La sentenza è stata annunciata direttamente dall’azienda di Kyoto
Una sentenza emessa dal tribunale di Vibo Valentia fa scuola e risolve una delicata questione che interessa il mondo del commercio a livello nazionale: la pirateria.
La pirateria è un problema contro cui Nintendo non ha mai nascosto di aver intrapreso una dura battaglia: il problema è diventato particolarmente evidente soprattutto sulle console DS e 3DS, dove grazie a dispositivi di elusione era possibile fare avviare copie non autorizzate di giochi. Questi dispositivi sono stati progettati per violare le misure di sicurezza implementate dal colosso giapponese dei videogiochi per proteggersi dai videogiochi pirata. Anche se entrambe le console sono ormai fuori produzione da diverso tempo, essendo state sostituite dalla più moderna Nintendo Switch, la casa di Kyoto non ha mai voluto abbandonare le proprie battaglie legali per la cessazione della vendita di tali dispositivi.
Una di queste lotte è avvenuta direttamente sul mercato italiano, più precisamente a Vibo Valentia.
Attraverso un comunicato stampa, la stessa Nintendo ha voluto annunciare di aver ottenuto questo risultato importante nella lotta contro la pirateria. Nintendo Italia ha infatti svelato che il tribunale di Vibo Valentia ha condannato una persona scoperta mentre vendeva dispositivi di elusione per 3DS e DS tramite il portale www.lupinvvshop.com, ormai chiuso dalle autorità competenti.
Nello specifico, la sentenza, ancora impugnabile, ha condannato l’imputato a 6 mesi di reclusione, e al pagamento di 10.000 euro di risarcimento danni. Un importo soggetto a sensibile aumento in sede di querela civile; oltre alla sanzione pecuniaria, diversi divieti all’esercizio di attività commerciali. La sentenza è considerata in linea con decisioni simili sia in ambito penale che civile, dal primo grado fino alla Corte di Cassazione.
In particolare, nella decisione, il giudice ha affermato che l’uso principale delle card R4 e Gateway era quello di aggirare le misure di protezione messe in atto a tutela della pirateria. Anche laddove possono esistere usi secondari delle carte, il giudice ha riconosciuto che “chi compra una console per videogiochi, proprio per la caratterizzazione che le è propria, lo fa, in via esclusiva o assolutamente prevalente, per svolgere tale forma di intrattenimento e non per tutte le altre attività astrattamente possibili”.