha confermato classe, voce e competenza musicale Elisa. Ha sorpreso, piacevolmente sorpreso, Achille Lauro (io, sin dalla prima sera, non sono riuscito a dire che non mi sia piaciuto, anzi…), ma poi… basta. Basta!

E basta con ‘ste cover, che cover non sono, ieri sera non erano!

Rimane, poi, il caso a sé di Achille Lauro. Da tre anni, ormai si presenta a Sanremo con il gusto di stupire, di scandalizzare e così far parlare di sé. Lo ha fatto anche ieri sera: ha scandalizzato scegliendo di non stupire, presentando un’interpretazione rispettosa e ben fatta, grazie alla presenza di una splendida Loredana Bertè (ma dove la trova tutta quella voce? E che grinta, che carica!); ha stupito facendo la cosa più giusta che finora nessuno aveva avuto il coraggio di fare: quel vistoso, esagerato ma giusto mazzo di rose rosse e quella lettera – bella, vera, toccante – rivolta ad una donna fantastica, giusto riconoscimento e giuste scuse rivolte alle sorelle Berté. È stato questo il momento più alto ed emozionate della quarta serata.

Adesso, ritorni la gara. La sfida e la classifica finale. Il podio ormai è decretato: è una giusta sfida a tre.

Chi vince? Io la mia l’ho già detta, ma poco importa: già ha vinto, anche questa volta, Sanremo.

Perché Sanremo è Sanremo, la più sentita, la più partecipata festa nazionalpopolare.

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